L'ex presidente, accusato per una relazione con una 15enne, ha annunciato lo sciopero della fame

Il ministero degli Esteri della Bolivia ha denunciato che “gruppi irregolari nella zona del Chapare, nel dipartimento di Cochabamba, hanno preso in ostaggio più di duecento militari e si sono appropriati di armi da guerra e munizioni che si trovavano all’interno dei locali militari”. Secondo La Nacion si tratta di sostenitori dell’ex presidente Evo Morales in protesta da 20 giorni.

Governo: “Escalation destabilizzante”

Il ministero degli Esteri ha definito il sequestro come la continuazione “dell’escalation destabilizzante contro il sistema democratico”. L’attuale presidente boliviano, Luis Arce, ha definito il sequestro di tre caserme militari in una zona di coltivazione della coca nella Bolivia centrale come “un atto criminale assolutamente riprovevole e lontano da qualsiasi legittima rivendicazione sociale del movimento contadino indigeno”.

Le accuse contro Morales

I disordini sono scoppiati tre settimane fa, quando i pubblici ministeri boliviani hanno avviato un’indagine sulle accuse a Morales di aver avuto un figlio con una ragazza di 15 anni nel 2016, classificando la loro relazione come stupro di minore. Morales si è rifiutato di testimoniare in tribunale e si è rintanato nell’area rurale di Chapare, nella Bolivia centrale, per sfuggire a un possibile mandato di arresto nei suoi confronti. I coltivatori di coca in suo sostegno hanno vigilato su di lui, chiedendo la chiusura del caso giudiziario.

Lo sciopero della fame

In un comunicato stampa, Morales ha annunciato: “Per dare priorità al dialogo, inizierò uno sciopero della fame“. Morales vuole così convincere il suo rivale a fare pressioni sulla giustizia perché accantoni il caso contro di lui. Arce e Morales sono in una feroce battaglia per il controllo del partito al potere, che rimane diviso tra i loro sostenitori in vista delle elezioni del 2025 . “Il governo ha anche ratificato la sua piena disponibilità e predisposizione al dialogo con tutti i settori sociali del Paese”, si legge ancora nel comunicato del ministero degli Esteri boliviano, “ma ha chiarito che ciò non sarà possibile finché il popolo boliviano continuerà a essere vittima di abusi da parte di questi gruppi che non sono interessati all’economia nazionale e popolare e che cercano solo di realizzare gli interessi personali ed elettorali di un ex presidente”.

 

 

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