Le vittime sono Mohammad Mogheiseh e Ali Razini
Questa mattina due giudici iraniani sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco davanti alla Corte Suprema di Teheran. Le vittime sono Mohammad Mogheiseh e Ali Razini. L’aggressore, membro del settore giudiziario, si è suicidato prima di essere arrestato. Anche la guardia del corpo di dei 2 giudici è rimasta ferita nella sparatoria. Secondo le indagini preliminari, non aveva alcuna causa davanti alla Corte Suprema.
Le vittime
Razini era già stato preso di mira in un tentativo di assassinio fallito nel 1999. Nel gennaio 1999, alcuni attentatori in motocicletta lanciarono un esplosivo contro il veicolo di Razini, ferendolo mentre usciva dal lavoro come capo della magistratura di Teheran. Entrambi i giudici, Mohammad Mogheiseh e Ali Razini, erano noti per aver perseguito e condannato duramente gli attivisti negli ultimi decenni.
Il killer
Asghar Jahangir, portavoce della magistratura iraniana, ha affermato alla televisione di Stato iraniana che l’assassino dei due giudici, Mohammad Mogheiseh e Ali Razini, era un “infiltrato“, suggerendo che avesse lavorato presso la Corte Suprema di Teheran, fuori dalla quale sono avvenuti gli omicidi. L’aggressore si è poi suicidato con la pistola che aveva con se prima di essere arrestato.
Ong: “Giudici uccisi legati a esecuzioni di massa del 1988”
Mogheiseh e Razini, avrebbero preso parte all’esecuzione di massa di dissidenti nel 1988. Entrambi facevano parte della Corte Suprema iraniana. I due giudici sono stati indicati da attivisti ed esuli come partecipanti alle esecuzioni del 1988, avvenute alla fine della lunga guerra dell’Iran con l’Iraq. Dopo che l’allora Guida suprema iraniana Ruhollah Khomeini accettò un cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite, i membri del gruppo di opposizione iraniano in esilio Mujahedeen-e-Khalq, o MEK, pesantemente armati da Saddam Hussein, fecero irruzione attraverso il confine iraniano con un attacco a sorpresa. Alla fine l’Iran respinse il loro assalto, ma l’attacco pose le basi per i processi farsa di prigionieri politici, militanti e altri che sarebbero diventati noti come “commissioni della morte”.
I gruppi internazionali per i diritti stimano che le esecuzioni abbiano coinvolto fino a 5.000 persone, mentre il MEK ne stima 30.000. L’Iran non ha mai riconosciuto pienamente le esecuzioni, apparentemente eseguite su ordine di Khomeini, anche se alcuni sostengono che altri alti funzionari fossero effettivamente al comando nei mesi precedenti la sua morte, avvenuta nel 1989.
Uno dei giudici era stato sanzionato dal Tesoro Usa
Mohammad Mogheiseh, era stato sottoposto dal 2019 a sanzioni da parte del Tesoro degli Stati Uniti. All’epoca, il Tesoro lo aveva descritto come “responsabile di innumerevoli processi iniqui, durante i quali le accuse sono state infondate e le prove ignorate”. “È noto per aver condannato molti giornalisti e utenti di Internet a lunghe pene detentive”, aveva aggiunto il Tesoro, secondo cui Mogheiseh aveva anche sporto denuncia contro membri della minoranza Baha’i iraniana “dopo che avevano tenuto cerimonie di preghiera e di culto con altri membri”.
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