Sono stati 401 i voti a favore della conferma per un secondo mandato. Ora la creazione della squadra dei commissari
Ursula II. La presidente della Commissione europea rimarrà al suo posto per altri cinque anni. Il Parlamento europeo ha confermato la scelta fatta dai leader Ue nel Consiglio europeo del 27 giugno conferendole 401 sì, ben al di sopra delle aspettative. Di fatto i Verdi europei entrano in maggioranza, assieme a popolari, liberali e socialisti. E, a conti fatti, risultano decisivi. Cinque anni fa la leader tedesca passò per soli nove voti di vantaggio, grazie anche ai voti del Movimento Cinque Stelle allora al governo. Oggi i voti di vantaggio oltre alla soglia dei 360 sono stati 41. Tra gli italiani hanno votato a favore Forza Italia, il Pd e i Verdi, mentre Lega, FdI, SI e M5s hanno votato contro. Diversi i franchi tiratori nei vari gruppi, secondo alcune stime attorno ai 50, ma anche quelli che hanno votato a favore al di fuori del perimetro della maggioranza, come i cechi del premier conservatore Petr Fiala e i fiamminghi di N-Va, entrambi di Ecr.
Il no di Fratelli d’Italia
Ma in questo gruppo è sicuramente il no di Fratelli d’Italia ad aver creato più clamore. Fino all’ultimo i pronostici scommettevano su un sostegno più o meno celato alla presidente della Commissione, in linea con le scelte dei partiti di governo degli ultimi decenni. Tuttavia, “la piattaforma politica, la ricerca di un consenso a sinistra, allargato fino ai Verdi, hanno reso impossibile un nostro sostegno”, ha detto il capodelegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, che ritiene non sia stato “dato seguito a quel forte messaggio di cambiamento che è uscito dalle urne del 9 giugno, che non viene recepito in alcun modo dagli impegni programmatici”. Eppure, nel suo discorso programmatico von der Leyen aveva evocato un commissario al Mediterraneo, un vicepresidente con delega alla Semplificazione e una stretta sulla migrazione irregolare, temi cari all’Italia, oltre a un approccio più pragmatico sul Green Deal, come richiesto dal Ppe. Questo non è bastato a evitare lo strappo di Giorgia Meloni, già consumato con l’astensione al Consiglio europeo, che sarebbe stato contrario se non fosse per la posizione a favore di Forza Italia. Una scelta quella di FdI che non dovrebbe influire sulla nomina del commissario italiano, spiega il partito di maggioranza relativa, perché all’Italia ne spetta uno di peso a prescindere. Il no di Meloni? “Il risultato dimostra che l’approccio è stato quello giusto, abbiamo lavorato duramente nella campagna elettorale per mettere insieme le forze democratiche e avere una maggioranza al centro per un’Europa forte”, afferma von der Leyen, e “il risultato di oggi parla per sé, è stato l’approccio giusto”.
Ora la creazione della squadra dei commissari
Poco prima, alla plenaria, la presidente aveva tuonato contro Mosca e contro le visite del premier Orban e ribadito il suo fermo impegno contro gli estremismi. “Non starò mai a guardare mentre l’Europa viene fatta a pezzi dall’interno o dall’esterno. Non permetterò mai che l’estrema polarizzazione delle nostre società venga accettata. E non accetterò mai che demagoghi ed estremisti distruggano il nostro stile di vita europeo”. Insomma, è “essenziale che il centro democratico in Europa tenga”, come scrive nelle linee programmatiche. Incassato il successo, con le congratulazioni di tutti i leader europei, tranne quelle ‘clamorose’ del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, l’attenzione ora sarà dedicata alla creazione della squadra dei commissari. “Nelle prossime settimane, chiederò ai leader di presentare i loro candidati. Scriverò una lettera, come ho fatto l’ultima volta, e chiederò la proposta di un uomo e di una donna come candidati. L’unica eccezione è quando c’è un commissario in carica che rimane”, spiega, poi da metà agosto “intervisterò i candidati e voglio scegliere i candidati più preparati che condividono l’impegno europeo”. Commissari che in autunno dovranno passare per le audizioni del Parlamento e infine ottenere la fiducia assieme a tutta la Commissione.
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