Arriva dopo che Russia e Cina venerdì hanno posto il veto al documento proposto dagli Usa
IN AGGIORNAMENTO – Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza durante il mese sacro musulmano del Ramadan. Si tratta della prima volta che il Consiglio Onu chiede di fermare i combattimenti. Gli Stati Uniti si sono astenuti. Il testo chiede anche il rilascio di tutti gli ostaggi fatti prigionieri durante l’attacco a sorpresa di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele, ma non collega la richiesta al cessate il fuoco durante il Ramadan, che terminerà il 9 aprile.
Il voto arriva dopo che Russia e Cina venerdì avevano posto il veto a una risoluzione sponsorizzata dagli Stati Uniti che avrebbe sostenuto “un cessate il fuoco immediato e duraturo” nel conflitto tra Israele e Hamas. La risoluzione, presentata dai 10 membri eletti del consiglio, era sostenuta da Russia e Cina e dal Gruppo arabo di 22 nazioni delle Nazioni Unite. Una dichiarazione rilasciata venerdì sera dal Gruppo arabo ha fatto appello a tutti i 15 membri del consiglio “ad agire con unità e urgenza” e votare per la risoluzione “per fermare lo spargimento di sangue, preservare vite umane ed evitare ulteriori sofferenze e distruzioni umane”.
Guterres: “Applicare risoluzione, fallimento sarebbe imperdonabile”
“Il Consiglio di sicurezza ha appena approvato una risoluzione a lungo attesa su Gaza, che richiede un cessate il fuoco immediato e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi. Questa risoluzione deve essere applicata. Un fallimento sarebbe imperdonabile“. Così il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, dopo l’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu di una risoluzione che per la prima volta chiede un cessate il fuoco a Gaza, durante il mese sacro musulmano di Ramadan.
Hamas: “Bene voto Onu”
Hamas in una nota ha valutato in maniera positiva la risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in merito a un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza. Hamas inoltre si è detta pronta a “impegnarsi in un immediato processo di scambio che porti al rilascio dei prigionieri di entrambe le parti”. Lo riportano i media arabi.
Israele: “No a stop fuoco fino a ritorno ostaggi”
“Lo Stato di Israele non cesserà il fuoco. Distruggeremo Hamas e continueremo a combattere finché l’ultimo dei rapiti non tornerà a casa“. Così in un post sul social X il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz, facendo riferimento alla risoluzione sul cessate il fuoco votata oggi all’Onu.
Netanyahu annulla visita delegazione Israele a Washington
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annullato la prevista visita a Washington di una delegazione dello Stato Ebraico dopo che gli Usa si sono astenuti in merito alla risoluzione Onu che chiede un cessate il fuoco a Gaza durante il mese sacro musulmano di Ramadan. Secondo quanto riportato da Haaretz per l’ufficio del presidente la decisione degli Usa di non porre il veto, dando così il via libera all’approvazione della risoluzione, “danneggia lo sforzo bellico” di Israele e rappresenta un cambio di posizione da parte degli Usa.
Il premier Netanyahu avrebbe accusato gli Stati Uniti di essersi “ritirati” da quella che, a suo dire, era una “posizione di principio”, permettendo che il voto sul cessate il fuoco passasse senza condizionarlo al rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Dopo che gli Stati Uniti si sono astenuti, decidendo di non usare il loro potere di veto, la risoluzione è passata con 14 voti favorevoli. La delegazione israeliana doveva presentare ai funzionari della Casa Bianca i piani per una prevista invasione di terra della città strategica di Rafah dove oltre un milione di civili palestinesi ha cercato riparo dalla guerra.
Casa Bianca: “Molto delusi da decisione Netanyahu”
Gli Stati Uniti sono “molto delusi” dalla decisione di Benjamin Netanyahu di annullare la prevista visita a Washington di una delegazione israeliana per discutere della situazione a Rafah in seguito alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiede il cessate il fuoco a Gaza durante il Ramadan. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americano, John Kirby. “Siamo molto delusi” e la loro presenza a Washington “ci avrebbe consentito di avere una conversazione piena sulle possibili alternative” all’operazione di terra a Rafah, ha detto il funzionario in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti.
Casa Bianca: “Volevamo discutere con Netanyahu alternative a Rafah”
Gli Stati Uniti erano “ansiosi” di discutere con la delegazione israeliana “alternative” all’offensiva di terra a Rafah, “perché non crediamo che sia la cosa giusta da fare“. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americano, John Kirby, rispondendo a una domanda sulla cancellazione da parte israeliana della missione a Washington in seguito alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiede il cessate il fuoco a Gaza durante il Ramadan. Tuttavia il funzionario, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti, ha fatto notare la presenza in queste ore a Washington del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, che avrà incontri con il segretario di Stato Antony Blinken, col capo del Pentagono Lloyd Austin e col consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan.
Casa Bianca a Netanyahu: “Non abbiamo cambiato politica”
Gli Stati Uniti ribadiscono di “non avere cambiato politica” su Israele, dopo l’astensione sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul cessate il fuoco a Gaza. “L’Ufficio del primo ministro (Netanyahu) sembra indicare attraverso dichiarazioni pubbliche che abbiamo cambiato. Non lo abbiamo fatto”, ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby. Il funzionario ha anche ribadito la “perplessità” degli Stati Uniti di fronte alla decisione del premier israeliano di non inviare più una delegazione a Washington per discutere dell’offensiva di terra a Rafah. Kirby ha poi rilevato che la risoluzione approvata oggi “non è vincolante” e “non ha impatto” sulle operazioni militari di Israele contro Hamas.
Casa Bianca: “Offensiva a Rafah non sembra imminente”
Non ci sono indicazioni che l’offensiva israeliana contro Rafah “stia per avvenire nei prossimi giorni“. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby. Stabilire l’inizio dell’operazione, ha aggiunto, “spetta agli israeliani”.
Casa Bianca: “Astensione non è cambio di politica”
L’astensione sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha chiesto il cessate il fuoco a Gaza durante il mese del Ramadan “non è un cambio di politica” da parte degli Stati Uniti. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americano, John Kirby, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti. “Siamo stati chiari e coerenti nel nostro sostegno a un cessate il fuoco nell’ambito di un accordo per gli ostaggi”, ha detto il funzionario, aggiungendo che “la risoluzione riconosce i colloqui in corso“. Gli Usa avrebbero voluto sostenere la risoluzione, ha spiegato Kirby, “ma il testo finale non ha il linguaggio che riteniamo essenziale, come una condanna di Hamas“.
Michel: “Bene voto Onu, ora si rispetti”
“Mi congratulo con il voto di oggi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che chiede chiaramente un cessate il fuoco immediato a Gaza. La scorsa settimana il Consiglio europeo ha chiesto all’unanimità una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile, al rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e alla fornitura di assistenza umanitaria. Ora è urgente che ciò venga mantenuto“. Lo scrive su X il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Tajani: “Risoluzione Onu fa ben sperare”
“La risoluzione per il cessate il fuoco che si è votata oggi all’Onu fa ben sperare. È un primo passo positivo in avanti“. Lo ha affermato a Rai Radio 1 il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Mi auguro che le trattative per la liberazione degli ostaggi procedano rapidamente e si possa guardare con ottimismo a una situazione meno complicata che possa portare verso la pace e una soluzione a due Stati con il reciproco riconoscimento“, ha aggiunto ancora.
A Rafah 30 palestinesi uccisi in 24 ore
Intanto non si placa l’offensiva dello Stato ebraico su Gaza. Almeno 30 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime 24 ore a Rafah, nel sud della Striscia. Lo riferiscono fonti sanitarie palestinese. L’ospedale Abu Youssef al-Najjar, dove sono stati portati i corpi delle vittime, ha riferito che fra i morti ci sono 10 bambini e 11 donne. Tel Aviv ha promesso di espandere la sua offensiva di terra a Rafah, che ora ospita circa 1,4 milioni di persone, più della metà della popolazione di Gaza, la maggior parte fuggita qui per scappare da combattimenti in altre zone dell’enclave.
Hamas accusa Usa: “Stallo negoziati a causa loro”
Hamas ha accusato gli Stati Uniti di essere responsabili dello stallo nei colloqui per un cessate il fuoco a Gaza che il gruppo militante sta tenendo con il governo israeliano. In una dichiarazione il gruppo palestinese ha affermato che gli Stati Uniti non dovrebbero essere un mediatore a causa del loro sostegno a Israele. “L’amministrazione americana è la ragione principale dello stallo di qualsiasi accordo”, ha dichiarato l’alto funzionario di Hamas Husam Badran, aggiungendo che Washington è “partner militare” di Israele e che questo la rende inadatta a svolgere il ruolo di mediatore. Le critiche arrivano pochi giorni dopo la conclusione di un nuovo ciclo di colloqui per il cessate il fuoco a Doha, in Qatar, che ha visto la partecipazione del capo della Cia, William Burns. Gli Stati Uniti hanno fornito a Israele un importante sostegno diplomatico e militare durante tutta la guerra e hanno collaborato con Qatar ed Egitto nei tentativi di mediazione per trovare un accordo che preveda una pausa nei combattimenti e il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas. Hamas ha chiesto garanzie su fine alla guerra, rilascio dei prigionieri palestinesi e un piano per la ricostruzione di Gaza, devastata dal conflitto.
Durante un precedente cessate il fuoco di una settimana, a novembre, circa 100 ostaggi, per lo più israeliani, sono stati rilasciati in cambio di 180 prigionieri palestinesi. Badran ha anche affermato che il premier israeliano Benjamin Netanyahu non è interessato a un accordo e sta ingannando le famiglie degli ostaggi. I media israeliani hanno riferito che Israele ha accettato una formula che prevede il rilascio di centinaia di prigionieri in cambio degli ostaggi e che è in attesa di una risposta da parte di Hamas. “Il problema non è legato ai prigionieri e al loro numero”, ha detto Badran. “Il problema è che l’occupazione si rifiuta di dare garanzie ai mediatori sulle questioni fondamentali della vita della gente di Gaza”, ha aggiunto. Netanyahu ha ripetutamente accusato Hamas di fare richieste irrealistiche.
Hamas lancia otto razzi su Ashdod, prima volta in due mesi
Hamas ha rivendicato il lancio di otto razzi verso la città israeliana di Ashdod. L’Idf ha spiegato che due sono stati intercettati mentre altri sei sono caduti in aree aperte. Non ci sono notizie di persone ferite o di danni. Era dallo scorso 14 gennaio che non si verificava un lancio di razzi verso la città costiera meridionale, a circa 25 chilometri dalla Striscia di Gaza.
Israele avverte Sanchez: “Riconoscere Palestina premia terrorismo”
“I commenti del primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, sul riconoscimento di uno Stato palestinese, così come la dichiarazione congiunta di Spagna, Malta, Slovenia e Irlanda sulla loro disponibilità a riconoscere uno Stato palestinese, costituiscono una ricompensa per il terrorismo”. E’ quanto ha affermato in una nota il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Lior Haiat. Secondo lo Stato ebraico “il riconoscimento di uno Stato palestinese dopo il massacro del 7 ottobre invia un messaggio ad Hamas e alle altre organizzazioni terroristiche palestinesi” ovvero che “gli attacchi terroristici omicidi contro gli israeliani saranno ricambiati con gesti politici verso i palestinesi”.
“L’unico modo per combattere il terrorismo palestinese è condannare inequivocabilmente Hamas per i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e i crimini sessuali che ha commesso durante l’attacco del 7 ottobre e che continua a commettere, e lanciare un appello esplicito per il rilascio di tutti gli ostaggi”, ha aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, sottolineando che “una risoluzione del conflitto sarà possibile solo attraverso negoziati diretti tra le parti”. “Qualsiasi impegno nel riconoscimento di uno Stato palestinese non fa altro che allontanare il raggiungimento di una soluzione e aumentare l’instabilità regionale”, ha affermato Haiat.
Trump: “Solo un pazzo o un idiota non avrebbe risposto come Israele”
“Solo un pazzo o un idiota non avrebbe risposto come ha fatto Israele al 7 ottobre”. È quanto ha detto l’ex presidente Usa Donald Trump in una dichiarazione al tabloid israeliano Israel Hayom, di cui è stata diffusa come anticipazione solo questa frase. Lo riportano i media israeliani, aggiungendo che la versione integrale dell’intervista verrà diffusa in giornata.
21 morti in raid Israele su condominio a Deir al-Balah
È di almeno 21 palestinesi morti il bilancio di un raid aereo israeliano che ha colpito un condominio a Deir al-Balah, nella zona centrale della Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti sanitarie palestinesi, precisando che l’attacco è avvenuto domenica sera e le vittime appartenevano a due famiglie allargate. Secondo quanto emerge dai registri ospedalieri, sono morti 10 membri della famiglia Salman e 11 membri della famiglia Buhesi. Un reporter di Associated Press ha visto i corpi all’ospedale di Deir al-Balah.
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