La replica di Kiev: "Controlliamo mille km quadrati russi"

Sono parole di fuoco quelle del presidente Vladimir Putin, che ha convocato una riunione operativa sulla situazione nelle zone di confine dopo l’incursione delle truppe di Kiev nella regione di Kursk. Per lo zar l’incursione delle forze ucraine sul suo territorio rappresenta un tentativo di Kiev di fermare l’avanzata russa nel Donbass e di ottenere vantaggi in eventuali, futuri, colloqui di pace.

Secondo Putin gli ucraini speravano di provocare disordini pubblici in Russia con questo attacco ma – ha aggiunto – non sono riusciti a raggiungere questo obiettivo. Putin ha, infatti, sottolineato che dall’inizio dell’incursione nel Kursk è cresciuto il numero di volontari pronti a unirsi alle forze armate russe. E ha assicurato che l’operazione nelle regioni orientali dell’Ucraina andrà avanti a prescindere.

In molti hanno evocato la marcia dell’ex leader dei mercenari della Wagner Evgenij Prigozin, arrivato indisturbato quasi alle porte di Mosca. Un evento che avrebbe mostrato agli ucraini le vulnerabilità della difesa del territorio russo. Di fatto, a una settimana dall’inizio dell’avanzata gli ucraini controllerebbero circa 1.000 chilometri quadrati della regione di Kursk, ha riferito il capo delle forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky. Non solo: 28 insediamenti sarebbero occupati dalle forze di Kiev, comunica lo stesso governatore della regione russa Alexey Smirnov, che non nasconde le difficoltà della situazione con le evacuazioni che hanno riguardato 121.000 residenti della zona di confine. Dal governatore ad interim arriva l’accusa che le forze ucraine avrebbero utilizzato armi chimiche: “L’altro ieri, la brigata Rosseti nel distretto di Belovsky è stata colpita dal fuoco e le bombe contenevano sostanze chimiche”, ha dichiarato.

In un clima di escalation ma anche di incertezza di fronte a uno scenario inedito, Putin non vuole lasciare sguarnito il fronte interno ucraino e ha ribadito la determinazione russa ad avanzare nelle zone occupate. “Il nemico riceverà sicuramente una risposta degna e tutti gli obiettivi che abbiamo di fronte saranno raggiunti senza alcun dubbio”, ha detto. Di fatto, le truppe russe hanno intensificato le operazioni offensive nella direzione di Donetsk conquistando il villaggio di Lisichnoye.

Al di là delle reciproche minacce, i leader di entrambe le parti hanno evocato l’ipotesi di negoziati futuri. Putin non nasconde che l’offensiva di Kiev è per guadagnare potere negoziale in futuro, “ma di che tipo di negoziati possiamo parlare con persone che colpiscono indiscriminatamente civili?”, ha commentato. Dall’altro lato, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che dopo un lungo silenzio rivendica l’operazione, sostiene che “la Russia deve essere costretta alla pace se Putin vuole continuare a fare la guerra così duramente” e torna a chiedere “le autorizzazioni appropriate dai nostri partner per utilizzare armi a lungo raggio” per poter “far avanzare significativamente la giusta fine di questa guerra”. “È giusto distruggere i terroristi russi dove si trovano, da dove lanciano i loro attacchi. Aeroporti militari russi, logistica”, ha rimarcato il leader ucraino, perché “vediamo quanto questo possa essere utile per avvicinare la pace”.

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