La situazione in Siria è “complessa” e il rischio più grande è quello del “collasso migratorio”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, fa il punto su quanto sta accadendo nel Paese arabo, scosso nelle ultime ore dall’avanzata dei ribelli jihadisti, ma non solo. Le forze sul campo infatti sono diverse. Oltre alle milizie islamiste filo-turche di Hayat Tahrir al-Sham ci sono anche i curdi, che avrebbero occupato l’aeroporto di Aleppo. Secondo quanto filtrato sabato sera dai media arabi, anche all’interno dei filo-governativi si sarebbe creata una spaccatura con voci di un tentativo di golpe nei confronti del presidente Bashar Assad, che potrebbe trovarsi in Russia.
“La situazione è molto grave. Abbiamo bisogno dell’aiuto delle Nazioni Unite, degli Usa e di tutte le nazioni che possono darci una mano a fare in modo che le persone possano lasciare Aleppo”. L’appello arriva da Anass Mohamed Alshami, membro del parlamento siriano, che da Aleppo ha testimoniato a LaPresse l’attuale situazione nella città presa d’assalto dai ribelli. “In questo momento la situazione è veramente brutta. I miliziani dei tre gruppi ribelli hanno preso il controllo della città, a parte le zone dove ci sono le forze curde e dove ci sono stati altri combattimenti. Molte persone sono riuscite a scappare da Aleppo nei giorni scorsi, ma ora non è più possibile né uscire né entrare dalla città. Questo è un grosso problema”, ha affermato Alshami.
I residenti di Aleppo non possono lasciare la città e si trovano sotto i bombardamenti, ha spiegato il parlamentare siriano, che ha subìto in prima persona le conseguenze dei bombardamenti dopo che anche la sua abitazione è stata colpita e ha mostrato le immagini in un video su Facebook: “I bombardamenti aerei continuano. È una situazione molto grave. Non sappiamo se arrivano da aerei russi, probabilmente non sono russi. Sicuramente sono aerei del regime”. La cosa più importante ora, ha sottolineato Alshami, è permettere alle persone di lasciare Aleppo: “Adesso stiamo aspettando l’aiuto dalle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti, da parte di tutte le nazioni che possono darci una mano. Soprattutto per riaprire i confini della città. Ripeto siamo in una situazione veramente brutta”. “Dobbiamo trovare un modo affinché le persone, le donne e i bambini possano lasciare Aleppo. Almeno che possano raggiungere Lattakia, Damasco o un altro posto sicuro. Abbiamo bisogno dell’aiuto delle Nazioni Unite per aiutare queste persone a lasciare la città“, ha concluso Alshami.
“In Siria ci sono circa 300 italiani, la metà a Damasco, mentre ad Aleppo siamo attorno ai 120. Non ci sono pericoli per i nostri connazionali, anche perché i ribelli hanno detto in maniera chiara che non toccheranno e non faranno operazioni ostili nei confronti della popolazione civile, e neanche dei cristiani, visto che Aleppo ha una fortissima presenza cristiana”, ha spiegato Tajani. Oggi, domenica, è prevista la partenza da Aleppo verso Damasco di un convoglio delle Nazioni Unite. “Faranno parte di questo convoglio alcuni italiani, mentre molti altri vogliono rimanere ad Aleppo. Si tratta di famiglie miste, italo-siriane e religiosi”, ha dichiarato ancora. Il titolare della Farnesina ha spiegato che l’ambasciata “segue minuto per minuto la situazione e domani (oggi, ndr) i nostri connazionali verranno accolti nella nostra sede diplomatica”. L’avanzata dei ribelli jihadisti al momento sembra essere senza contrasto. Dopo Aleppo il prossimo obiettivo è la città di Hama, anche se l’esercito siriano ha smentito le notizie secondo cui gli insorti avrebbero occupato alcuni villaggi limitrofi. La Russia ha promesso aiuti militari alla Siria entro le prossime 72 ore e il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha effettuato un giro di chiamate fra gli omologhi che hanno interessi nel conflitto siriano. Con il ministro degli Esteri iraniano, suo alleato, il capo della diplomazia di Mosca ha concordato sulla “necessità di intensificare gli sforzi congiunti volti a stabilizzare la situazione” mentre con quello turco, Paese con cui gli interessi nello scenario siriano sono opposti, ha espresso “seria preoccupazione per l’escalation militare“.
Intanto nel vicino Libano la tregua fra Hezbollah e Israele resta molto fragile. L’Idf infatti ha effettuato alcuni raid contro la milizia sciita a causa di “attività che rappresentavano una minaccia violando gli accordi sul cessate il fuoco”. Alcune armi appartenenti ad Hezbollah inoltre sarebbero state trovate all’interno di una moschea. Da Gaza invece è giunta la notizia della morte di tre operatori dell’ong World Central Kitchen a seguito di un attacco con un drone israeliano. L’Idf ha spiegato che il raid è stato effettuato in quanto uno di loro era “un terrorista che aveva partecipato all’attacco del 7 ottobre“. L’ong al momento ha sospeso le operazioni nella Striscia. Hamas, dal canto suo, ha mostrato in un video l’ostaggio israelo-americano Edan Alexander di soli 20 anni. Nel filmato il giovane, un soldato che era di stanza nei pressi della Striscia di Gaza la mattina del 7 ottobre, ha detto di essere prigioniero da oltre 420 giorni. Se questo fosse vero vorrebbe dire che il video è stato girato questa settimana. Il premier isreliano, Benjamin Netanyahu, ha chiamato i genitori mentre il forum dei familiari degli ostaggi ha lanciato un appello al presidente eletto americano, Donald Trump affinché faccia pressioni sul governo israeliano in merito a un accordo volto alla liberazione degli ostaggi.
Non risultano esserci dei morti ma sono stati segnalati “molti danni” al collegio francescano Terra Sancta di Aleppo. Lo fanno sapere a LaPresse fonti vicine ai frati francescani, dopo che un attacco russo ha “quasi distrutto il convento”. “Il Collegio francescano Terra Sancta di Aleppo è stato colpito da un attacco russo che ha causato gravi danni. Faccio appello a tutte le parti in conflitto in Siria perché sia tutelata la popolazione civile. Continuiamo ad assicurare ogni possibile assistenza agli italiani in Siria”, lo ha scritto sul suo profilo X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.