Il 7 ottobre 2023 Tomer Tzadik, 25 anni, era al festival musicale Nova. Si trovava insieme a migliaia di altre persone non lontano dal confine con la Striscia di Gaza quando, alle prime luci dell’alba, i miliziani di Hamas attaccarono i partecipanti al rave compiendo un vero e proprio massacro. Il bilancio fu di oltre 350 morti e una quarantina di persone prese in ostaggio. Tzadik rimase ferito gravemente a un braccio in tre punti e riuscì a salvarsi dopo ore di fuga rocambolesca fra un nascondiglio e un altro. Ora è uno dei tanti testimoni che si è posto come obiettivo quello di condividere la propria esperienza per sensibilizzare il mondo in merito a quanto accaduto. Il 7 ottobre il giovane, che da allora non ha più voluto prendere parti a raduni con un gran numero di persone, sarà a Los Angeles a raccontare la sua storia a una conferenza e, inevitabilmente, per lui non potrà essere un giorno come gli altri.
“Ormai è passato quasi un anno e con l’avvicinarsi della data ci penso sempre di più, ma posso dire che rivivo il 7 ottobre tutti i giorni”, ha raccontato a LaPresse, “fisicamente sto bene, diciamo che sono al 95%”. Per quanto riguarda invece la salute mentale, “è un processo lungo. Ma quando la sera vado a dormire sono felice e questa è la cosa più importante”. Il pensiero di Tomer corre poi inevitabilmente a tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas a Gaza. “Riportarli a casa è la cosa più importante – ha rimarcato -, un anno è decisamente troppo tempo. Avrebbero dovuto essere a casa ieri“. L’invito alla comunità internazionale e al governo è quello di “lavorare” affinché la loro liberazione possa avvenire. Quanto alle cause che hanno reso possibile l’attacco del 7 ottobre, il sopravvissuto al rave Nova considera anche il governo israeliano “responsabile” dell’accaduto. “Non sono un politico – ha precisato -, ma ritengo che in questo momento Israele abbia bisogno di una leadership coraggiosa, e non so se questa lo sia abbastanza”. Tzadik poi non ha dubbi nel dare un parere positivo sull’uccisione da parte di Israele dei capi di Hamas ed Hezbollah, a partire da Hassan Nasrallah. “Temo che possa portare a una possibile escalation, ma Nasrallah per Israele è come Bin Laden o Hitler. Lo stesso potremmo affermare di Ismail Haniyeh”. Un discorso che vale anche per la primula rossa di Hamas, Yahya Sinwar: “È uno psicopatico, ma è anche molto intelligente”, ha detto di lui Tzadik. “Non tutti i leader sono uguali – ha sottolineato -, per questo il fatto che siano stati uccisi è troppo importante per noi e per il mondo intero”.