Domani il primo turno delle elezioni legislative nel Paese

La Francia va alle urne dopo il terremoto politico della notte elettorale delle Europee del 9 giugno. Il boom dell’estrema destra di Marine Le Pen, che ha trionfato doppiando i macronisti, ha scatenato l’annuncio shock di Emmanuel Macron, con lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di elezioni legislative anticipate a strettissimo giro, il primo turno questa domenica 30 giugno, il secondo domenica 7 luglio.

Un annuncio che ha sorpreso forse anche lo stesso Rassemblement National (RN), che il voto anticipato lo chiedeva, e una mossa azzardata, visto che potrebbe portare al primo governo di estrema destra in Francia dai tempi dell’occupazione nazista nella Seconda guerra mondiale. Ma soprattutto una mossa che, indipendentemente da quale sarà il risultato, ha già ridisegnato le linee della politica francese.

A poche settimane dall’inizio delle Olimpiadi, che Parigi ospiterà dal 26 luglio all’11 agosto, la scelta di Macron ha spiazzato i partiti, catapultandoli in una campagna elettorale lampo. L’effetto? A sinistra, con probabile sorpresa di Macron, gli schieramenti hanno scelto di unirsi per fare da contrappeso e argine all’estrema destra, compattandosi nel ‘Nuovo fronte popolare‘ (Nfp). Il blocco include il Partito socialista (che trainato da Raphaël Glucksmann si era guadagnato il terzo posto alle europee), il Partito comunista, gli Ecologisti e La France Insoumise (LFI) del controverso Jean-Luc Mélenchon.

Mentre a destra dello spettro politico il Rassemblement National di Le Pen, che come suo candidato premier in caso di vittoria ha scelto l’astro nascente Jordan Bardella, 28 anni, già capolista alle europee, ha provato a creare un blocco delle destre, scatenando un’implosione del partito conservatore Les Republicains (LR) di tradizione gaullista e un divorzio politico fra Marion Maréchal e la formazione Reconquête di Éric Zemmour.

I Repubblicani si sono spaccati dopo che il loro presidente, Éric Ciotti, ha fatto saltare il cosiddetto ‘cordone sanitario’ contro l’estrema destra annunciando un patto elettorale con RN: la leadership del partito, infuriata, ha rimosso Ciotti dall’incarico, ma questa mossa è stata bloccata da un tribunale di Parigi al quale lo stesso Ciotti si è rivolto. A destra dell’estrema destra, poi, RN ha avvicinato Marion Maréchal, nipote di Le Pen ma tra le fila di Reconquête: Maréchal, smarcatasi da Zemmour, ha invitato gli elettori a votare per i candidati sostenuti da RN in virtù dell’obiettivo di avere la destra al potere, e si è vista espellere dal partito con il quale è stata eletta all’Europarlamento.

Per la maggioranza assoluta serve conquistare 289 seggi

I francesi sono chiamati a rinnovare l’Assemblea nazionale, che conta 577 deputati, dunque una forza politica per avere la maggioranza assoluta ha bisogno di almeno 289 seggi. Gli eletti resteranno in carica 5 anni. Per risultare eletto al primo turno un candidato deve ottenere più del 50% dei voti espressi e un numero di voti pari o superiore al 25% di quelli registrati; in caso contrario si va al secondo turno, al quale accedono i candidati che abbiano ottenuto almeno il 12,5% dei voti rispetto agli elettori registrati. Al secondo turno possono verificarsi corse a 2, ma anche a 3 candidati, le cosiddette sfide ‘triangolari’, o addirittura a 4, ma non è escluso che in vista del secondo turno possano realizzarsi degli accordi per arrivare a sfide a due.

L’obiettivo di lungo termine di Macron potrebbe essere quello di salvaguardare le presidenziali del 2027 (Le Pen ha già tentato la corsa per l’Eliseo tre volte), disinnescando per allora la forza dell’estrema destra. La sua scommessa di breve termine è però che gli elettori, nonostante abbiano premiato l’estrema destra alle Europee, facciano un passo indietro davanti all’ipotesi che il Rassemblement National possa realmente andare al governo a livello nazionale e che il suo blocco centrista possa così riprendersi dalla schiacciante sconfitta che l’estrema destra gli ha inflitto.

Francia, probabile sfida a due tra Nfp e RN

Questo scenario, tuttavia, a giudicare dai sondaggi sembra improbabile: le rilevazioni danno in testa il blocco di Le Pen e Bardella, seguito dal nuovo fronte delle sinistre, con il blocco di Macron schiacciato al centro, seppur in leggera risalita nelle oscillazioni quotidiane. L’incognita non è però solo chi vincerà, ma anche con che numeri: nel caso in cui RN dovesse riuscire ad andare al potere, potrebbe non avere la maggioranza assoluta e sarebbe comunque costretto a una ‘coabitazione’ con Macron all’Eliseo.

Per agire ho bisogno di una maggioranza assoluta alle elezioni legislative. Se saremo in una situazione di maggioranza relativa, il primo ministro non potrà agire”, è l’avvertimento che Bardella ha mandato agli elettori. L’importanza di questa tornata è percepita dai cittadini, tanto che è stato registrato un boom di richieste di voto per delega: fino al 23 giugno ne sono state rilasciate 1,3 milioni, cioè circa 6 volte in più rispetto alle legislative del 2022. Considerando la deflagrazione politica innescata dall’annuncio delle elezioni, l’esito è imprevedibile e una maggioranza assoluta potrebbe non essere raggiunta, il che porrebbe la Francia in una situazione di instabilità e difficile governabilità.

Pane quotidiano del dibattito pre voto è l’articolo 49.3 della Costituzione, che in un contesto di maggioranza relativa consente al governo di approvare un testo bypassando la votazione. La coalizione di Macron, avendo perso la maggioranza parlamentare dopo le elezioni del 2022, si è più volte avvalsa di questo articolo, in base al quale fu approvata anche la controversa riforma delle pensioni che il Fronte popolare promette ora di annullare. In ogni caso, qualunque sarà il volto dell’Assemblea nazionale dopo il 7 luglio, Macron – che preserverà comunque la sua competenza in materia di difesa ed esteri, nonostante le rimostranze di Le Pen, mentre al Parlamento competono le questioni nazionali – dovrà fare i conti con questa Assemblea per almeno un anno, visto che il presidente non può scioglierla nei 12 mesi successivi alle legislative.

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