Assad è fuggito a Mosca dopo la presa di Damasco da parte dei ribelli Jihadisti. Oggi si riunisce il consiglio di Sicurezza Onu
La Siria è in mano i ribelli guidati dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham che nella notte tra sabato e domenica hanno preso Damasco mentre l’esercito regolare si è arreso senza sparare nemmeno un colpo. Il tutto mentre il presidente Bashar Al-Assad era già fuggito a Mosca. La situazione resta monitorata con attenzione da parte della comunità internazionale con il Consiglio di sicurezza Onu che si riunisce oggi su richiesta della Russia. Monito di Biden che dichiara: “Non lasceremo tornare l’Isis”.
IN AGGIORNAMENTO
Anche Regno Unito sospende richieste di asilo da siriani
Anche il Regno Unito ha sospeso le decisioni sulle richieste di asilo siriane mentre valuta la situazione attuale. Un portavoce ha fatto sapere: “Il ministero dell’Interno ha sospeso le decisioni sulle richieste di asilo siriane mentre valutiamo la situazione attuale. Manteniamo costantemente aggiornate tutte le linee guida nazionali relative alle richieste di asilo, in modo da poter rispondere ai problemi emergenti”. Lo riporta il Guardian.
Erdogan annuncia riapertura valico per il rientro dei rifugiati
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che la Turchia riaprirà la frontiera con la Siria per facilitare il ritorno dei rifugiati, a seguito dei recenti sviluppi nella regione. Lo riporta l’agenzia Anadolu. “Stiamo aprendo il valico di frontiera di Yayladagi per evitare il sovraffollamento e facilitare il ritorno dei rifugiati siriani”, ha affermato Erdogan dopo una riunione del governo.
Meloni convoca vertice dopo il Cdm per fare il punto sulla situazione
Al termine del Consiglio dei ministri, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni presiederà una riunione per fare il punto sulla situazione in Siria. Al vertice parteciperanno i ministri competenti e i vertici dell’intelligence.
Anche Danimarca, Norvegia e Svezia sospendono esame richieste asilo
Anche Danimarca, Norvegia e Svezia hanno annunciato la sospensione dell’esame delle domande di asilo presentate dai rifugiati siriani, il giorno dopo la caduta di Bashar al-Assad. La Commissione danese per i ricorsi per i rifugiati “ha deciso di sospendere il trattamento dei casi riguardanti persone provenienti dalla Siria a causa della situazione molto incerta nel paese dopo la caduta del regime di Assad”, si legge in un comunicato. La decisione, viene precisato, riguarda attualmente 69 casi. Inoltre la Commissione “ha deciso di posticipare il termine ultimo per la partenza delle persone che possono essere espulse verso la Siria“, che riguarda 50 casi. Da parte sua, anche la Norvegia ha deciso di sospendere l’esame dei dossier dei rifugiati siriani, in attesa che la situazione si stabilizzi. “La situazione nel paese rimane molto poco chiara e irrisolta“, scrive la Direzione norvegese per l’immigrazione (UDI) in una nota. Infine, anche le autorità svedesi hanno annunciato che sospenderanno l’esame delle domande di asilo dei rifugiati siriani e le loro espulsioni. “Data la situazione, semplicemente non è possibile valutare i motivi della protezione in questo momento”, ha detto Carl Bexelius, capo degli affari legali presso l’Agenzia nazionale svedese per la migrazione.
Media: concessa amnistia a soldati del regime di Assad
Il Dipartimento per le operazioni militari in Siria ha annunciato un’amnistia per il personale militare arruolato sotto servizio obbligatorio nel regime di Bashar Assad, rovesciato ieri dai ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, e il divieto di aggredirlo. Lo riporta Al Jazeera.
Media: truppe Onu restano in zona cuscinetto sulle alture del Golan
Nonostante l’esercito israeliano abbia conquistato una zona cuscinetto sulle alture del Golan tra Israele e il territorio controllato dalla Siria, le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite restano ai loro posti. Lo ha detto un portavoce Onu alla Cnn. “Sono lì, sul posto, a fare il loro lavoro, proprio come ieri e l’altro ieri”, ha detto Nick Birnback in una nota. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite creò la Forza di osservazione del disimpegno (UNDOF) nel 1974, dopo che Israele aveva conquistato le alture del Golan dalla Siria nel 1967 e la Siria non era riuscita a riconquistare il territorio nel 1973. Birnback ha affermato che senza un cambiamento nel mandato del Consiglio di sicurezza dell’Undof, i peacekeeper rimarranno alle loro postazioni. Il Consiglio di sicurezza ha rinnovato l’ultima volta la missione dell’Undof a giugno, fino alla fine dell’anno.
Anche Austria blocca le richieste di asilo dalla Siria
Anche l’Austria ha deciso di bloccare le richieste di asilo da parte di siriani. Lo ha annunciato il ministero dell’Interno austriaco, citato dai media locali. La decisione è giunta alla luce della caduta del governo di Bashar Assad e del cambiamento della situazione politica del Paese. Secondo quanto riporta Die Presse, le richieste aperte in prima istanza che verranno coinvolte dallo stop sono circa 7.300. È stato precisato che tutte le richieste verranno riviste e che anche i ricongiungimenti familiari verranno sospesi. In generale la legge prevede che il diritto di asilo possa essere revocato se si è verificato un “cambiamento significativo e permanente delle circostanze specifiche, in particolare politiche” nel Paese di origine del richiedente asilo e questo sembra essere il caso della Siria, scrive Die Presse. Stamattina anche la Germania ha sospeso l’esame delle richieste di asilo dalla Siria.
Rutte: “Russia e Iran condividono responsabilità crimini di Assad”
“Russia e Iran sono stati i principali sostenitori del regime di Assad e condividono la responsabilità per i crimini commessi contro il popolo siriano. Hanno anche dimostrato di essere partner inaffidabili, abbandonando Assad quando ha cessato di essere utile per loro”. Lo afferma il Segretario generale della Nato Mark Rutte.
Rutte: “Transizione sia pacifica, osserveremo azioni dei ribelli”
“Questo è un momento di gioia ma anche di incertezza per il popolo siriano e la regione. Speriamo in una transizione pacifica del potere e in un processo politico inclusivo guidato dalla Siria. Osserveremo attentamente come si comporteranno i leader ribelli durante questa transizione. Devono sostenere lo stato di diritto, proteggere i civili e rispettare le minoranze religiose“. Lo afferma il Segretario generale della Nato Mark Rutte.
Media: al-Jolani nomina premier di governo di transizione
Al Jazeera riferisce che il leader dei ribelli al-Jolani ha nominato l’ingegnere Muhammad al-Bashir capo del governo di transizione, denominato ‘governo di salvezza siriano’. Al-Bashir è parte del governo di opposizione siriana che da anni governa la città di Idlib e che è stato formato da Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) nel 2017, dopo la guerra civile. Il nome di al-Bashir è stato deciso dopo un incontro tra al-Jolani, che ora si fa chiamare con il suo nome di battesimo Ahmed Al-Sharaa, e il primo ministro uscente del regime Muhammad Al-Jalali.
Germania sospende esame di richieste asilo dalla Siria
L’Ufficio federale tedesco per la migrazione e i rifugiati ha sospeso l’esame delle richieste di asilo provenienti da rifugiati siriani. Lo rivela lo Spiegel, che ha parlato con un portavoce dell’ufficio. La decisione è stata presa a causa della situazione in Siria, dove, secondo le autorità della Germania, quello che accadrà a livello politico è troppo difficile da prevedere, pertanto al momento non è possibile fare valutazioni serie. Secondo le autorità, sono interessate 47.270 domande di asilo presentate da siriani e non ancora esaminate, di cui circa 46.000 sono alla fase iniziale.
Primo ministro Siria: “Al lavoro per transizione rapida e senza intoppi”
Il primo ministro siriano, Mohammed Ghazi Jalali, ha dichiarato all’emittente televisiva Sky News Arabia che la maggior parte dei ministri del Gabinetto che si trovano a Damasco stanno svolgendo i loro compiti dai loro uffici per promuovere la sicurezza e che cibo e medicine sono disponibili per la popolazione. “Stiamo lavorando affinché il periodo di transizione sia rapido e senza intoppi“, ha dichiarato, aggiungendo che il governo sta lavorando con gli insorti. Jalali ha detto di essere pronto a incontrare il loro leader, Abu Mohammed al-Golani, che è a capo del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts).
Kallas: “Momento storico, ora riunificare e respingere estremismo”
“La caduta del regime criminale di Assad segna un momento storico per il popolo siriano, che ha sopportato immense sofferenze e dimostrato una straordinaria resilienza nella ricerca di dignità, libertà e giustizia. I nostri pensieri vanno a tutte le vittime del regime di Assad e alle vittime causate dal conflitto siriano. Tutti i siriani dovrebbero ora avere la possibilità di conoscere la verità sul destino dei loro cari“. Lo afferma l’Alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas in una nota. “Oggi siamo al fianco di tutti i siriani, sia nel paese che nella diaspora, che sono pieni di speranza, ma anche di coloro che temono un futuro incerto. Tutti devono avere l’opportunità di riunificare, stabilizzare e ricostruire il loro paese, ripristinare la giustizia e garantire la responsabilità. È fondamentale preservare l’integrità territoriale della Siria e rispettare la sua indipendenza, la sua sovranità, così come le istituzioni statali, e respingere ogni forma di estremismo“, sottolinea. “Invitiamo tutti gli attori a evitare ulteriori violenze, a garantire la protezione dei civili e a rispettare il diritto internazionale, incluso il diritto internazionale umanitario. Invitiamo in particolare alla protezione dei membri di tutte le minoranze, comprese quelle cristiane e di altre confessioni non maggioritarie, nonché alla sicurezza dei cittadini stranieri e al rispetto delle rappresentanze diplomatiche a Damasco. Invitiamo inoltre tutte le parti a proteggere il ricco patrimonio culturale e i monumenti religiosi della Siria”, conclude.
Ue: “Per ora non ci sono condizioni per rimpatri sicuri”
“Siamo convinti che la maggior parte dei siriani nella diaspora abbia sognato di tornare nel loro paese, come ho detto in precedenza, e ora la situazione attuale è davvero di grande speranza, ma anche di grande incertezza. Spetterà a ogni individuo e a ogni famiglia decidere cosa desidera fare, tuttavia, per il momento, sosteniamo, in linea con l’Unhcr, che non ci sono le condizioni per rimpatri sicuri, volontari e dignitosi in Siria”. Lo ha detto il portavoce del Servizio per l’Azione esterna dell’Ue Anouar El Anouni nel briefing quotidiano con la stampa.
Ribelli: non interferiremo con abbigliamento donne
I ribelli siriani che hanno rovesciato il presidente Bashar Assad hanno dichiarato che non imporranno alcun codice di abbigliamento religioso alle donne e hanno promesso di garantire la libertà personale a tutti. In una dichiarazione pubblicata sui social, il Comando generale degli insorti ha affermato che “è severamente vietato interferire con l’abbigliamento delle donne o imporre qualsiasi richiesta relativa al loro abbigliamento o aspetto, comprese le richieste di modestia“. Il comando ha affermato che la libertà personale è garantita a tutti e che il rispetto dei diritti degli individui è la base per costruire una nazione civile. Nelle aree controllate dai gruppi di opposizione siriani dallo scoppio della guerra civile nel 2011, la stragrande maggioranza delle donne vestiva lasciando scoperti solo viso e mani. Abu Mohammed al-Golani, il leader dei militanti le cui forze sono entrate a Damasco nel fine settimana, ha rinunciato ai legami di lunga data con Al-Qaeda e ha voluto descriversi come un sostenitore di pluralismo e tolleranza.
Oltre 4mila soldati siriani fuggiti in Iraq dopo caduta Assad
Più di 4mila soldati dell’esercito siriano sono entrati in Iraq da quando le forze ribelli hanno preso Damasco e rovesciato il governo di Bashar Assad. Lo riferisce un funzionario di una milizia dell’ovest dell’Iraq, le Forze di Mobilitazione Tribale di Anbar, spiegando che i soldati hanno consegnato le loro armi, munizioni e veicoli blindati e saranno ospitati in un campo, ma senza precisare dove questo campo si trovi. Un altro funzionario della sicurezza ha dichiarato che il governatore della provincia siriana di Hasakeh si è recato al confine nella tarda serata di domenica con un convoglio di soldati dell’esercito siriano che volevano attraversare il confine ed entrare in Iraq, e questi sono stati autorizzati a entrare attraverso il valico di Qaim. Entrambi i funzionari hanno parlato a condizione di anonimato perché non erano autorizzati a parlare pubblicamente della questione. Il governo iracheno ha stretti legami con l’Iran ed era uno dei principali sostenitori di Assad, ma Baghdad ha assunto una posizione neutrale sull’avanzata dei ribelli e sulla caduta di Assad.
Ue: nessuna interazione con Hts ma valuteremo le loro azioni
“L’Unione Europea non sta attualmente interagendo con HTS o i suoi leader. Quanto alle sanzioni contro HTS, questo è già nell’elenco del regime di sanzioni contro Isis-Daesh e al Qaeda. Questo è nel quadro delle Nazioni Unite, quindi si applica a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite. Tuttavia, mentre HTS assume maggiori responsabilità, dovremo valutare non solo le loro parole, ma anche le loro azioni“. Lo ha detto il portavoce del Servizio per l’Azione esterna dell’Ue Anouar El Anouni nel briefing quotidiano con la stampa. “Il congelamento dei beni e il divieto di rendere disponibili fondi e risorse economiche sono applicabili a HTS – ha spiegato -. L’elenco è stato adottato a livello ONU il 14 maggio 2014 ed è stato recepito a livello UE il 27 maggio 2014 tramite il regolamento di esecuzione della Commissione numero 583, 2014, ancora in vigore oggi. E posso confermare che un certo numero di individui associati a HTS sono elencati sia a livello ONU che UE, incluso il leader, Abu Mohammad al-Jowlani“.
Cremlino: Parleremo delle nostre basi con chi sarà al potere
È prematuro parlare di preservare le basi russe a Khmeimim e Tartus, in Siria, questo è un argomento da discutere con coloro che guideranno il Paese. È quanto ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo a una domanda dei giornalisti. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Tass. “È troppo presto per parlarne. In ogni caso, è un argomento da discutere con chi sarà al potere in Siria. Ora vediamo che c’è un periodo di trasformazione, di estrema instabilità. Pertanto, ci vorrà del tempo. E poi sarà necessaria una seria conversazione con coloro che saranno investiti del potere“, ha detto Peskov.
Cremlino: Russia sta dialogando con la Turchia
Mosca sta dialogando con la Turchia, anche sulla situazione in Siria. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riportano le agenzie di stampa russe. “Stiamo dialogando con altri Stati regionali, anche sulle questioni siriane. In effetti, la Siria sta attraversando un periodo molto difficile associato all’instabilità e, naturalmente, è molto importante mantenere il dialogo con tutti i Paesi della regione. Siamo determinati a farlo, ci consulteremo e analizzeremo“, ha detto Peskov ai giornalisti, rispondendo a una domanda su come il Cremlino valuti il ruolo di Ankara in Siria.
Cremlino: Non in programma un incontro Putin-Assad
Il presidente russo Vladimir Putin non ha in programma di incontrare l’ex presidente siriano Bashar Assad, al quale Mosca ha offerto asilo. Lo ha riferito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Cremlino: Putin ha deciso di offrire asilo ad Assad
È stato Vladimir Putin personalmente a prendere la decisione di offrire asilo a Bashar Assad. Lo ha riferito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, parlando con i giornalisti. Peskov non ha fornito dettagli su dove si trovi precisamente Assad.
Evacuati spagnoli con familiari e personale ambasciata
Una ventina di persone, tra cittadini spagnoli, loro familiari e personale dell’ambasciata spagnola a Damasco, è stata evacuata dalla Siria via terra, in un convoglio diretto in Libano. Il gruppo si trova già nei pressi della frontiera. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, parlando alla radio nazionale Rne. “Speriamo che una volta espletate queste pratiche possano essere al sicuro in Libano, dove il personale della nostra ambasciata a Beirut li attende sul lato libanese del confine”, ha aggiunto il ministro. El Paìs riferisce che la comunità spagnola in Siria è molto piccola, ma ci sono anche un centinaio di persone con doppia nazionalità.
Issata bandiera opposizione in ambasciata a Mosca
A seguito della caduta di Bashar Assad in Siria, nell’ambasciata siriana a Mosca è stata issata una bandiera dei ribelli, che ha preso il posto di quella della Repubblica araba di Siria. Lo riportano le agenzie di stampa russe.
Israele, colpiti siti armi chimiche, evitare cadano in mano estremisti
Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, ha annunciato oggi che Israele ha colpito siti sospetti di armi chimiche e razzi a lunga gittata in Siria per evitare che cadano nelle mani di attori ostili. “L’unico interesse che abbiamo è la sicurezza di Israele e dei suoi cittadini”, ha detto Saar, aggiungendo che “è per questo che abbiamo attaccato sistemi di armi strategiche, come, ad esempio, le armi chimiche che restano, o i missili e i razzi a lungo raggio, per evitare che cadano nelle mani degli estremisti”. Le parole di Saar giungono dopo che i ribelli siriani hanno raggiunto Damasco nel fine settimana e hanno rovesciato il governo del presidente Bashar Assad dopo quasi 14 anni di guerra civile.
Mercoledì discorso Khamenei su sviluppi in Medioriente
La Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, terrà mercoledì 11 dicembre un discorso sugli ultimi sviluppi nella regione. Lo ha annunciato il suo ufficio. La notizia giunge dopo la caduta di Bashar Al-Assad in Siria, che costituisce un ulteriore colpo per il cosiddetto ‘asse della resistenza’.
Cina, soluzione politica per ripristino stabilità al più presto
La Cina “sta seguendo da vicino l’evoluzione della situazione in Siria e spera che tutte le parti interessate agiranno nell’interesse del popolo siriano e troveranno una soluzione politica per ripristinare la stabilità in Siria il prima possibile”. È quanto ha detto una portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, rispondendo a una domanda su come Pechino veda l’attuale situazione in Siria e se intenda stabilire relazioni con il nuovo governo dopo la caduta del governo del presidente Bashar al-Assad. Lo riporta il Global Times.
Idf pubblica immagini operazione in regione Hermon
Le forze israeliane di difesa (Idf) hanno di fatto confermato l’operazione sul versante siriano del monte Hermon, pubblicando alcune immagini delle truppe di Tel Aviv nella regione. Lo riporta The Times of Israel. Il blitz è stato eseguito dall’unità d’élite Shaldag dell’aeronautica militare israeliana che ha attaccato la montagna, situata a più di 10 chilometri dal confine, senza incontrare alcuna resistenza. L’Idf ha schierato le truppe in una zona cuscinetto tra Israele e Siria, che comprende anche l’area del Monte Hermon, come misura difensiva in seguito al crollo del regime di Assad.
Gantz: “L’asse iraniano ha fallito”
“Abbiamo visto che l’asse iraniano ha fallito. Noi siamo partiti dal punto più basso ma stiamo finendo molto in alto, ancora una volta. Non cerchiamo altro che sicurezza e pace. E ovviamente vogliamo indietro i nostri ostaggi”. Così l’ex generale israeliano ed ex membro del gabinetto di guerra Benny Gantz nel corso di un’intervista alla Stampa sulla situazione in Siria. “La fine del presidente Bashar Al-Assad, dopo decenni di regime in Siria, è una svolta sostanziale e strategica”, afferma, ma “dobbiamo guardare oltre la Siria. Penso che ci siano buone possibilità che gli attori locali, in tutto il Medio Oriente, si liberino dell’influenza negativa e dal giogo dell’Iran, sia in Libano sia in Siria. E, se vuoi, anche all’interno della stessa Repubblica islamica”. Secondo Gantz l’Iran “è il maggiore elemento destabilizzatore dell’intera regione. Ma ora tutti possono vedere che, fondamentalmente, l’Iran è rimasto solo, non è più affidabile. Con Hezbollah gravemente danneggiato, non può più controllare cosa succede in Libano e in Siria”. Ora, spiega, Israele deve assicurarsi che “non ci siano ripercussioni nel nostro territorio, che non possano minacciarci in termini di sicurezza. Abbiamo da tempo preparato infrastrutture difensive nel Nord contro la minaccia militare siriana e ora ha dobbiamo rafforzare la difesa delle comunità che vivono lungo il confine e della zona cuscinetto. E monitorare gli sviluppi”. A lungo termine, invece, secondo Gantz “spero che potremo espandere gli Accordi di Abramo per stabilire un cuscinetto contro l’Iran”
Tajani: “Tutelare popolazione e minoranze etniche e religiose”
“Sulla Siria adesso il primo impegno è la sicurezza dei nostri connazionali, mentre parallelamente dobbiamo capire come operare politicamente, tenendo di vista gli assetti futuri del Paese. Alcuni punti sono però fermi, e su questo anche con il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, che ho sentito al telefono, ci siamo trovati d’accordo: integrità del Paese, tutelare la popolazione e salvaguardare le minoranze religiose ed etniche, anche per evitare un collasso migratorio”. Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervistato dal Corriere della Sera. “La Siria è di fronte a noi, è nel Mediterraneo, ogni terremoto in quel Paese si ripercuote sulla nostra sicurezza e su quella dei nostri alleati – ha spiegato il titolare della Farnesina – Non possiamo rimanere alla finestra a guardare. E con noi tutta l’Europa”. Per l’Italia, ha sottolineato, “è importante che la transizione sia pacifica e che non vi siano violenze, che il Paese resti unito e non finisca preda dei terroristi che potrebbero voler sfruttare questa fase”. Per la tutela dei cristiani in Siria “il governo italiano è mobilitato: dal 27 novembre, quando è partita l’azione dei miliziani, abbiamo stretto i contatti con il Nunzio apostolico a Damasco, con i religiosi cristiani presenti nel Paese, con la stessa Santa sede”, ha affermato Tajani. Quello di una possibile ondata di profughi, per Tajani, è un “tema non secondario, per noi, l’Ue e innanzitutto per gli Stati arabi della regione, a cominciare dal Libano martoriato. Una situazione di incertezza prolungata, di caos o una deriva estremista avrebbero certamente un impatto molto grave. Noi vogliamo una Siria finalmente libera e pacificata” ma “chiediamo garanzie a chiunque governerà il Paese, e lo faremo assieme a tutti i Paesi arabi della regione”.
Biden: “Non permetteremo che Isis approfitti del vuoto di potere”
“Siamo consapevoli del fatto che l’Isis cercherà di approfittare di qualsiasi vuoto di potere per ristabilire la sua capacità” in Siria “non permetteremo che ciò accada”. Lo ha detto il presidente americano, Joe Biden, parlando dalla Roosevelt Room. Lo riportano i media internazionali. Biden ha parlato di un approccio degli Stati Uniti sulla Siria che ha “spostato l’equilibrio di potere in Medioriente” e ha delineato un approccio al conflitto su tre fronti: “sostegno ai nostri partner, sanzioni e diplomazia e uso mirato della forza militare quando necessario”. Domenica, il Comando Centrale degli Stati Uniti ha confermato di aver condotto un’operazione che ha preso di mira oltre 75 obiettivi. Secondo un alto funzionario dell’amministrazione, gli obiettivi erano nel deserto di Badiyah, nella Siria orientale, dove l’Isis si sta ricostituendo.
Nyt, truppe Israele nel Paese per la prima volta dal 1973
Le forze di terra israeliane sarebbero avanzate oltre la zona smilitarizzata al confine tra lo Stato ebraico e Siria durante il fine settimana, in quello che rappresenta il loro primo ingresso esplicito nel Paese dalla guerra del 1973. Lo riferiscono due funzionari israeliani, citati dal New York Times. Il presunto dispiegamento israeliano sarebbe avvenuto dopo l’operazione lampo dei gruppi ribelli che ha portato alla cacciata del presidente Bashar Al-Assad dalla Siria. Ciò ha spinto gli Stati vicini a prepararsi a una maggiore instabilità regionale. Le forze israeliane, in particolare, avrebbero preso il controllo della vetta del Monte Hermon sul lato siriano del confine, così come di diversi altri luoghi considerati essenziali per stabilizzare il controllo dell’area.
Siria, Mosca ha chiesto riunione urgente Consiglio sicurezza Onu
La Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione in Siria che si aspetta possa svolgersi già oggi. Lo riporta la Tass, citando fonti Onu. Tale richiesta è stata confermata dal primo vice rappresentante permanente di Mosca presso le Nazioni Unite, Dmitry Polyansky. “In connessione con gli ultimi eventi in Siria, la cui profondità e le cui conseguenze per questo paese e l’intera regione devono ancora essere realizzate, la Russia ha chiesto urgenti consultazioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In particolare, è importante capire cosa sta accadendo in relazione alle nuove circostanze legate al disimpegno della Forza di Osservazione delle Nazioni Unite sulle alture di Golan siriane (Undof) occupate da Israele. Ci aspettiamo che le consultazioni abbiano luogo lunedì 9 dicembre nel pomeriggio di New York”, ha scritto su Telegram.
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