Dopo mesi di agonia si spegne (quasi) definitivamente il governo ‘semaforo’, l’esecutivo guidato da Olaf Scholz e il suo Spd insieme a Verdi e Fdp. Decisiva la decisione dello stesso Scholz di licenziare “l’irresponsabile” ministro delle Finanze, Chistian Lindner – che già nell’epoca Merkel aveva fatto saltare le trattative della coalizione ‘giamaica’ con la Cdu e i Verdi – dopo che quest’ultimo aveva proposto di andare a nuove elezioni durante il vertice della coalizione che, nelle intenzioni, doveva servire a ricompattare il governo.
A dare il via all’ultima delle dispute all’interno della coalizione era stato proprio Lindner, leader dei liberali dell’Fdp, con un documento sulle nuove iniziative di politica economica e finanziaria, in netto contrasto con le posizioni dei partner di governo. Nonostante la “provocazione”, come è stata definita l’iniziativa di Lindner da parte di Spd e Verdi, nei confronti del titolare del dicastero delle Finanze c’era stata una mano tesa. Soprattutto da parte del ‘rivale’ Robert Habeck, vicecancelliere e ministro dell’Economia, esponente dei Verdi, che aveva proposto di spostare i fondi previsti per la fabbrica Intel in Magdeburgo e destinarli al bilancio in difficoltà e non più al fondo per il clima. Niente da fare, perché Lindner non è sceso a compromessi e, come ha spiegato Scholz “ha infranto la mia fiducia. Lo ha fatto troppo spesso. Ha persino annullato unilateralmente l’accordo sul bilancio. Dopo che l’avevamo già concordato in lunghi negoziati. Non c’è alcuna base di fiducia per un’ulteriore cooperazione. Un serio lavoro di governo non è possibile in questo modo. Sono obbligato a questo passo per evitare danni al Paese”.
Lindner ha replicato che Scholz ha proposto qualcosa di improponibile come togliere il cosiddetto ‘freno all’indebitamento’ (il vincolo al bilancio previsto dalla Costituzione tedesca) e ha accusato il ‘kanzler’ di “non avere la forza per dare alla Germania un nuovo inizio”. Una resa dei conti senza esclusione di colpi, che arriva in un momento di grande incertezza, per la Germania e per l’Europa, in particolare “alla luce dei risultati delle elezioni americane”, come sottolineato da Scholz. Ora il cancelliere si è messo in discussione: è pronto a chiedere il voto di fiducia il prossimo 15 gennaio. “Poi saranno i deputati del Bundestag a decidere”. L’opzione più probabile è quella di nuove elezioni entro marzo. Intanto il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, si è portato avanti incontrato il presidente della Cdu e leader dell’opposizione, Friedrich Merz, con il quale Scholz si è detto pronto a collaborare nelle prossime settimane. Resta poi da risolvere il nodo bilancio, con la discussione sul budget in programma il prossimo 14 novembre.