Il governatore del Minnesota protagonista assoluto della terza giornata della convention dem a Chicago
Accolto dalle note di ‘Small town’ di John Mellencamp, elegia delle cittadine di provincia americane, quelle “piccole comunità” che la campagna democratica lo ha chiamato a impersonare, Tim Walz ha fatto il suo ingresso sul palco dello United Center di Chicago, per accettare formalmente la candidatura alla vice presidenza degli Stati Uniti.
“È l’onore della mia vita“, ha detto il governatore del Minnesota, alla sua prima apparizione davanti al grande pubblico televisivo nazionale. Il ‘running mate’ di Kamala Harris ha usato il suo intervento davanti alla Convention democratica di Chicago per presentare sé stesso: ex insegnante, ex allenatore di football al liceo, ex militare nella Guardia Nazionale e poi deputato al Congresso e, infine, governatore. “Siamo tutti qui stasera per un’unica bellissima ragione: amiamo questo Paese“, ha detto davanti a migliaia di delegati che sventolavano cartelli con la scritta, ‘coach Walz’, allenatore Walz, come lo ha ribattezzato Harris dopo averlo scelto come suo vice.
Walz ha raccontato della sua infanzia in Nebraska e poi della sua esperienza come insegnante e allenatore in Minnesota a ringraziato la folla per “avere portato gioia in questa lotta”. Ma ha anche criticato Trump e il suo compagno di corsa, JD Vance, e lanciato diversi attacchi alle politiche repubblicane. “Mentre altri Stati bandivano i libri dalle loro scuole, noi bandivamo la fame dalle nostre”, ha detto, in riferimento alla sua firma, come governatore del Minnesota di una legge che garantisce pasti gratuiti agli studenti.
Walz è stato accusato dai repubblicani di avere abbellito il suo background. Sua moglie Gwen questa settimana ha chiarito di non essersi sottoposta alla fecondazione in vitro, come il marito ha ripetutamente sostenuto, ma di avere utilizzato altri trattamenti per la fertilità. I repubblicani lo hanno anche accusato di avere esagerato il suo passato militare e di essersi congedato dalla Guardia Nazionale prima che la sua unità venisse inviata in Iraq. Walz ha reso la lotta della sua famiglia contro l’infertilità una parte centrale della sua narrazione, per entrare in contatto con quella parte dell’elettorato preoccupata dalle politiche restrittive dei Repubblicani in tema di diritti riproduttivi. “Se non avete mai sperimentato l’infertilità, vi garantisco che ora conoscete qualcuno che l’ha sperimentata”, ha Walz alla folla. Sua figlia Hope, seduta in tribuna, ha mimato un cuore con le mani, mentre il figlio Gus non ha smesso di piangere per tutto il discorso del padre.
Nella terza giornata della Convention democratica due importanti spinte verso la Casa Bianca per la coppia Harris-Walz le hanno fornite l’ex presidente Bill Clinton e Oprah Winfrey, l’iconica conduttrice di talk show televisivi, attrice e scrittrice, comparsa a sorpresa sul palco dello United Center. In una convention progettata per punzecchiare Trump, Clinton e Winfrey hanno descritto l’ex presidente come un egoista concentrato solamente su sé stesso e Harris invece sulle esigenze degli americani comuni. “Mi sembra che abbiamo davanti una scelta abbastanza chiara. Kamala Harris è per la gente. E l’altro tizio che pensa solo a ‘me, me stesso e me”, ha detto Clinton.
Winfrey, che ha a lungo trasmesso il suo talk show a Chicago, ha offerto un appoggio totale a Harris. “In ballo in queste elezioni ci sono la decenza e il rispetto. Scegliamo il buon senso invece delle sciocchezze“, ha detto. Il tema della serata era “Fight for our freedom”, con la programmazione incentrata sull’accesso all’aborto e altri diritti che i democratici vogliono enfatizzare nella loro campagna contro Trump. I vari speaker, uno dopo l’altro, hanno sostenuto che il loro partito intende difendere le libertà, mentre i repubblicani vogliono cancellarle. Sul palco della convention sono saliti anche Jon e Rachel Goldberg-Polin, genitori di Hersh Goldberg-Polin, rapito da Hamas nell’attacco a Israele del 7 ottobre. Liberare gli ostaggi “non è una questione politica. È una questione umanitaria”, ha detto Jon Goldberg-Polin, aggiungendo che “in una competizione di dolore non ci sono vincitori”. E ancora, “bisogna liberare gli ostaggi e mettere fine alla guerra a Gaza e alle sofferenze dei palestinesi”.
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