La relatrice speciale delle Nazioni Unite: "Israele primo ostacolo a soluzione a due stati"

Il riconoscimento dello stato di Palestina, compiuto nei giorni scorsi da Spagna, Irlanda, Norvegia e Slovenia, “è un passo molto importante”, che anche l’Italia e altri Paesi dell’Ue dovrebbero compiere. È quanto ha affermato in un’intervista a LaPresse la relatrice speciale delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani nel territorio palestinese occupato dal 1967, Francesca Albanese. Secondo la relatrice si tratta di un “atto dovuto da parte di chi per trent’anni ha sostenuto una soluzione a due stati” in Medioriente e potrebbe servire anche per “contenere la hybris dell’attuale governo israeliano che, non diversamente dagli altri governi precedenti ma comunque più degli altri, si dice contrario a una soluzione a due stati”. “Israele”, ha affermato “è il primo ostacolo alla soluzione a due stati, sono vent’anni che fa di tutto per ostacolare qualsiasi esistenza dello stato palestinese“. Albanese ha precisato che il “riconoscimento non è un atto costitutivo dello stato”, ma che “lo stato di Palestina esiste, secondo i criteri della Convenzione di Montevideo”, tuttavia, “il riconoscimento politico è fondamentale per vivere in un tessuto connettivo a livello multilaterale”. Secondo la relatrice il riconoscimento dovrebbe essere accompagnato da “misure di contenimento e coercitive” per fermare l’attività di Israele nel territorio palestinese occupato, che “sfocia nell’illegalità”.

Albanese: “Israele ha già commesso  un genocidio”

Albanese ha sostenuto che Israele “ha già commesso un genocidio” e che paesi come gli Usa, che hanno inviato armi, potrebbero incorrere in responsabilità legate alla “complicità”. “La giurisprudenza internazionale dice che nel momento in cui gli stati sono a conoscenza che c’è plausibilità di genocidio devono intervenire con tutte le misure che sono a loro disposizione per impedirlo” e questo implica “innanzitutto l’interruzione del trasferimento di armi”, dunque se viene provato che degli stati, come potrebbe essere anche l’Italia, “hanno continuato a trasferire armi anche dopo il 26 gennaio”, quando la Corte internazionale di giustizia ha disposto misure cautelari nella causa intentata dal Sudafrica contro Israele per genocidio, “ci sarebbero assolutamente delle responsabilità dei governi”, ha spiegato la relatrice. Rispetto all’obiettivo che ha posto il governo israeliano di distruggere Hamas, Albanese ha affermato che Israele “può anche annichilire Hamas”, ma che “si formerà comunque un altro tipo di resistenza”. “La violenza dell’oppressione genera resistenza. È la storia del colonialismo, che noi dovremmo rivedere come occidentali, perché non la capiamo”, ha detto.

Albanese: “I palestinesi devono poter votare”

Riflettendo sul futuro della Palestina, Albanese ha sostenuto che “l’Autorità nazionale palestinese potrebbe governare su tutti i territori occupati, previe però elezioni”. “I palestinesi devono poter votare“, “e qualora votassero per Hamas avrebbero il diritto di essere rispettati”, chiaramente poi Hamas “non dovrebbe mettere in pericolo lo stato d’Israele, così come Israele e i coloni non devono mettere in pericolo l’esistenza dei palestinesi”, ha affermato. Secondo la relatrice deve “essere data l’opportunità ai palestinesi di organizzarsi in modo libero e democratico“. “Hanno tutta la capacità per farlo, così come lo hanno fatto nel 2006, quando ci sono state le elezioni poi osteggiate dagli occidentali”, ha detto, criticando invece la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in cui si afferma che l’Anp “deve governare” sul territorio occupato. “Il Consiglio di sicurezza non ha questa autorità, di determinare chi un popolo possa eleggere”, ha rimarcato. “Abbiamo una serie di pregiudizi nei confronti dei palestinesi e pensiamo che non siano pronti a celebrare elezioni”, ma “non è così”, i palestinesi “vogliono vivere in pace più di qualsiasi altro popolo che io personalmente conosca“, “vogliono vivere liberi, e non vogliono essere governati con il pugno di ferro”, ha detto la relatrice ricordando che “sono insorti tante volte nei confronti di Hamas” e che “lo hanno pagato sulla propria pelle”.

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