Il giorno della verità per il caso che ha turbato la Francia e non solo è arrivato: Dominique Pelicot è stato giudicato colpevole di stupri aggravati nei confronti dell’ex moglie Gisele. L’uomo, 72enne, dovrà scontare 20 anni di reclusione, la pena massima prevista dall’ordinamento francese per questo tipo di accuse.
Pelicot ha abusato per anni della moglie Gisele, con cui è stato sposato per 50 anni, dopo averle somministrato dei sedativi. Violenze filmate, a cui hanno partecipato anche altri uomini sconosciuti, ‘reclutati’ sul web. Anche loro sono stati giudicati colpevoli.
“Questo processo è stato una prova molto difficile”, ha commentato Gisèle Pelicot, applaudita dalla folla davanti al tribunale di Avignone, dopo la pronuncia della sentenza, “rispetto la decisione della corte. Penso ai miei tre figli e ai miei nipoti, perché loro sono il futuro. È anche per loro che ho portato avanti questa lotta”. “Penso anche alle mie nuore e a tutte le altre famiglie toccate da questo dramma. Penso alle vittime non riconosciute. Voglio che sappiate che condividiamo la stessa lotta“, ha rimarcato Gisele Pelicot, che ha poi ringraziato il pubblico che l’ha sostenuta in queste lunghe settimane, affermando che è anche grazie a loro che ha trovato “la forza di tornare ogni giorno per affrontare questi lunghi giorni di udienze”.
Durato più di tre mesi, il processo è stato tra i più seguiti negli ultimi anni dall’opinione pubblica francese, scuotendo le coscienze e alimentando dibattiti anche a livello internazionale. Gisèle Pelicot, che nel 2023 ha divorziato dopo essere venuta a conoscenza degli stupri, ha rinunciato al diritto all’anonimato garantito alle vittime di violenze sessuali.
La donna ha lottato affinché le udienze e le prove scioccanti, compresi i video, fossero esaminati in aula con un processo pubblico. Scelte che hanno dato in Francia una grande spinta alla discussione sulla cosiddetta ‘cultura dello stupro’ e sulla possibilità che vengano aumentate le pene previste dalle attuali legge sulle violenze sessuali. “Non mi sono mai pentita” di aver rifiutato un processo a porte chiuse, ha dichiarato dopo la sentenza Gisele, diventata un simbolo della lotta contro gli abusi sulle donne.
Gli orrori raccontati nel processo sono stati consumati principalmente nella casa della coppia a Mazan, una piccola città in Provenza. Dominique Pelicot ha raccontato di aver nascosto sedativi nel cibo e nelle bevande che offriva alla moglie, rendendola incosciente per ore. L’uomo è stato inizialmente segnalato alla polizia nel settembre 2020, quando una guardia di sicurezza di un supermercato lo ha sorpreso a filmare di nascosto delle donne. Gli agenti hanno successivamente scoperto il suo archivio casalingo, che documentava anni di abusi inflitti alla moglie: oltre 20.000 foto e video, tutti archiviati su dischi rigidi e catalogati in cartelle.
L’abbondanza di prove ha successivamente condotto agli altri imputati. Nei video, gli investigatori hanno contato 72 diversi aggressori, ma non sono riusciti a identificarli tutti. Dei 50 accusati di stupro con Dominique Pelicot, tutti sono stati condannati. Solo uno non è stato condannato per stupro, ma per violenza sessuale aggravata. Le pene vanno da tre anni di reclusione, di cui due anni con la condizionale semplice, ai 20 anni di reclusione per Pelicot. Molti degli imputati hanno provato a difendersi sostenendo che Gisèle Pelicot fosse d’accordo con il marito, o di non considerare stupri gli atti compiuti sulla donna.
Secondo un conteggio dell’emittente Franceinfo, dei 51 uomini condannati nel processo per gli stupri di Mazan, 41 andranno in carcere immediatamente; 18 sono comparsi davanti al tribunale penale durante la detenzione preventiva, tra cui Dominique Pelicot. Gli altri 23 sono stati immediatamente messi in custodia cautelare. Degli altri condannati, sei sono ancora a piede libero.
Il verdetto ha scatenato critiche. Subito dopo che la sentenza è stata pronunciata, diversi manifestanti fuori dal tribunale di Avignone hanno protestato al grido di ‘Vergogna sistema giudiziario’. Anche i figli di Gisèle Pelicot si sono detti “delusi” dalle condanne, considerandole troppo “lievi”.
Condivide “l’incomprensione e la delusione di fronte ad alcune sentenze pronunciate, nonostante i testimoni e le prove”, Fondation des femmes, associazione in prima linea nella lotta per i diritti delle donne.”Rifiutando l’udienza a porte chiuse – ha sottolineato la Fondazione -, Gisèle Pelicot ha dato una dimensione storica al processo, mostrando l’esistenza dello stupro coniugale, la banalità degli stupratori e la portata della sottomissione chimica. Ma la lotta contro l’impunità è lungi dall’essere conclusa“.
Quanto a Pelicot, “ha preso atto” della sentenza, ha affermato la sua avvocata Béatrice Zavarro, “approfitteremo del termine di dieci giorni che ci è stato concesso per decidere se ricorreremo in appello”.
“Grazie Gisèle Pélicot. Per questa parola di giustizia in nome della quale ha affrontato la prova a testa alta. Per le donne, che hanno sempre un esempio per parlare e lottare. Per tutti noi, perché la sua dignità e il suo coraggio hanno commosso e ispirato la Francia e il mondo intero”, ha scritto su X il presidente francese Emmanuel Macron.