Secondo la Guida suprema, l'Iran avrebbe "le prove" di quanto ha affermato
La Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei punta il dito contro Israele e Stati Uniti accusandoli di aver avuto un ruolo su “quanto accaduto in Siria”, a tre giorni dalla caduta del regime di Assad. Intanto Mosca conferma che l’ormai ex presidente siriano si trova in Russia “al sicuro”. Nel frattempo, Israele ha avviato un’ondata di pesanti attacchi aerei in tutta la Siria, e i soldati israeliani sarebbero avanzati più in profondità oltre la zona cuscinetto istituita dopo la guerra del 1973.
IN AGGIORNAMENTO
Idf annuncia ritiro da Khiam, nel Libano meridionale
Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato il loro ritiro da Khiam, nel Libano meridionale, in conformità con l’accordo di cessate il fuoco con Hezbollah. Lo riferisce Times of Israel. L’esercito israeliano afferma che è ancora dispiegato in altre zone del Libano meridionale e continuerà a operare contro qualsiasi minaccia. L’esercito libanese ha dichiarato oggi di aver iniziato a schierare truppe a Khiam dopo il ritiro dell’Idf, in coordinamento con l’Unifil, e di aver avvertito i civili libanesi di non avvicinarsi alle aree mentre esegue controlli della città per ordigni inesplosi. L’Idf ha tempo fino alla fine di gennaio per ritirarsi da tutte le aree del Libano meridionale, in base all’accordo di cessate il fuoco.
Il partito di Assad sospende attività a tempo indeterminato
Il partito siriano Baath dell’ex presidente Bashar al Assad ha sospeso a tempo indeterminato le sue attività. L’annuncio arriva a pochi giorni dalla rimozione di Assad dal potere in Siria, che ha messo fine a più di mezzo secolo di governo della famiglia e del partito. Lo riferisce Al Jazeera. La dirigenza centrale del partito Baath ha deciso di “sospendere il lavoro e l’attività del partito in tutte le sue forme fino a nuovo avviso”, si legge in una dichiarazione pubblicata sul sito del giornale del partito, aggiungendo che le sue proprietà e i suoi fondi saranno consegnati ai ministeri degli Interni e delle Finanze.
Siria, Khamenei: “Quanto accaduto è frutto di piano Usa e Israele”
“Non ci dovrebbe essere alcun dubbio che ciò che è accaduto in Siria è il prodotto di un piano congiunto americano e sionista“. Lo ha affermato la Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Khamenei, nel corso di un raduno di migliaia di persone. Secondo Khamenei, Teheran ha le prove di ciò, che “non lasciano spazio a dubbi”. “Uno Stato vicino alla Siria ha svolto un ruolo chiaro in questa vicenda, e continua a farlo. Tutti possono vederlo”, ha aggiunto Khamenei, senza fare il nome di un Paese specifico.
Mosca conferma che Assad si trova in Russia: “Qui è al sicuro”
Il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, in un’intervista esclusiva a Nbc News, ha confermato che la Russia sta offrendo rifugio a Bashar al-Assad dopo la caduta del regime in Siria. “È al sicuro, e dimostra che la Russia agisce come richiesto in una situazione così straordinaria” ha affermato Ryabkov. Rispondendo alla domanda se il Cremlino avrebbe consegnato Assad per fargli affrontare il processo davanti alla Corte penale internazionale, il vice ministro degli Esteri ha risposto che la Russia “non è parte della convenzione che ha istituito la Cpi”.
Cremlino: “In contatto con forze che controllano il Paese”
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che Mosca mantiene contatti con le forze che controllano la situazione in Siria. “Ora stiamo monitorando da vicino ciò che sta accadendo in Siria. Sapete che noi, naturalmente, manteniamo i contatti con coloro che ora controllano la situazione”, ha detto in un briefing citato da Interfax, “questo è necessario, perché le nostre basi si trovano lì, la nostra missione diplomatica si trova lì e, naturalmente, garantire la sicurezza delle nostre strutture è estremamente importante”. “Naturalmente, è improbabile che gli attacchi, le azioni sulle alture del Golan, nell’area della zona cuscinetto contribuiscano alla stabilizzazione della Siria già destabilizzata”, ha aggiunto Peskov.
Al-Jolani: “Niente grazia per i torturatori dei detenuti”
“Non grazieremo coloro che sono stati coinvolti nella tortura” dei detenuti, “perseguiremo coloro che sono coinvolti nella tortura dei detenuti e chiederemo ai Paesi di consegnarci i fuggitivi”. Lo ha detto il leader dei ribelli siriani, Mohammed al-Jolani. Lo riporta Al-Jazeera. Dopo la presa di Damasco e la caduta del regime di Bashar Assad, al-Jolani ha iniziato a usare il suo vero nome Ahmed al-Sharaa.
Al-Jolani rassicura i governi stranieri: “Verso sviluppo e stabilità”
“I governi stranieri non dovrebbero preoccuparsi della situazione in Siria. La gente è stremata dalla guerra e il Paese non è quindi pronto a entrare in un’altra guerra. La paura riguardava il regime di Assad, che ora è caduto e il Paese si sta muovendo verso lo sviluppo, la ricostruzione e la stabilità“, ha proseguito al-Jolani, citato da Al-Jazeera. Dopo la presa di Damasco e la caduta del regime di Bashar Assad, al-Jolani ha iniziato a usare il suo vero nome Ahmed al-Sharaa.”I nostri timori riguardavano le milizie iraniane, Hezbollah e il regime che ha commesso i massacri che vediamo oggi”, ha aggiunto.
Papa: “Momento delicato della sua storia, auspico soluzione politica”
“Seguo quanto sta avvenendo in Siria in questo momento delicato della sua storia, auspico che si raggiunga una soluzione politica che senza conflitti promuova la stabilità e l’unità del Paese. Prego perché il popolo siriano possa vivere pace e sicurezza e le diverse religioni possano camminare insieme per il bene del Paese”. Così Papa Francesco concludendo l’udienza del mercoledì in Aula Paolo VI.
Oltre 300 raid israeliani sulla Siria
Nel frattempo, Israele ha avviato un’ondata di pesanti attacchi aerei in tutta la Siria, oltre 300, e i soldati israeliani sarebbero avanzati più in profondità oltre la zona cuscinetto istituita dopo la guerra del 1973. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha riferito di questi sviluppi, le truppe israeliane sarebbero arrivate a 25 chilometri da Damasco. Una notizia che è stata smentita dall’Idf. “La presunta avanzata dei carri armati israeliani verso Damasco è falsa“, ha detto un portavoce. Ma il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato la distruzione della Marina siriana e ha comunicato che l’esercito creerà una zona demilitarizzata nel sud della Siria.
Turchia denuncia: “Mentalità da occupante”
Su Israele sono piovute accuse di volere sfruttare il caos in Siria: dalla Turchia all’Egitto, dall’Iran alla Giordania all’Arabia Saudita, molti Paesi del Medioriente hanno condannato le operazioni israeliane. La posizione più netta quella di Ankara: “In questo periodo delicato, quando la possibilità di raggiungere la pace e la stabilità che il popolo siriano desiderava da molti anni, Israele sta rinnovando la sua mentalità da occupante“. Posizione espressa anche da Recep Tayyip Erdogan in una telefonata con Giorgia Meloni in cui ha chiarito che “l’aggressione israeliana è emersa ora in Siria e che questo comportamento non contribuisce alla stabilità del Paese”. Per venerdì Meloni ha convocato un vertice del G7 in cui la Siria sarà sul tavolo insieme a Medioriente e Ucraina. L’obiettivo di Israele, secondo l’Osservatorio, sarebbe quello di smilitarizzare di fatto il Paese, distruggendo “tutte le armi e il materiale dell’esercito della futura Siria”. Katz, dal canto suo, si è limitato a dire che l’esercito israeliano creerà “una zona di difesa libera da armi e minacce terroristiche nel sud della Siria, senza una presenza israeliana permanente, per impedire al terrorismo in Siria di mettere radici” e ha avvertito i ribelli che “chiunque segua la strada di Assad finirà come Assad”.
Mohammed al-Bashir nominato premier ad interim fino a marzo
Il premier nominato dai ribelli per guidare un governo ad interim fino a marzo è Mohammed al-Bashir, legato al gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) che ha guidato l’avanzata lampo che ha fatto cadere Assad. In passato Bashir aveva guidato il cosiddetto ‘governo della salvezza’ che gestiva la roccaforte ribelle di Idlib, nel nordovest della Siria. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo avere testimoniato in tribunale nell’ambito del processo a suo carico per corruzione, si è rivolto al nuovo governo che sta prendendo forma: “Se questo regime permetterà all’Iran di ristabilirsi in Siria”, ha minacciato, “risponderemo con la forza e gli faremo pagare un prezzo elevato“.
Gli orrori del regime di Assad: ‘Il mattatoio’, la prigione di Saydanaya
Con la fine di Assad, che ha ottenuto asilo in Russia, stanno venendo alla luce gli orrori del regime. Un simbolo fra tutti, la prigione di Saydnaya, nota ai siriani come ‘Il mattatoio‘. Sotto Assad, e in particolare dopo l’inizio delle proteste del 2011, è in questo carcere poco fuori Damasco che qualsiasi accenno di dissenso poteva far arrivare chiunque. È qui che, dopo la caduta del regime, si sono riversate migliaia di persone alla ricerca di ritrovare i propri cari. I detenuti all’interno sono stati liberati, fra loro anche donne con bambini. Non sono state scoperte celle segrete dove si sperava di trovare alcuni dei tanti ‘dispersi’, ma secondo Middle East Eye fra i corpi trovati, con evidenti segni di tortura, c’è quello del noto attivista Mazen al-Hamada. Il suo corpo era nell’obitorio dell’ospedale Harasta, utilizzato dal governo per raccogliere i corpi dei detenuti uccisi a Saydnaya. Il leader dei ribelli Mohammed al-Jolani, che dalla presa di Damasco ha iniziato a usare il suo vero nome Ahmed al-Sharaa, ha annunciato che verrà pubblicata una lista dei funzionari di Assad responsabili di torture. “Offriremo ricompense a chiunque fornisca informazioni su alti ufficiali dell’esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra”, ha assicurato, “perseguiremo i criminali di guerra e chiederemo la loro consegna ai Paesi in cui sono fuggiti”.
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