Il processo per il ruolo dell'ex presidente nell'assalto al Campidoglio sarà rinviato con ogni probabilità a dopo le elezioni

La Corte Suprema USA ha stabilito per la prima volta che gli ex presidenti godono di una certa immunità dai procedimenti giudiziari. La decisione (a maggioranza 6-3) della Corte sul ricorso presentato da Donald Trump era tra le più attese ed è giunta al termine di questa sessione, di fatto cancellando la possibilità che l’ex presidente possa essere processato prima delle elezioni del 5 novembre per il suo presunto ruolo nel ribaltamento delle elezioni del 2020 e nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.

Immunità per gli atti nell’esercizio delle funzioni

I sei giudici conservatori (tre nominati da Trump), prevalendo sull’opinione dei tre giudici di orientamento progressista, hanno affermato che gli ex presidenti possono essere protetti almeno in parte dai procedimenti giudiziari per gli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni presidenziali. La Corte ha quindi ordinato ai tribunali di grado inferiore di stabilire come applicare la decisione al caso di Trump. “Sotto la nostra struttura costituzionale di poteri separati, la natura del potere presidenziale dà diritto a un ex presidente all’assoluta immunità dai procedimenti penali, per azioni nell’ambito della sua autorità costituzionale conclusiva e preclusiva”, ha scritto per la Corte il presidente John Roberts, “e ha diritto almeno all’immunità presuntiva dall’azione penale, per tutti i suoi atti ufficiali. Non esiste immunità per gli atti non ufficiali”.

Trump: “Vittoria per la democrazia”

“La decisione odierna di garantire l’immunità penale agli ex presidenti rimodella l’istituzione della presidenza. Si fa beffe del principio, fondamentale per la nostra Costituzione e il nostro sistema di governo, secondo cui nessun uomo è al di sopra della legge”, ha scritto la giudice Sonia Sotomayor nel suo parere di dissenso. Immediata la risposta di Trump, che sulla sua piattaforma social Truth ha scritto: “È una grande vittoria per la nostra Costituzione e la nostra democrazia. Fiero di essere un americano!”. Nessun commento invece dall’ufficio del procuratore speciale Jack Smith, che ha istituito il caso contro l’ex presidente.

Cosa succederà adesso

Se il processo di Trump a Washington non avrà luogo prima delle elezioni del 2024 e non gli verranno concessi altri quattro anni alla Casa Bianca, presumibilmente verrà processato subito dopo. Ma se vincesse, potrebbe nominare un ministro della Giustizia che chiederebbe l’archiviazione del caso e dell’altro procedimento giudiziario federale che dovrà affrontare, quello dei documenti riservati sequestrati a Mar-a-Lago. Trump potrebbe anche tentare di auto perdonarsi.

Campagna Biden: “Sentenza non cambia i fatti”

“La sentenza di oggi non cambia i fatti, quindi cerchiamo di essere molto chiari su quello che è successo il 6 gennaio: Donald Trump è scattato dopo aver perso le elezioni del 2020 e ha incoraggiato una folla a rovesciare i risultati di un’elezione libera ed equa”, è stata la dichiarazione con la quale la campagna di Joe Biden ha commentato la decisione della Corte.

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