L'ex ministro venezuelano ed ex direttore esecutivo della Banca mondiale a LaPresse: "Situazione elettorale molto vulnerabile"
L’Unione europea, così come gli Stati Uniti, si trova ad affrontare elezioni cruciali che avranno “conseguenze storiche”. Secondo lo scrittore venezuelano Moisés Naím, ex ministro ed ex direttore esecutivo della Banca mondiale, sebbene il progetto politico europeo sia “sotto pressione”, con l’ascesa dell’anti-politica che cattura gli elettori “frustrati e delusi” dall’operato dei governi, ha ancora “anticorpi sufficienti” che lo proteggono.
Verso le elezioni europee
In un’intervista a LaPresse, l’ex direttore di ‘Foreign Policy’ ha sottolineato che il progetto politico europeo “è sempre stato fragile”, ma ora “siamo in una situazione elettorale molto vulnerabile”, con “la sinistra e la socialdemocrazia deboli e con un’ascesa della destra”. “Questo boom”, ha affermato l’ex ministro, “ha motivazioni diverse in ciascun Paese, ma ha un comune denominatore, che è la frustrazione della popolazione con i leader attuali” e “l’insoddisfazione per l’operato dei governi”. Secondo Naím, in Europa la grande lotta non è però tra destra e sinistra, che non funzionano come categorie, ma piuttosto tra “chi ha una propensione democratica e chi ha una propensione all’autocrazia”.
La lista degli autocrati
Nel suo ultimo libro, ‘Il tempo dei tiranni’, lo scrittore traccia la figura degli ‘autocrati 3P’, leader politici che ottengono il potere con elezioni democratiche per poi prefiggersi di smantellare dall’interno i sistemi di controllo imposti all’esecutivo per mezzo delle ‘3P’, ovvero l’uso del populismo, della polarizzazione e della post-verità, attaccando in particolare stampa e giudici. Tra gli autocrati 3P Naím inserisce l’ex presidente Usa Donald Trump e l’ex presidente venezuelano Hugo Chavez, a prescindere dall’ideologia che manifestano e che viene usata come strumento di polarizzazione per raccogliere consensi. E vede come antesignano di questo modello Silvio Berlusconi. Quanto agli attuali leader europei, secondo l’ex ministro può essere compreso in questa categoria il premier ungherese Viktor Orban, considerate le misure che ha adottato contro l’indipendenza della stampa e dei giudici, ma non Giorgia Meloni, che, ha detto Naím, “per il momento non ha dato ragioni per essere inserita in questa lista”.
Tra Ue e Usa
Rispetto al rischio se il modello di autocrazia 3P possa diffondersi nell’Ue e arrivare in Paesi come la Francia e la Germania, pilastri dell’Europa in termini di peso economico e geopolitico, l’ex direttore di ‘Foreign Policy’ ha affermato che è il grande interrogativo di questo tempo. “Al momento tutto sembra indicare che la democrazia sia sotto attacco, ma fino ad ora non ci sono state grandi fratture”, ha sottolineato. Negli Usa, invece, secondo Naím, potrebbe essere possibile, anche se non certa, una vittoria di Donald Trump, ampio fruitore delle ‘3P’. E questo proprio perché gli strumenti del populismo, della polarizzazione e della post-verità “funzionano”. Trump usa lo schema del “dividere e vincere, sfruttando il populismo, la denuncia di una casta che maltratta e discrimina il popolo nobile” e la “polarizzazione, che è vincolata con l’identità, di genere, ideologica o socioeconomica, e che è più forte” del sentimento di appartenenza alla nazione. Secondo Naím, il Partito repubblicano ha responsabilità per l’ascesa di Trump, poichè “sta dando prova di mancanza di convinzione e sta accettando di tutto”.
Le presidenziali in Venezuela
Tra le elezioni europee e quelle Usa, si terranno a luglio le presidenziali in Venezuela, Paese in cui Naím ha rivestito l’incarico di ministro del Commercio e dell’Industria nel governo di Carlos Andrés Pérez. Lì il voto sarà “molto conflittuale e manipolato” e “non porrà fine” al regime di Nicolas Maduro. “Non esiste lo scenario in cui Maduro perde, consegna il potere e se ne va”, ha rimarcato l’intellettuale venezuelano. “Un cambio del modello politico in Venezuela non accade, perché c’è un’elezione controllata dal governo”, quello che potrebbe succedere è che si comincino a fare accordi e che l’opposizione, unificata sotto la guida di María Corina Machado, possa “ottenere un po’ più di potere rispetto a ora. Ma, ha rimarcato, “siamo molto lontani da un cambio di potere per via democratica”.
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