La Presse ha analizzato con alcuni esperti la rappresaglia di Tel Aviv al raid effettuato da Teheran lo scorso 1 ottobre

La Presse ha analizzato con alcuni esperti l’attacco effettuato nella notte da Israele sull’Iran come rappresaglia al raid effettuato da Teheran lo scorso 1 ottobre.

Tricarico: ” Attacco Israele frutto compromesso al ribasso con Usa”

L’attacco effettuato nella notte da Israele nei confronti dell’Iran “è il frutto di un compromesso al ribasso dopo le sollecitazioni degli Stati Uniti che hanno svolto un robusto lavoro di sfrondamento delle mire di reazione israeliane dopo l’attacco subito l’1 ottobre”, ha detto il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis) ed ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare. “Poi – ha aggiunto – evidentemente c’è stata anche una valutazione interna da parte di Israele sulla proporzionalità e sulle conseguenze”. In sintesi, secondo Tricarico, “è stata una risposta calibrata, prevedibile e prevista. Hanno colpito l’Iran nella sua unica capacità di poter nuocere, ovvero quella missilistica. Era abbastanza scontato”. Quanto alle prime reazioni iraniane “non sembrano essere bellicose. Hanno puntato a minimizzare”. “Credo che non ci sarà un’ulteriore risposta – ha spiegato -, la strategia di fondo di Teheran è comunque quella di non entrare in un conflitto aperto con Israele. Anche se volesse farlo, non ne ha la forza”.

Margelletti: “Da Israele massima risposta possibile a Iran”

Per Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, “in questo momento Israele ha tanti fronti aperti, da Gaza al Libano, alla Cisgiordania, e non può permettersi una guerra totale con l’Iran. Quindi, compatibilmente con lo scenario e le pressioni politiche arrivate dagli americani, ha fatto il massimo possibile“. Secondo l’esperto “per ridurre sensibilmente le capacità militari iraniane avrebbero dovuto effettuare una campagna di più giorni, ma questo avrebbe avuto una serie di conseguenze politiche e anche militari, in quanto avrebbero dovuto togliere risorse da altri fronti”. Quanto a un’eventuale risposta iraniana, secondo Margelletti “la domanda è sempre la stessa”, “la leadership iraniana sa bene che non c’è gara fra le loro capacità e quelle israeliane, pertanto devono decidere se non agire, sopravvivere e diventare irrilevanti, oppure agire, mostrare di esistere, ma essere distrutti”. Inoltre – ha concluso – “la portata della risposta israeliana all’attacco iraniano dell’1 ottobre è “anche figlia delle imminenti elezioni americane” in quanto “Sia Harris che Trump non vogliono iniziare il mandato con una patata bollente da gestire data dalla conflittualità in Medioriente”.

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