Altri 66 sarebbero morti, sottolinea il quotidiano Usa citando alcuni funzionari
Prosegue il conflitto tra Israele e Hamas nella regione mediorientale, con i venti di guerra che si estendono anche al Libano. Gli Usa sarebbero pronti ad appoggiare un eventuale attacco di Israele in caso di mancato stop di Hezbollah ai raid sul nord dello Stato ebraico. Intanto, secondo il Wall Street Journal, sarebbero ancora vivi solo 50 ostaggi su 116, mentre i restanti avrebbero perso la vita. Hamas intanto attacca di nuovo Tel Aviv in merito alle responsabilità sul mancato accordo per la loro liberazione, chiamando in causa “l’intransigenza israeliana”. IN AGGIORNAMENTO
Usa pronti ad appoggiare Israele se Hezbollah non ferma raid
Se Hezbollah non ferma i suoi attacchi contro il nord Israele gli Stati Uniti potrebbero appoggiare un’operazione limitata dello Stato ebraico in Libano. Questo l’avvertimento che sarebbe stato lanciato dall’inviato speciale americano Amos Hochstein parlando con i funzionari libanesi. Lo riporta Kan. Hochstein avrebbe detto che è necessaria una soluzione politica per allontanare Hezbollah dal confine tra Israele e il Libano, altrimenti Tel Aviv potrebbe lanciare un attacco limitato con l’appoggio di Washington.
Hamas: “Intransigenza Israele causa mancato accordo su ostaggi”
Ghazi Hamad, membro del politburo di Hamas, ha accusato Israele di non essere riuscito a raggiungere un accordo di cessate il fuoco per gli ostaggi, affermando che “la posizione intransigente di Israele è ciò che rende impossibile raggiungere un accordo, poiché rifiuta la formula di un cessate il fuoco permanente, di un ritiro globale, e del ritorno della popolazione”, alle proprie case. Hamad, parlando al Al Jazeera, ha agigunto che l’amministrazione Biden “non è un intermediario onesto” e ha definito gli Stati Uniti “un partner nell’aggressione e nel genocidio”.
Wsj: “Solo 50 ostaggi su 116 sono ancora vivi”
Solo 50 dei 116 ostaggi che si ritiene siano tenuti prigionieri da Hamas sarebbero ancora vivi, mentre 66 sarebbero morti. Lo scrive il Wall Street Journal, citando funzionari americani che, dunque, tracciano un bilancio ben più grave rispetto ai numeri sinora diffusi pubblicamente da Israele. Questa stima viene effettuata combinando i dati dei servizi di intelligence americani e israeliani.
Le forze israeliane di difesa (Idf) hanno sinora confermato la morte di 41 degli ostaggi in prigionia. Parlando con il Wsj il capo del team medico del forum dei familiari degli ostaggi e degli scomparsi Hagai Levine, ha detto che ci sono motivi per essere “estremamente preoccupati”, visto che “sembra che ogni settimana sempre più ostaggi muoiano o si ammalino gravemente”. Il Wsj aggiunge che sia l’Idf che l’ufficio di Benjamin Netanyahu si sono rifiutati di commentare questa stima.
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