Roma non appoggia l'intesa. Meloni: "Proposta sbagliata nel metodo e nel merito"

E’ fumata bianca al Consiglio europeo sui vertici delle future istituzioni Ue. I 27 capi di Stato e di governo hanno dato il via libera al pacchetto di nomi concordato tra le tre principali famiglie politiche europee: la popolare Ursula von der Leyen avrà un bis alla Commissione europea, l’ex premier socialista portoghese Antònio Costa andrà alla presidenza del Consiglio europeo e la premier estone liberale Kaja Kallas ricoprirà il posto di Alta rappresentante Ue per la politica estera. L’accordo però non è stato appoggiato dall’Italia, che ha votato contro Costa e Kallas e si è astenuta su von der Leyen “nel rispetto delle diverse valutazioni tra i partiti della maggioranza di governo, e nell’attesa di conoscere le linee programmatiche e aprire una negoziazione sul ruolo dell’Italia”, riferisce Palazzo Chigi. Oltre all’Italia solo il premier ungherese Viktor Orban non ha appoggiato l’intesa: anzi ha votato per Costa, contro von der Leyen e si è astenuto su Kallas.

Von der Leyen: “Con Costa e Kallas, noi tre una squadra fantastica”

“Atterraggio a Bruxelles per Antonio Costa e primo incontro assieme a Kaja Kallas. So che noi tre possiamo formare una squadra davvero fantastica. Aspetto con ansia di chiedere conferma al Parlamento europeo”. Lo scrive su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, postando un video dell’incontro con i due leader freschi di nomina.

Meloni: “Proposta sbagliata nel metodo e nel merito”

“La proposta è sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni. Continuiamo a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che le compete in Europa”, ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per la premier era errata nel merito perché “non è stata anticipata da una discussione su quale debba essere il mandato” e “nel metodo, perché la logica che si è voluta imporre è quella di maggioranza/opposizione che secondo me non ha alcun senso nei massimi incarichi delle istituzioni europee”.

I leader europei “tranquillizzano” Meloni

Prima del Consiglio europeo, che doveva durare due gironi, vista anche gli altri temi all’ordine del giorno – compresa l’Agenda strategica – molti leader, soprattutto popolari, si sono precipitati a sottolineare che nessuno ha voluto escludere l’Italia e Giorgia Meloni. “C’è stato un malinteso. L’unica intenzione e l’unica ragione per cui abbiamo preparato questa posizione comune è per facilitare questo processo. Davvero non c’è l’Europa senza l’Italia, né una decisione senza la premier Meloni”, ha detto il premier polacco, Donald Tusk, negoziatore Ppe per le nomine. Di fatto però il vertice ha liquidato velocemente il pacchetto delle nomine e il risultato, però, è quello di un grande Paese, il terzo in Europa, che non appoggia i vertici delle massime istituzioni Ue e che potrebbe non toccare palla nei prossimi anni. Respinge quest’idea la premier: “Voi pensate che l’isolamento sia ‘accodiamoci e poi insomma qualcosa arriverà anche a noi’. Io penso che si sia decisamente meno isolati quando si ha la capacità di esercitare una leadership”, ha detto ai cronisti in un vivace punto stampa. “All’Italia, chiaramente verrà riconosciuto quello che le spetta” anche perché “è una necessità dell’Europa lavorare e lavorare bene con l’Italia, questo lo do per scontato”. La presidente della Commissione minimizza il voto del governo italiano, “Sì, effettivamente Meloni si è astenuta sulla mia nomina, ma è importante lavorare bene nel Consiglio con l’Italia, così come con gli altri Stati membri. E’ un principio a cui mi sono attenuta sempre”, ha detto von der Leyen.

Ora tocca all’Europarlamento

Ora la partita si sposta al Parlamento europeo, che il 18 luglio dovrà votare a maggioranza assoluta per la conferma della leader tedesca. E sui nomi dei commissari, anche se la nuova commissione sarà operativa solo dopo novembre. Tra i leader il dibattito è già avviato. Secondo la stampa internazionale ci sarebbe uno scontro tra Italia e Francia per contendersi “un potente vicepresidente della Commissione responsabile del commercio, della concorrenza e della politica industriale”. Il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe chiesto la riconferma di Thierry Breton, oggi responsabile del portafoglio del Mercato interno, che comprende anche gli appalti per la difesa, ma la leader di Rassemblement national Marine Le Pen ha detto che la nomina spetta al prossimo governo che uscirà dalle urne del 7 luglio. Sul fronte parlamentare, la premier Meloni non si è sbilanciata su come indirizzerà i 24 voti di Fratelli di Italia. I giorni della prossima settimana saranno decisivi anche per l’assetto dei gruppi parlamentari. Dopo lo stallo di ieri nella riunione del gruppo Ecr, i polacchi del Pis potrebbero abbandonare la compagine dove siedono assieme a Fratelli d’Italia. A confermare le indiscrezioni è lo stesso ex primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki. “Nel nuovo gruppo – viene spiegato – ci sarebbero Fidesz, partito del premier ungherese Viktor Orban, il Partito democratico sloveno di Janez Jansa e il movimento Ano dell’ex premier ceco, Andrej Babis, uscito da poco da Renew Europe.

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