L'uccisione durante un’operazione dell’Idf nella Striscia di Gaza
Con Yayha Sinwar è stato saldato “un conto aperto” il 7 ottobre, giorno del “peggiore massacro contro Israele”. Benjamin Netanyahu si è rivolto così ai suoi cittadini e alla comunità internazionale per celebrare l’uccisione del leader di Hamas avvenuta durante un’operazione dell’Idf nella Striscia di Gaza, probabilmente nella zona di Rafah. Forse l’eliminazione più causale dopo quelle del suo predecessore alla guida politica del gruppo, Ismail Haniyeh, e del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Le truppe israeliane avrebbero, infatti, attaccato un edificio dopo aver avvisato un gruppo di miliziani che si rifugiavano all’interno e, solo successivamente, individuato il corpo di un uomo che somigliava a Sinwar.
La conferma è arrivata dai test effettuati, in particolare quelli sull’arcata dentale: l’inafferrabile capo di Hamas, che da settimane aveva fatto perdere le sue tracce è morto. Ma la battaglia, ha avvertito Netanyahu, “non è terminata, continueremo con tutte le nostre forze sino a quando gli ostaggi rimasti non saranno portati a casa. Dobbiamo arrivare alle roccaforti di Hamas, perché è lì che si nascondeva questo assassino”. E’ “la fine di un potere fatto di male”, ha insistito, ora “Hamas non potrà più occuparsi del controllo della Striscia di Gaza”. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha celebrato l’eliminazione di Sinwar ed esortato, ora, “agire in ogni modo” per liberare “i 101 rapiti che vengono tenuti prigionieri con terribile crudeltà dagli assassini di Hamas”. Yoav Gallant, titolare della Difesa dello Stato ebraico, ha rivolto un messaggio agli abitanti di Gaza: “Sinwar ha concluso la sua vita picchiato, perseguitato e mentre era in fuga, non come un comandante ma come qualcuno che si prendeva cura solo di se stesso””. Ha quindi intimato ai nemici che ancora resistono nell’enclave palestinese di “liberare gli ostaggi e di arrendersi”. “Nessun terrorista è immune alla mano dell’Idf, Non ci fermeremo finché non restituiremo tutti i rapiti ed elimineremo i mostri di Hamas”.
La morte di Sinwar è stata accolta con soddisfazione anche in Occidente. Il presidente americano, Joe Biden, ha parlato di una “buona giornata per Israele, gli Stati Uniti e il mondo”, mentre la sua vice Kamala Harris ha parlato di “giustizia fatta”. Biden ha anche annunciato di voler parlare con Netanyahu su come porre fine alla guerra, ora che Hamas è stata definitivamente decapitata. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che lunedì prossimo sarà in Israele e Palestina, ha osservato: “Credo che da questo punto di vista Israele possa aver compiuto la sua azione di autodifesa. Mi auguro che la sua scomparsa possa portare a un cessate il fuoco a Gaza”. L’enclave da più di un anno soffre a causa della martellante offensiva israeliana. Tra le ultime delle oltre 42mila vittime ci sono anche le almeno 16 persone rimaste uccise in un raid isrealiano nel quale sarebbe stata presa di mira una scuola dell’Unrwa nel campo di Jabalia, nel nord della Striscia. L’idf sostiene che la struttura fosse stata trasformata da Hamas e dalla Jihad islamica in una sala di comando. Affermazione smentita dai miliziani palestinesi. Una tregua a Gaza potrebbe ridurre anche le tensioni in Libano dove Israele prosegue nella sua operazione, di terra e per via aerea, per indebolire Hezbollah. Gli ultimi attacchi hanno interessato la zona di Tiro, nel sud del Paese. Resta dunque alta l’allerta anche tra le truppe e nelle strutture della missione Unifil, raggiunte nei giorni scorsi dal fuoco israeliano. chiediamo a Israele di attenersi in modo rigoroso alle regole del diritto internazionale, di proteggere l’incolpevole popolazione civile, il diritto internazionale e l’Unifil, è tornato a ribadire a tal proposito il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata