Si tratta di Romi Gonen, rapita dal festival Nova, ed Emily Damari e Doron Steinbrecher, che furono prese dalle loro case nel kibbutz Kfar Aza

Il cessate il fuoco a Gaza è iniziato. Alla vigilia del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, erano le 11.15 ora locale, le 10.15 in Italia, quando le armi iniziavano a tacere. Circa 3 ore dopo rispetto al previsto, a causa di un ritardo nella consegna della lista degli ostaggi da liberare da parte di Hamas. Migliaia di palestinesi sfollati hanno cominciato a quel punto a muoversi per tornare verso quel che resta delle loro case, spesso nulla vista la devastazione che 15 mesi di combattimenti si lasciano dietro insieme alle vittime. E i primi camion di aiuti umanitari tanto necessari sono entrati 15 minuti dopo lo scattare della tregua.

Liberati i primi ostaggi

Intanto si apriva un nuovo capitolo dell’applicazione dell’accordo: i primi tre ostaggi sono stati rilasciati da Hamas e, dopo la consegna nelle mani della Croce rossa, sono rientrati in Israele. Si tratta di tre giovani donne che erano prigioniere da 471 giorni, 7 ottobre del 2023: Romi Gonen di 24 anni, che era stata rapita dal festival Nova; Emily Damari di 28 anni (che ha anche nazionalità britannica) e Doron Steinbrecher di 31 anni (che ha anche nazionalità romena), che furono prese dalle loro case nel kibbutz Kfar Aza. In cambio Israele libererà 90 detenuti palestinesi, 30 per ogni ostaggio rilasciato.A Tel Aviv migliaia di persone si sono raccolte in quella che in questi mesi è stata soprannominata ‘Piazza degli ostaggi’ per seguire in diretta su un maxi-schermo i momenti della liberazione delle tre donne in ostaggio, che sono stati accolti da applausi. La consegna delle giovani è avvenuta a Gaza City: le immagini mostrano le tre che camminano verso veicoli della Croce rossa mentre una folla di migliaia di persone, fra cui uomini armati a volto coperto che indossano le fasce verdi di Hamas e che supervisionano l’operazione. La Croce rossa ha poi consegnato le ragazze all’esercito israeliano dentro la Striscia e l’Idf le ha successivamente portate dentro Israele, per l’incontro con le madri e un primo controllo medico. In attesa di essere trasferite in ospedale nello Sheba Medical Center.

Netanyahu: “Questo è un grande giorno”

“Questo è un grande momento, un momento emozionante. Un grande giorno“, ha commentato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. “Il governo di Israele abbraccia le tre rientrate”, ha aggiunto, promettendo che il suo esecutivo “si impegna al ritorno di tutti gli ostaggi”. A questo punto è iniziata l’attesa per le famiglie palestinesi che aspettano la liberazione dei loro cari nell’ambito dello scambio. Pare che i 90 rilasciati saranno 69 donne e 21 minorenni. Il più giovane di loro è Mahmoud Aliowat, 15 anni. Ma nella lista compaiono anche Khalida Jarrar, leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), e Dalal Khaseeb, 53 anni, sorella dell’ex vice comandante di Hamas Saleh Arouri ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut a gennaio 2024. La Croce rossa è entrata nel carcere di Ofer, in Cisgiordania, per verificare le identità delle persone da rilasciare. L’inizio del cessate il fuoco inaugura 42 giorni in cui le armi dovrebbero tacere. Tanto dura la prima fase prevista dall’accordo fra Israele e Hamas raggiunto mercoledì a Doha, con la mediazione di Qatar, Egitto e Usa. Il piano per Gaza presentato a maggio è “finalmente” in vigore e le armi “tacciono”, ha detto Joe Biden a ormai poche ore dal momento in cui dovrà passare il testimone a Trump alla guida degli Stati Uniti. È stato “uno dei negoziati più duri a cui ho preso parte” e ora “spetta alla prossima Amministrazione implementare il piano”, ha aggiunto. Durante le 6 settimane della prima fase dovrebbero essere rilasciati in totale 33 ostaggi: oltre alle tre donne rilasciate il primo giorno, la prossima tappa dovrebbero essere quattro persone il settimo giorno e 26 nelle restanti cinque settimane. Secondo le stime israeliane, dei 33 ostaggi che verranno rilasciati nella prima fase almeno 25 sono vivi. In cambio Israele – secondo quanto reso noto sabato dall’Egitto – libererà 1.890 detenuti palestinesi. I negoziati su seconda e terza fase dell’accordo dovrebbero iniziare nel 16esimo giorno della prima e, al termine delle sei settimane, il Gabinetto di sicurezza di Israele deciderà come procedere. L’accordo, pur approvato dal Gabinetto israeliano, ha destabilizzato la coalizione di governo. Il partito di estrema destra Potere Ebraico del ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir, di estrema destra, ha lasciato la coalizione con le dimissioni dei suoi ministri. E l’altra destra più a destra di Netanyahu, rappresentata dal ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, pur non lasciando il governo ha invitato Israele a occupare la Striscia di Gaza e a insediarvi un governo militare, minacciando di rovesciare l’esecutivo se questo non verrà fatto.

 

Quasi 47mila i palestinesi uccisi dall’inizio del conflitto

Il bilancio della guerra è immenso e ora emergeranno nuovi dettagli sulla sua portata. Secondo l’ultimo bilancio fornito dal ministero della Sanità di Gaza, sono quasi 47mila i palestinesi uccisi dall’inizio del conflitto. Nel massacro del 7 ottobre 2023 guidato da Hamas contro il sud di Israele, che ha scatenato la guerra, il bilancio era stato invece di oltre 1.200 morti, per lo più civili, e circa 250 rapiti. Più di 100 ostaggi erano stati liberati durante il cessate il fuoco di una settimana nel novembre 2023, l’ultimo prima di quello attualmente in vigore. Circa il 90% della popolazione di Gaza è stata sfollata e l’Onu afferma che le case, il sistema sanitario, le reti stradali e altre infrastrutture vitali sono state gravemente danneggiate. La ricostruzione, se il cessate il fuoco raggiungerà la sua fase finale, richiederà almeno diversi anni e le principali questioni sul futuro di Gaza, politiche e non, rimangono aperte. In questo contesto, il ministro degli Esteri Antonio Tajani arriva lunedì nella regione: di “mattina sarò in Israele, poi sarò a Ramallah in Cisgiordania, per sostenere la pace, per incoraggiare questa tregua che è ancora molto fragile ma poi deve trasformarsi veramente in un momento di pace”, ha detto il titolare della Farnesina.

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