Gli Stati Uniti hanno rimproverato Tel Aviv di non aver rispettato il cessate il fuoco. Prese di mira le città libanesi di Yaroun, Shebaa, Beit Lif e Tallousseh
Vacilla la tregua tra Israele e Hezbollah con scambi di accuse reciproche. Gli Stati Uniti hanno rimproverato il governo di Tel Aviv per non aver rispettato il cessate il fuoco, soprattutto con “il ritorno visibile e udibile dei droni israeliani nei cieli sopra Beirut”. Il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri ha accusato Israele di aver commesso 54 “flagranti violazioni” della tregua. Violazioni a cui Hezbollah ha voluto rispondere prendendo di mira con due razzi una posizione dell’esercito israeliano nella zona del Monte Dov, area storicamente contesa.
“Poiché le consultazioni con le parti responsabili per porre fine a queste violazioni non hanno avuto successo, la Resistenza islamica ha lanciato questa sera un primo avvertimento“, ha fatto sapere il gruppo libanese. Attacco che ha scatenato l’ira di Benjamin Netanyahu che ha assicurato: “Risponderemo con la forza. Siamo determinati a continuare a far rispettare il cessate il fuoco e a rispondere a qualsiasi violazione da parte di Hezbollah”. Poco dopo nei cieli del sud del Libano sono tornati a volare i caccia dell’Idf che hanno preso di mira le città di Yaroun, Shebaa, Beit Lif e Tallousseh. Il Pentagono ha definito questi scambi a fuoco “incidenti” e ha assicurato che “il cessate il fuoco sta tenendo”.
La situazione in Siria, per le ong uccise oltre 500 persone
Intanto si muovono gli alleati del presidente siriano Bashar Assad per fermare l’avanzata dei ribelli guidati dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham. Milizie irachene sostenute dall’Iran sono state dispiegate oggi nel Paese per sostenere la controffensiva del governo siriano dopo la conquista da parte dei miliziani della città di Aleppo. Circa 200 combattenti iracheni a bordo di pick-up sono entrati in Siria dall’Iraq nella notte tra domenica e lunedì attraverso il valico strategico di Bou Kamal. L’esercito regolare ha riferito che, nelle ultime 24 ore, sono 400 gli insorti uccisi dagli attacchi aerei suoi e da quelli russi. La controffensiva continua con l’obiettivo di accerchiare i ribelli nelle campagne di Aleppo, Hama e Idlib. Secondo le ong, i raid aerei e i combattimenti, intanto, hanno ucciso oltre 500 persone, tra cui almeno 92 civili.
Turchia e Russia in soccorso di Assad
In soccorso di Assad, oltre all’Iran, si sta muovendo anche la Turchia che ha annunciato: “Il processo di Astana sarà attuato presto”. Il riferimento è al procedimento di pace per porre fine alla guerra civile siriana messo in atto a partire dal dicembre 2016 dalle diplomazie di Russia, Turchia e Iran. Coordinamento confermato anche dal presidente russo Vladimir Putin che, in una telefonata con l’omologo a Teheran Masoud Pezeshkian, ha espresso “sostegno incondizionato” all’alleato Assad.
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