Centinaia di manifestanti in strada contro il governo centrale

Centinaia di manifestanti sono scesi in strada nel Kashmir amministrato dal Pakistan nel quinto anniversario della decisione dell’India di privare la regione contesa della sua semi-autonomia e di assumerne il controllo diretto. La decisione, che Islamabad sostiene essere unilaterale e in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, ha messo a dura prova i legami già tesi tra i due Paesi. I manifestanti di Muzaffarabad, capitale del Kashmir pakistano, diviso tra Pakistan e India e rivendicato da entrambi nella sua interezza, hanno bruciato un’effigie del primo ministro indiano Narendra Modi e bandiere nazionali indiane, giurando di combattere il decreto di Nuova Delhi fino al suo scioglimento. Un’altra protesta di circa 200 persone è stata guidata dal vice primo ministro Ishaq Dar nella capitale.

Nel corso della giornata si attende un discorso del primo ministro pakistano Shehbaz Sharif. In una dichiarazione il leader ha chiesto di risolvere la tesa disputa territoriale sul Kashmir attraverso i canali diplomatici delle Nazioni Unite, affermando che il Pakistan continuerà a “estendere il suo forte sostegno morale, politico e diplomatico al popolo kashmiro”. Nel 2019, il governo indiano a guida nazionalista indù ha revocato lo status speciale del Kashmir a maggioranza musulmana, dopo aver interrotto le comunicazioni e schierato migliaia di truppe nella regione himalayana, tra le proteste dei legislatori pakistani. A dicembre, la massima corte indiana ha confermato la decisione del governo di Modi.

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