Il governatore della regione di Valencia, Carlos Mazón, nel suo intervento al Parlamento regionale per riferire sulla gestione della Dana, ha ammesso che ci sono stati “errori“, senza attribuire responsabilità specifiche, ma ha aggiunto che l’esecutivo regionale non avesse a disposizione “informazioni sufficienti” su quella che ha descritto come una “catastrofe colossale”, che ha “superato le previsioni dell’Aemet”, l’agenzia meteorologica spagnola che fa capo al ministero della Transizione ecologica guidato da Teresa Ribera. “Abbiamo fatto tutto il possibile con quello che sapevamo”, ha detto il governatore, affermando poi di non voler “negare le mancanze” nella gestione della Dana e di non volersi “sottrarre a nessuna responsabilità”.
“Eravamo preparati” per affrontare le precipitazioni “che aveva previsto l’Agenzia meteorologica spagnola? Sì, lo eravamo. Avevamo preso tutte le misure necessarie per quelle previsioni? Sì. Eravamo preparati ad affrontare un fenomeno che è stato cinque volte superiore alle previsioni meteorologiche? La risposta è no”, ha detto Mazón, ribadendo di fatto che ci fu una mancanza di informazioni sulla grandezza della catastrofe provocata dalla Dana. Il governatore ha affermato che il 29 ottobre si seguirono “i protocolli esistenti usati molte volte in passato” che però “non furono sufficienti” per quella “situazione straordinaria”. Mazón ha anche rimproverato una “mancanza di informazione e coordinazione il giorno dopo la catastrofe” che provocò una “risposta più lenta del dovuto“.
Mazón ha poi puntato il dito contro l’Agenzia meteorologica spagnola (Aemet) e la Confederazione idrografica di Júcar, che fanno capo entrambe al ministero per la Transizione ecologica guidato da Teresa Ribera, per le informazioni ricevute riguardanti l’alluvione. In particolare, Mazón ha accusato la Confederazione idrografica di Júcar di aver dato al governo regionale informazioni “frammentate, inesatte e tardive” sul Barranco del Poyo, il cui straripamento ha causato i maggiori danni nell’area metropolitana di Valencia. Mazón si è anche difeso per le dichiarazioni che fece il giorno dell’alluvione, quando verso le 13 disse che alle 18 sarebbe finito il pericolo per le forti piogge. Il governatore ha detto di aver fatto quelle affermazioni sulla base delle informazioni che aveva e che erano state fornite dall’Aemet.
Mazón ha parlato di un “blackout informativo” da parte della Confederazione idrografica di Júcar sulla situazione del Barranco del Poyo tra le 16.13 e le 18.43 e ha detto che solo alle 18.43 la Confederazione avvisò il Cecopi, ovvero il Centro di coordinamento delle emergenze valenciano, rispetto alla grande quantità d’acqua che si stava accumulando. Il governatore ha però criticato che la comunicazione avvenne tramite una semplice mail e che non conteneva un’allerta su “l’elevatissimo rischio di straripamento“. “Spettava unicamente alla Confederazione dare informazioni sul possibile straripamento” del Barranco, ha detto Mazón. Il governatore ha affermato che parallelamente al Barranco del Poyo era in atto un’altra emergenza idrologica, ovvero il possibile straripamento del bacino di Forata, che, se fosse avvenuto, avrebbe causato danni “inimmaginabili”. Rispetto al bacino di Forata, Mazón ha riconosciuto che dalla Confederazione arrivarono informazioni esatte, complete e puntuali. Verso le 21 fu comunicato che la diga di Forata aveva resistito.
Il governatore della regione di Valencia si è anche difeso da uno dei punti più critici della gestione dell’emergenza, ovvero il ritardo con cui fu inviato il messaggio di allerta della protezione civile regionale ai residenti. Questo messaggio, noto come sistema Es-Alert, arrivò dopo le 20 quando molte persone erano già intrappolate nell’acqua alta. Mazón ha affermato che il sistema non era mai stato usato nella Comunità valenciana e “che non è previsto nei protocolli“. È un sistema che si prevede “in caso di incidenti in industrie chimiche o per la rottura di dighe”. Per questo, ha detto, fu inviato verso le 20 quando fu rilevato il rischio della rottura della diga di Forata, diga che poi ha resistito.
Alcune decine di manifestanti si sono radunate davanti alla sede del Parlamento valenciano dove è comparso il governatore Carlos Mazón per dare spiegazioni sulla gestione dell’emergenza Dana che nella regione ha causato più di 200 vittime. Tra i manifestanti ci sono anche residenti di Paiporta, il Comune più colpito che si trova nell’area metropolitana di Valencia, riferisce El Pais. I dimostranti stanno chiedendo a gran voce le dimissioni di Mazón. Sabato scorso si è tenuta una manifestazione oceanica a Valencia per protestare contro la gestione dell’emergenza al grido di ‘Mazón dimisión’.
Carlos Mazón “sta mentendo”, aveva a disposizione “tutti i dati e le informazioni” riguardanti i rischi e gli sviluppi della Dana. È quanto riferiscono a LaPresse fonti governative spagnole, commentando l’intervento di Mazón al Parlamento regionale. Le fonti sottolineano che la Confederazione idrografica di Júcar, che fa capo al ministero per la Transizione ecologica guidato da Teresa Ribera, “ha riferito in modo corretto, permanente e adeguato” le informazioni al governo valenciano. “Tutti i dati e le informazioni c’erano. Un’altra cosa è che il team nominato da Mazón non sia stato diligente nel consultarli, o non sia stato in grado di comprenderli e interpretarli”, hanno proseguito le fonti, sottolineando che altre istituzioni, come l’Università di Valencia, utilizzando gli stessi dati, “hanno ordinato ai loro professori e studenti di rimanere a casa la mattina del 29 ottobre”.