Le clarisse di Belorado hanno comunicato la decisione di lasciare la Chiesa cattolica: "Sta insegnando dottrine contrarie alla fede"

In Spagna sono note come le ‘Suore dei cioccolatini’ per la loro maestria nel produrre dolci a base di cioccolato, ma ora il gruppo delle clarisse di Belorado, un piccolo paesino nella provincia di Burgos, sta facendo notizia per la decisione di ribellarsi alla Chiesa di Roma.

 
 
 
 
 
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Il Manifesto cattolico e la ribellione

Tutto è iniziato a metà maggio quando la badessa della comunità, che conta 15 suore, Isabel de la Trinidad, ha reso pubblico un Manifesto cattolico di 70 pagine in cui comunicava la decisione delle suore di lasciare la Chiesa cattolica ponendosi sotto la tutela e la giurisdizione di Pablo de Rojas Sanchez-Franco, scomunicato nel luglio 2019 e fondatore della ‘Pia Unione di San Paolo Apostolo’. Da quel momento si è aperta la crisi con la Chiesa. L’arcivescovo di Burgos, Mario Iceta, nominato commissario pontificio e incaricato dalla Santa Sede di gestire il caso, ha chiesto la consegna delle chiavi del monastero in cui si trovano le suore, e ha dato tempo fino a oggi alle clarisse per presentarsi al Tribunale ecclesiastico per esporre la loro posizione. Le suore però si sono rifiutate e hanno deciso di non comparire in Tribunale in quanto, hanno spiegato, non riconoscono l’autorità della Chiesa di Roma.

Le suore: “Chiesa di Roma sta insegnando dottrine contrarie alla fede”

“Si sono separate dalla Chiesa del Concilio Vaticano II perché vogliono essere cattoliche, e sono arrivate alla conclusione che dopo la morte di Pio XII tutti gli altri sono stati ‘falsi papi’ che hanno insegnato dottrine contrarie alla fede cattolica“, ha detto a LaPresse José Ceacero, portavoce delle suore, soprannominato dai media spagnoli ‘il prete barista’ per il suo passato da bartender. La Chiesa di Roma “sta insegnando cose che non sono cattoliche”, ha affermato Ceacero. “Le suore sono felici e serene, stanno trascorrendo giorni normali, la loro vita ruota intorno alla preghiera e al lavoro”, ha assicurato, “sono pienamente consapevoli” della reazione che avrebbe avuto la Chiesa e di quello a cui avrebbero dovuto far fronte. Ora, dopo che le clarisse non si sono presentate al Tribunale ecclesiastico, si attende la risposta della Chiesa cattolica. Secondo Ceacero le suore non riusciranno a essere sgomberate dal monastero. Le clarisse hanno deciso di comunicare con il pubblico aprendo un canale Instagram, in cui hanno raccontato la loro storia e hanno cercato di fugare i dubbi emersi sui reali motivi di questo scisma.

I sospetti su una controversia immobiliare

Secondo quanto trapelato sui media spagnoli, più che una decisione dovuta alla fede, la separazione dalla Chiesa di Roma potrebbe essere motivata da una controversia su un’operazione immobiliare, ovvero l’acquisto del monastero di Orduña, che si trova nei Paesi Baschi. Le clarisse infatti gestiscono sia il monastero di Belorado che quello di Orduña. Non solo, dubbi sono stati sollevati anche sul ruolo avuto dalla badessa della comunità, suor Isabel de la Trinidad, nel convincere le altre suore, versione che la clarissa ha smentito pubblicando su Instagram alcuni video in cui si vedono le clarisse sorridenti, in armonia e in compagnia dei loro parenti.

I sospetti sulla badessa sono emersi perché la ribellione delle clarisse è iniziata poco prima che finisse il suo mandato alla guida della comunità, il 29 maggio. La vicenda si è sviluppata sullo sfondo di una controversia in merito all’acquisto del monastero di Orduña. Secondo quanto ha riferito la tv pubblica spagnola Tve, a inizio marzo la badessa aveva annunciato di aver trovato un benefattore per l’acquisto del monastero non rivelandone l’identità e sollevando dubbi che potesse trattarsi di qualcuno scomunicato e per questo l’operazione è stata bloccata. Sull’account Instagram le clarisse hanno affermato che l’addio alla Chiesa di Roma “non ha nulla a che vedere” sulle questioni che sono state evidenziate dai media, ma che si tratta di un “passo che è il frutto di anni di studio, preghiera e vita fraterna”. Le suore hanno criticato il comportamento di Iceta, affermando che ha sottratto loro l’accesso ai conti correnti lasciandole “senza accesso ai fondi ottenuti con il lavoro e donati dai benefattori”. Il 6 giugno, diversi rappresentanti della Chiesa “si sono presentati al monastero di Belorado per esigere la consegna delle chiavi e della documentazione del monastero, compreso persino il libro paga, e per convocarci a testimoniare davanti al Tribunale Ecclesiastico dell’Arcivescovado di Burgos, per difenderci dal reato di scisma, con la minaccia di scomunica se non ci fossimo presentate”, hanno riferito le clarisse affermando di aver chiamato la Guardia Civil per tenere fuori dal monastero i rappresentanti inviati da Iceta. 

La ‘Pia Unione di San Paolo Apostolo’

La ‘Pia Unione di San Paolo Apostolo’ a cui hanno aderito le clarisse si presenta sul suo sito come una unione, fondata a Bilbao il 22 febbraio del 2005 da Pablo de Rojas, che ha il fine di “rendere a Dio la gloria che gli è dovuta” in questo periodo “di disorientamento” e che riconosce come “ultimo Papa Pio XII”, respingendo il Concilio Vaticano II. Secondo l’esperto di sette Luis Santamaría, citato dalla tv pubblica Tve, Pablo de Rojas Sánchez Franco, nato nel 1980, si presenta come “Duca Imperiale, Elettore del Sacro Romano Impero e cinque volte Grande di Spagna”, ha avuto una vita da seminarista itinerante in vari gruppi tradizionalisti e “sostiene di essere stato ordinato sacerdote e vescovo tra il 2005 e il 2006 dall’ex gesuita Derek Schell”, essendo poi scomunicato nel 2019. 

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