Spari di tank e di artiglieria dell'Idf si sono sentiti al confine tra i due Paesi
Israele ha lanciato lunedì sera un’operazione di terra “limitata” nella zona di confine con il Libano. Un raid che era stato preceduto in giornata da attacchi che per la prima volta avevano preso di mira il centro di Beirut e l’area settentrionale del Paese. Nonostante le pressioni della comunità internazionale e le preoccupazioni del presidente americano Joe Biden, che era tornato a chiedere un cessate il fuoco immediato, il governo israeliano non si è fermato nei suoi obiettivi. Israele al tramonto ha infatti informato gli Usa di “un certo numero di operazioni”, anche di terra, in territorio libanese. “Ci hanno detto, in questo momento, che si tratta di operazioni limitate focalizzate sulle infrastrutture di Hezbollah vicino al confine, ma siamo in continuo dialogo con loro a riguardo”, ha riferito il portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller. Contestualmente, spari di tank e di artiglieria da parte dell’Idf si sono uditi oltre il confine con il Paese dei cedri.
Hezbollah sceglie Safieddine come successore di Nasrallah
Già nel pomeriggio, le parole pronunciate dal ministro della Difesa, Yoav Gallant, avevano fatto intendere che l’attacco sarebbe arrivato. “La prossima fase della guerra contro Hezbollah inizierà presto. Cambieremo la situazione della sicurezza e riporteremo i residenti nelle loro case”, aveva spiegato parlando con i sindaci delle comunità nel nord di Israele. Uno scenario che, almeno a parole, non sembra spaventare Hezbollah. “Sappiamo che la battaglia rischia di essere lunga. Noi siamo pronti e preparati”, ha affermato il numero due dell’organizzazione sciita Naim Qassem, prendendo la parola per la prima volta dopo l’uccisione del segretario generale Hassan Nasrallah nel massiccio raid israeliano di venerdì sulla periferia sud di Beirut. Quanto alla successione di Nasrallah, la figura individuata è quella del cugino Hashem Safieddine. L’uomo è anche il genero dell’ex comandante della forza iraniana Quds, Qassem Soleimani, ucciso dagli Usa a Baghdad il 3 gennaio 2020.
Teheran non invierà truppe in Libano o a Gaza
Nella sua battaglia contro Israele, l’organizzazione sciita libanese non potrà comunque usufruire di un eventuale apporto sul campo da parte dell’Iran. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha infatti reso noto che Teheran non invierà truppe in Libano o a Gaza. “Credo che i Paesi e i governi della regione, compresi Libano e Palestina, abbiano la capacità necessaria per difendersi dall’aggressione del regime sionista, e non vi è alcuna necessità di inviare volontari e forze ausiliarie iraniane”, ha detto. Teheran lascia quindi ai suoi ‘proxy’ il compito di portare avanti la battaglia a viso aperto con Israele. Fra loro anche gli Houthi dello Yemen, che hanno annunciato l’intensificazione delle operazioni militari contro lo Stato ebraico. Proprio al popolo iraniano si è rivolto con un videomessaggio il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. “Israele è al vostro fianco” – ha detto – “quando l’Iran sarà finalmente libero, e quel momento arriverà molto prima di quanto la gente pensi, tutto sarà diverso. I nostri due popoli antichi, ebraico e persiano, saranno finalmente in pace. I nostri due paesi, Israele e Iran, saranno in pace”. Una sorta di invito alla ribellione al regime degli Ayatollah.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata