La presidente von der Leyen era attesa dai leader politici del Parlamento europeo ma l'incontro è stato spostato di una settimana

La nuova Commissione europea non è pronta. Oggi la presidente Ursula von der Leyen era attesa dai leader politici del Parlamento europeo ma l’incontro è stato spostato di una settimana, a martedì prossimo a Strasburgo. Ufficialmente il ritardo è dovuto alla mancata finalizzazione della nomina della candidata slovena, Marta Kos, che ha sostituito in corsa il candidato su richiesta di von der Leyen nel tentativo di riequilibrare la rappresentanza femminile. Nomina che attende il parere del parlamento sloveno venerdì. In realtà appare evidente che non è questo il motivo dello slittamento.

Le famiglie politiche della maggioranza Ursula e gli appetiti degli Stati membri stanno rallentando il processo e la leader tedesca non ha ancora trovato la quadra. Dopo le critiche avanzate la scorsa settimana dai liberali di Renew sulla proposta di dare una delle vicepresidenze esecutive all’esponente di Ecr Raffaele Fitto, oggi sono usciti allo scoperto anche i socialisti di S&D. “Ignorare il processo degli spitzenkandidat, minare l’equilibrio di genere nel Collegio, mettere un commissario per l’occupazione il cui impegno per i diritti sociali è discutibile nella migliore delle ipotesi, portare proattivamente l’Ecr nel cuore della Commissione: questa sarebbe la ricetta per perdere il sostegno progressista”, scrive la presidente del gruppo Iratxe García.

Zingaretti: “Italia abbia peso che merita Paese fondatore”

Se queste aspettative non saranno soddisfatte, i leader del Partito dei socialisti europei (Pes) e del gruppo S&D avvertono che sarà molto difficile, persino impossibile, sostenere i commissari presentati da Ursula von der Leyen. Il riferimento è alla proposta di nominare il candidato italiano tra i vicepresidenti esecutivi, un esponente conservatore dunque che avrebbe un ruolo apicale, e all’ipotesi di affidare il portafoglio relativo al lavoro o alle politiche sociali a un popolare, che invece i socialisti vorrebbero per sé. Le critiche dei socialisti a Fitto come vicepresidente non sono state dettate dalla componente del Partito democratico che anzi auspica un ruolo di primo piano per il candidato italiano. “Ci auguriamo che l’Italia abbia il giusto peso che merita e che spetta a un grande paese fondatore”, afferma il capodelegazione Nicola Zingaretti, promettendo che gli eurodeputati dem “giudicheranno il commissario Fitto senza alcun pregiudizio”.

Quello che il Pse ha posto – prende le distanze l’ex segretario del Pd – è una questione di coerenza rispetto al programma votato tre mesi fa. “E’ un tema di richiamo del Pse che riguarda tutto l’equilibrio che si troverà. Siamo dentro una dialettica nella quale la sinistra europea fa bene a chiedere garanzie sul programma votato a luglio”, spiega. Insomma, i dem non si metteranno di traverso nelle audizioni al candidato del governo italiano, seppure Fitto dovrà dare segnali di europeismo. Sarebbe l’epilogo del processo auspicato dalla componente popolare vicina a Ecr e alla premier Meloni per la normalizzazione dei conservatori nell’alveo europeista. Oppure la costatazione che Fitto è il commissario del terzo paese europeo e non di Ecr. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata