Le immagini sono state analizzate da Ap
L‘attacco di Israele all’Iran ha probabilmente danneggiato una base gestita dai Guardiani della rivoluzione in cui vengono prodotti missili balistici e lanciati razzi nell’ambito di un programma spaziale, la base di Shahroud.
Le foto satellitari
È quanto emerge da foto satellitari analizzate oggi da Associated Press, che mostrano uno degli edifici principali della base distrutto. La rilevazione di questi danni solleva interrogativi sia perché sono avvenuti in una zona che precedentemente non era stata riconosciuta da Teheran come colpita, sia perché avrebbero colpito i Pasdaran, finora rimasti in silenzio su eventuali danni subiti nell’attacco israeliano. L’Iran aveva riferito che l’attacco di sabato di Israele aveva colpito 3 province, cioè Ilam, Khuzestan e Teheran, ma non la provincia in cui si trova la base di Shahroud, cioè quella di Semnan. I danni rilevati potenzialmente limitano ulteriormente la capacità della Guardia rivoluzionaria iraniana di fabbricare i missili balistici a combustibile solido di cui ha bisogno per accumulare scorte come deterrente contro Israele. Teheran si affida da tempo a questo arsenale, non potendo acquistare le armi occidentali avanzate di cui Israele e i vicini arabi del Golfo di Teheran si sono armati nel corso degli anni, in particolare dagli Stati Uniti.
I danni al Centro spaziale Shahroud
Le foto satellitari ad alta risoluzione di Planet Labs PBC, realizzate per AP e che Associated Press ha analizzato, mostrano i danni al Centro spaziale Shahroud della Guardia rivoluzionaria a Semnan, circa 370 chilometri a nord-est della capitale iraniana Teheran. Semnan ospita anche il Centro spaziale Imam Khomeini, utilizzato dal programma spaziale civile iraniano. Dalle immagini risulta che un importante edificio centrale del Centro spaziale di Shahroud è stato distrutto: l’immagine scattata martedì mattina mostra l’ombra della sua struttura ancora in piedi e intorno al sito si vedono veicoli, probabilmente di funzionari che ispezionavano i danni, con più auto del normale parcheggiate al cancello principale del sito nelle vicinanze. Anche 3 piccoli edifici a sud della struttura principale sembrano danneggiati. Negli ultimi mesi l’Iran ha costruito nuovi edifici nella base. Anche un altro hangar a nord-est dell’edificio principale sembra essere stato danneggiato. “Non possiamo escludere al 100% che si tratti di qualcos’altro, ma è quasi certo che questo edificio sia stato danneggiato da un attacco israeliano”, ha detto Fabian Hinz, esperto di missili e ricercatore presso l’Istituto Internazionale di Studi Strategici, che studia l’Iran.
Le conseguenze sull’arsenale dell’Iran
Altre foto satellitari analizzate in precedenza da Associated Press, di 2 basi militari vicino a Teheran, anch’esse prese di mira da Israele, avevano mostrato che i siti che l’Iran utilizza per la produzione di missili balistici sono stati distrutti, dando un ulteriore colpo al suo programma. “Non sappiamo se la produzione iraniana sia stata paralizzata come alcuni sostengono o se sia stata solo danneggiata”, ha dichiarato Hinz. “Abbiamo visto abbastanza immagini per mostrare che c’è stato un impatto“, ha aggiunto. Al momento né la missione dell’Iran all’Onu né l’esercito israeliano hanno risposto a richieste di commenti. L’Iran ha sempre negato di puntare alle armi nucleari e afferma che il suo programma spaziale, come le sue attività nucleari, abbia scopi puramente civili. Tuttavia le agenzie di intelligence Usa e l’Aiea affermano che l’Iran aveva un programma nucleare militare organizzato fino al 2003. A Parchin, una delle due basi militari vicino a Teheran prese di mira da Israele, è stato distrutto un edificio collegato a quel programma. “Come nel caso del programma nucleare iraniano, non si costruisce il sistema in sé, ma si costruisce tutta la tecnologia sotto la copertura di un programma civile”, ha detto Hinz. A quel punto, l’Iran potrebbe decidere di perseguire il raggiungimento dell’arma nucleare o di usare le sue conoscenze come merce di scambio con l’Occidente per le sanzioni internazionali.
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