La normativa istituisce un ufficio per indagare su attività che si dice siano svolte nell'interesse di un altro Stato
La Commissione Europea ha deciso di deferire l’Ungheria alla Corte di giustizia Ue perché ritiene che la sua legge nazionale sulla “Difesa della sovranità” violi il diritto comunitario. La normativa ungherese istituisce un ‘Ufficio per la difesa della sovranità‘, incaricato di indagare su attività specifiche che si dice siano svolte nell’interesse di un altro Stato o di un ente, organizzazione o persona fisica straniera, presumibilmente suscettibili di violare o mettere a repentaglio la sovranità dell’Ungheria, nonché su organizzazioni che utilizzano finanziamenti esteri le cui attività presumibilmente influenzano l’esito delle elezioni o la volontà degli elettori.
La messa in mora e la procedura di deferimento
A febbraio 2024, la Commissione ha inviato una lettera di messa in mora all’Ungheria esprimendo le sue preoccupazioni. Ritenendo che la risposta fornita dall’Ungheria alla sua lettera di messa in mora fosse insoddisfacente, nel maggio 2024 la Commissione ha inviato un parere motivato in cui ribadiva le lamentele relative alla violazione dei diritti fondamentali sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, dalle libertà fondamentali del mercato interno e dalla legislazione dell’UE sulla protezione dei dati. In risposta a tale parere motivato, l’Ungheria ha sostenuto che la legge sulla difesa della sovranità non viola il diritto dell’UE e che le preoccupazioni sollevate erano infondate.
Le normative che la Commissione ritiene violate
Dopo aver valutato attentamente la risposta delle autorità ungheresi, la Commissione mantiene la maggior parte delle lamentele identificate, che non sono ancora state affrontate. Tali lamentele riguardano diversi diritti fondamentali sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE: il diritto al rispetto della vita privata e familiare, la libertà di espressione e di informazione, la libertà di associazione, il diritto al segreto professionale legale, nonché la presunzione di innocenza, che implica il diritto di non incriminare se stessi. La Commissione ritiene inoltre che la legge violi diverse libertà fondamentali del mercato interno, la direttiva sul commercio elettronico, la direttiva sui servizi, nonché la normativa dell’UE sulla protezione dei dati.
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