L'estremista uccise 77 persone tra Utoya e Oslo nel 2011. Riteneva di aver ricevuto un trattamento disumano

L’estremista norvegese Anders Behring Breivik ha perso la causa intentata contro lo Stato norvegese per le sue condizioni di detenzione, che lui riteneva costituissero una violazione dei diritti umani. Breivik, che ha cambiato nome in Fjotolf Hansen, è stato tenuto in isolamento da quando ha iniziato a scontare la sua pena nel 2012. Ha sostenuto che si tratta di una punizione inumana ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il tribunale di Oslo ha respinto la sua richiesta di risarcimento.

L’esponente di estrema destra il 22 luglio 2011 uccise 77 persone e ne ferì centinaia tra Utoya e Oslo.

“Breivik gode di buone condizioni fisiche carcerarie e, relativamente parlando, di grande libertà nella vita di tutti i giorni”, si legge nella sentenza, “può in gran parte organizzare le sue giornate come desidera, nell’ambito previsto dal carcere. Studia e lavora ai suoi progetti politici”. “C’è stato un chiaro miglioramento delle condizioni di condanna” e non c’è “alcuna prova di danni permanenti dovuti alla pena”, ha aggiunto la giudice Birgitte Kolrud.

Nel 2012 è stato condannato per omicidio di massa e terrorismo. Ha avuto la sentenza più severa nella storia del Paese: 21 anni di detenzione, con la possibilità di essere trattenuto a tempo indeterminato se sarà considerato ancora pericoloso. È stato trasferito due anni fa nel carcere di Ringerike, dove è detenuto in un complesso a due piani con cucina, sala da pranzo e sala tv con una Xbox. Ha anche una sala fitness con pesi, tapis roulant e un vogatore. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata