L'ex presidente francese: "Guerra con Teheran? Non sono sicuro che Israele sarebbe in grado di vincere"

“La Francia deve sostenere la difesa di Israele ma ora è necessario un cessate-il-fuoco per evitare un’escalation nella regione”. A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è l’ex presidente francese Francois Hollande, all’Eliseo quando partirono gli accordi sul nucleare con Iran. “Già allora Netanyahu diceva che se l’Iran avesse avuto armi nucleari, l’avrebbe attaccato”, ricorda l’ex presidente socialista. “La Francia – spiega – come altri Paesi, ha espresso il suo sostegno a Israele, attaccato con dei missili dall’Iran. Ma credo che il nostro ruolo sia mostrare solidarietà con Israele ma anche garantire che cessi la sua operazione contro Hezbollah nel Sud del Libano e che si possa raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza”.

“Netanyahu è andato oltre, Iran obbligato a reagire”

Per la situazione che si è creata, sottolinea Hollande, “la responsabilità principale è di Hamas, che ha scatenato gli attacchi del 7 ottobre. Poi è vero che Netanyahu è andato oltre a quanto ci si aspettava, con un’operazione militare che va avanti da un anno, con bombardamenti pesanti. Quindi anche lui è responsabile. Ma mentre noi cercavamo di fare pressione su Netanyahu, Hezbollah inviava razzi nel Nord di Israele. Naturalmente la reazione del governo di Netanyahu è eccessiva. Ma ogni volta sono Hamas o Hezbollah a provocare”. “Credo – aggiunge – che l’Iran abbia davanti un dilemma. Non può più limitarsi solo a sostenere Hezbollah e Hamas, ora è obbligato a reagire, viste le umiliazioni inflitte ai suoi due proxy.

“Non sono sicuro che Israele sarebbe in grado di vincere”

Ma nel regime di Teheran ci sono sensibilità diverse. C’è chi vuole tornare alla situazione in cui c’era un accordo nucleare e in cui l’Iran poteva giocare un ruolo nella regione, e così riconquistare uno spazio commerciale ed economico. C’è un’altra parte del regime molto più bellicosa”. Ma l’obiettivo di Netanyahu è scatenare una guerra con l’Iran? “Forse ce l’ha in testa, ma noi invece – dice Hollande – non dobbiamo nemmeno pensarci. È quello che volevamo evitare quando abbiamo firmato l’accordo sul nucleare. Non possiamo andare incontro a una guerra che infiammerebbe l’intera regione, scatenando la solidarietà prima degli sciiti e poi forse dei musulmani. Non sono poi sicuro che Israele sarebbe in grado di vincere. L’Iran è un Paese di 80 milioni di persone, con notevoli risorse tecnologiche. Non è Hamas”. “Il problema dell’Europa – conclude – è che oggi nessuno ha una vera influenza, tranne gli Usa. Ma per quanto? Netanyahu cercherà di accelerare nella speranza che Trump venga eletto. Il Regno Unito ha riacquistato un po’ di margine di manovra. La Germania è praticamente fuori dai giochi. La Spagna ha riconosciuto lo Stato palestinese: questo ha permesso la visita del presidente dell’Autorità palestinese, ma non ha cambiato molto. Il governo di Giorgia Meloni è totalmente allineato con Netanyahu anche se questa non è la posizione tradizionale dell’Italia”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata