L'imprednitore è accusato di avere cospirato contro il governo cinese, rischia l'ergastolo
L’ex editore di Hong Kong Jimmy Lai ha iniziato a testimoniare nel processo in cui è coinvolto. L’imprenditore, accusato di avere cospirato contro il governo cinese per conto degli Stati Uniti, ha raccontato in tribunale dei suoi incontri nel 2019 con l’ex vicepresidente statunitense Mike Pence e l’ex segretario di Stato Mike Pompeo durante le proteste anti-governative a Hong Kong. Lai ha assicurato di non aver chiesto ai funzionari statunitensi di intraprendere alcuna azione. Decine di persone sono rimaste in piedi sotto la pioggia per assicurarsi un posto in aula. Entrando in tribunale, Lai ha salutato e sorriso ai suoi familiari, che si sono seduti accanto al cardinale cattolico Joseph Zen.
“È al di là delle mie possibilità”, ha spiegato. Durante lo stesso viaggio negli Stati Uniti, Lai ha incontrato anche Pompeo e discusso con lui della situazione a Hong Kong, e ha sottolineato che si trattava di una conversazione simile a quella avuta con Pence. Lai ha chiarito di non aver chiesto agli Usa di fare qualcosa, ma “di dire qualcosa”. Fondatore del quotidiano pro-democrazia Apple Daily, ora chiuso, l’imprenditore è stato arrestato nel 2020 durante la repressione delle proteste di massa che hanno sconvolto Hong Kong a partire dal 2019. Se condannato, rischia l’ergastolo.
Lai: “Idea di indipendenza Hong Kong è folle”
L’ex editore Jimmy Lai ha respinto l’idea di indipendenza di Hong Kong dalla Cina, dicendo che era un’idea “folle” e che non ha mai permesso al suo staff o al giornale di parlarne. Ha aggiunto di essere entrato nel mondo dei media “per partecipare alla liberazione della libertà”. “Più sai, più sei libero“, ha sottolineato, precisando che i valori fondamentali del suo quotidiano Apple Daily sono i valori fondamentali del popolo di Hong Kong, tra cui lo stato di diritto, la libertà e il perseguimento della democrazia. Il processo continuerà giovedì.
I legami di Lai con l’ex presidente di Taiwan
Lai ha testimoniato sui suoi incontri con ex funzionari statunitensi e ha fornito dettagli sui suoi presunti legami politici con persone negli Stati Uniti, nel Regno Unito e a Taiwan, tra cui l’ex presidente di Taiwan Tsai Ing-wen e l‘ultimo governatore britannico di Hong Kong, Chris Patten. Lai ha detto che Tsai voleva saperne di più sul pensiero dell’amministrazione dell’allora presidente Donald Trump, ma ha precisato di non averci mai parlato. I procuratori sostengono che Lai abbia chiesto ai Paesi stranieri, in particolare agli Stati Uniti, di intraprendere azioni contro Pechino “con il pretesto di combattere per la libertà e la democrazia”.
Le accuse di Pechino
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha affermato ai giornalisti che l’ex editore Jimmy Lai è una delle principali menti dei disordini e dei sentimenti anti-Cina a Hong Kong e una “pedina delle forze anti-cinesi“. Ha poi aggiuntoche la Cina si oppone fermamente all’interferenza di alcuni Paesi nei suoi affari interni.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata