Il presidente francese chiede ai repubblicani di costruire una maggioranza solida
Emmanuel Macron rompe il silenzio. Tre giorni dopo le elezioni legislative in cui la gauche è arrivata a sorpresa in testa e, con le desistenze fra centristi e sinistre, è stata evitata la paventata ascesa al potere dell’estrema destra, l’inquilino dell’Eliseo prende la parola per la prima volta, e lo fa con una lettera indirizzata ai francesi e pubblicata su diverse testate regionali. Il nocciolo del suo intervento è il seguente: in considerazione del fatto che i cittadini hanno “chiaramente rifiutato” che l’estrema destra vada al governo, chiede alle forze politiche repubblicane di “costruire una maggioranza solida” e “necessariamente plurale” e condiziona la nomina di un nuovo primo ministro alla creazione di questo tipo di maggioranza. “Fino ad allora” sarà il governo di Gabriel Attal a occuparsi degli affari correnti, precisa Macron. Quali siano le forze politiche repubblicane a cui si riferisce il presidente non lo esplicita, ma potrebbe voler escludere anche La France Insoumise (LFI) di Jean-Luc Mélenchon, oltre che naturalmente il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Tanto più che fra i suoi da giorni sono in tanti a martellare fin dall’inizio di voler escludere ogni collaborazione con LFI.
Macron: “Garantire massima stabilità istituzionale”
La lettera ai francesi è arrivata in un momento in cui il campo centrista macroniano appare diviso, con alcuni che guardano a destra – Edouard Philippe e Gérald Darmanin in primis – e altri che cercano un’alleanza più ampia che potrebbe includere il centro-sinistra escludendo LFI (il che implicherebbe la spaccatura dell’Nfp) e il centro-destra. I deputati di Renaissance, cioè la formazione di Macron, hanno diffuso una dichiarazione in cui si dicono favorevoli a una “coalizione di progetti che vanno dai socialdemocratici alla destra di governo” sulla base di “alleanze programmatiche”. Macron identifica le forze repubblicane a cui si rivolge come forze politiche che “si riconoscono nelle istituzioni repubblicane, nello Stato di diritto, nel parlamentarismo, nell’orientamento europeo e nella difesa dell’indipendenza francese”. È a loro che chiede “un dialogo sincero e leale” per unirsi in un “rassemblement” costruito “attorno ad alcuni grandi principi per il Paese, a valori repubblicani chiari e condivisi, a un progetto pragmatico e leggibile e dovrà tenere conto delle preoccupazioni” degli elettori, oltre che “garantire la massima stabilità istituzionale possibile“.
Mélenchon: “Ritorno del diritto di veto reale sul suffragio universale”
Le sue dichiarazioni sono giunte mentre a sinistra proseguono da domenica sera le trattative interne per individuare il nome di un premier da proporre, cosa che hanno promesso di fare “in settimana”. Il Nuovo fronte popolare (Nfp), cioè il blocco delle sinistre che alle urne è arrivato primo (pur senza maggioranza assoluta), accusa Macron di non riconoscere i risultati elettorali. “Il presidente si rifiuta di riconoscere i risultati delle urne, che hanno visto il Nuovo fronte popolare in testa in voti e seggi all’Assemblea. È il ritorno del diritto di veto reale sul suffragio universale“, denuncia Mélenchon. Sulla stessa linea anche la leader degli Ecologisti, Marine Tondelier, anche lei parte di Nfp: “la logica istituzionale impone” a Macron “di chiamare i leader dei partiti del Nuovo fronte popolare per chiederci di proporre il nome di un primo ministro e un governo”.Dalla parte opposta dello spettro politico anche Marine Le Pen e Bardella hanno fatto sentire la loro voce contro Macron. “Se ho capito bene, nella sua lettera Emmanuel Macron propone di fare barrage contro LFI, che ha contribuito a eleggere tre giorni fa e grazie a cui sono stati eletti i deputati di Renaissance, sempre tre giorni fa… Questo circo sta diventando indegno”, ha puntato il dito Le Pen. Mentre Bardella ha accusato Macron di essere “irresponsabile” perché sta “organizzando la paralisi del Paese posizionando l’estrema sinistra alle porte del potere”.
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