La Corte costituzionale dopo le contestazioni degli attivisti: "Ci rifiutiamo di annullare la legge"
La Corte costituzionale dell’Uganda ha confermato una legge che prevede la pena di morte per “omosessualità aggravata”. Il presidente Yoweri Museveni aveva firmato la norma nel maggio dello scorso anno, sostenuta da molti nel Paese dell’Africa orientale ma ampiamente condannata dagli attivisti per i diritti in patria e all’estero.
Diverse persone avevano contestato la legge in tribunale ma i giudici hanno rifiutato di annullarla nella loro sentenza. Il testo definisce “omosessualità aggravata” i casi di rapporti che coinvolgono un minore e altre categorie di persone vulnerabili, o quando l’autore è infetto da Hiv.
Un sospetto condannato per “tentata omosessualità aggravata” può essere incarcerato fino a 14 anni, mentre il reato di “tentata omosessualità” è punibile fino a 10 anni.
“Ci rifiutiamo di annullare la legge contro l’omosessualità del 2023 nella sua interezza e non concediamo un’ingiunzione permanente contro la sua applicazione”, ha dichiarato il vice presidente della Corte Richard Buteera. La Corte ha tuttavia stabilito che i membri della comunità gay non devono essere discriminati nella ricerca di farmaci spiegando che gli omossessuali dovrebbero essere “accettati” sotto il profilo “medico e culturale”. I firmatari della petizione, guidati dall’avvocato Nicholas Opiyo, avevano presentato 14 motivi per il rigetto della legge.
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