Proseguono le proteste in Kenya dove migliaia di cittadini da giorni scendono in strada per contestare la legge finanziaria – poi ritirata dal presidente William Ruto – che prevede aumenti delle tasse. La manifestazione, inizialmente concentrata su Nairobi, si è diffusa in tutto il Paese e almeno 22 persone sarebbero morte, coinvolte negli incidenti. LaPresse ha raccolto la testimonianza di uno dei ragazzi che anima le proteste: “Sono un artista di Nairobi. Ho preso parte alle manifestazioni delle ultime settimane, credo di rappresentare le voci dei giovani e dei cittadini ordinari, preoccupati per la finanziaria. Il nostro movimento è composto da studenti, professionisti e cittadini che credono in equità e giustizia. Questo processo è storico, uno dei primi non guidati da un leader, da un partito politico, da alcuna religione o tribù”, ha sottolineato Karuga. “I cittadini sono stanchi di un governo corrotto. Protestiamo perché la finanziaria minaccia di imporre oneri ai cittadini in difficoltà. Questo aumento delle tasse peggiorerà soltanto la situazione. La richiesta principale dei manifestanti al governo “è di riconsiderare gli aumenti fiscali e di dare invece priorità a politiche che sostengano la ripresa economica, senza imporre nuove difficoltà ai più deboli”, ha aggiunto. “Siamo scesi in piazza pacificamente, abbiamo protestato e cantato all’unisono, abbiamo rispettato la legge. Stiamo semplicemente esercitando un nostro diritto costituzionale ma non abbiamo incontrato altro che ostilità e violenza da parte del governo kenyota e della polizia“. Karuga ha raccontato che le forze dell’ordine “hanno caricato con gli idranti” e hanno fatto anche uso di “gas lacrimogeni e proiettili“, alcuni manifestanti “sono morti” durante le proteste. Il governo “prima di tutto potrebbe ridurre gli sprechi nell’amministrazione pubblica, e in secondo luogo lottare maggiormente contro la corruzione“. Due misure che, se messe in campo, “ripristinerebbero la fiducia del pubblico e permetterebbero di recuperare fondi significativi per i servizi essenziali”.