Nato nel 1962 in un campo profughi a Khan Younis è stato scelto come numero uno del gruppo dopo l'uccisione del capo politico Haniyeh
È considerato la mente del massacro del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele. Yahya Sinwar ai tempi era leader di Hamas nella Striscia di Gaza, poi è stato scelto come numero uno del gruppo dopo l’uccisione del capo politico Ismail Haniyeh, nel raid del 31 luglio scorso a Teheran per il quale è stato accusato Israele. Dal 7 ottobre Sinwar si nascondeva e i negoziatori hanno riferito che ci volevano giorni per fargli arrivare i messaggi.
Israele aveva promesso da subito che l’avrebbe ucciso, oggi è arrivata la notizia dell’Idf della sua possibile morte in un raid a Gaza insieme ad altri 2 membri di Hamas, seguita dalla conferma, secondo la tv israeliana, dei primi test del Dna. Stando a quanto riferito qualche settimana fa dal canale N12, Israele avrebbe potuto ucciderlo ma aveva rinunciato perché riteneva l’operazione ‘troppo rischiosa’ per la sorte degli ostaggi. Le condizioni potrebbero essere dunque cambiate.
Nato nel 1962 in un campo profughi a Khan Younis, nella Striscia, Sinwar è stato uno dei primi membri di Hamas, la cui formazione risale al 1987, e ha guidato il braccio di sicurezza del gruppo, che ha lavorato per eliminare le spie di Tel Aviv. Israele lo arrestò alla fine degli anni ’80 e lui ammise di aver ucciso 12 presunti collaboratori, un ruolo che gli valse il soprannome di ‘macellaio di Khan Younis’. Fu condannato a 4 ergastoli per reati che includono l’uccisione di 2 soldati israeliani. Mentre scontava il carcere guidò proteste dei detenuti e nel 2011 fu rilasciato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu nell’ambito di uno scambio per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit, che era stato catturato da Hamas in un raid transfrontaliero.
Una volta tornato a Gaza – nel frattempo nel 2008 era sopravvissuto a un cancro al cervello, dopo essere stato curato da medici israeliani -, Sinwar scalò rapidamente i ranghi della leadership di Hamas, con la reputazione di essere spietato. Si ritiene che ci sia lui dietro all’uccisione nel 2016 di un altro alto comandante di Hamas, Mahmoud Ishtewi, in una lotta di potere interna. Diventato capo di Hamas a Gaza, assunse di fatto il controllo del territorio, e lavorò con Haniyeh per allineare il gruppo con l’Iran e i suoi proxy nella regione, rafforzando al contempo le capacità militari del gruppo.
A ottobre 2023, poi, l’attacco a sorpresa in Israele: si ritiene che Sinwar ne sia stato l’architetto, insieme a Mohammed Deif (ucciso in un raid israeliano a Khan Younis il 13 luglio scorso quando era a capo dell’ala militare di Hamas) e a Marwan Issa (che era già stato ucciso in un altro raid il 10 marzo 2024 quando era vice capo delle Brigate Al-Qassam). Hamas ha dichiarato di aver lanciato l’attacco come rappresaglia per il trattamento riservato da Israele ai palestinesi e per riportare la causa palestinese nell’agenda mondiale. Furono uccisi circa 1.200 israeliani, perlopiù civili, e presi oltre 200 ostaggi: ne è seguita la guerra a Gaza, in cui finora sono stati morti oltre 42mila palestinesi.
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