Il locale verrà aperto ad Arriondas, nelle Asturie, in quello che era l'hotel Ribera del Chicu
In Spagna il ‘ristorante di clausura’ delle clarisse ribelli, che lo scorso anno si separarono dalla Chiesa cattolica, aprirà a breve. “Non c’è ancora una data precisa per l’apertura ma stiamo parlando di 10-12 giorni”, ha detto a LaPresse il portavoce delle suore scomunicate, Francisco Canals. Il ristorante verrà aperto ad Arriondas, nelle Asturie, in quello che era l‘hotel Ribera del Chicu. A gestirlo saranno tre delle 13 ex suore che conta la comunità. Le tre si sono già trasferite nelle Asturie mentre le altre 10, spiega il portavoce, continuano a vivere nel monastero di Belorado, nella provincia di Burgos, la cui proprietà è stata reclamata dalla Chiesa.
“L’idea non è quella di disfarsi di Belorado, al contrario è di rafforzarlo”, ha spiegato Canals, affermando che le clarisse ribelli hanno bisogno di generare delle entrate dopo aver sofferto un “boicottaggio” nella cittadina, da parte del Comune e dell’arcivescovo di Burgos, Mario Iceta. “Hanno impedito loro di produrre e vendere i loro tradizionali cioccolatini, le madeleine e i dolci”, “non hanno potuto realizzare i loro progetti con gli animali e con i cani”, ha sostenuto il portavoce ricordando che le clarisse sono francescane e che hanno sempre avuto un rapporto speciale con gli animali. “Visto che a Belorado non le si lasciava fare nulla, non davano loro né permessi né licenze, e visto che i procedimenti giudiziari aperti potrebbero durare molto tempo, hanno deciso nel mentre di affittare un hotel ristorante per 1.600 euro al mese in un’altra Comunità autonoma e quindi al di fuori dell’area di influenza dell’arcivescovo” in modo da “fatturare e raccogliere denaro” perché “hanno bisogno di generare qualche tipo di entrata”, ha affermato il portavoce, spiegando che il ristorante è stato affittato con incluse le licenze e i permessi di attività.
“Avrà 40 posti, sarà piccolo e familiare”
Il ristorante che aprirà conta circa 40 posti, è un ristorante “piccolo, familiare”, ha detto il portavoce delle ex suore. La struttura si compone di un piano alto con otto stanze dove vivranno le clarisse, e di un piano basso dove verrà aperto il ristorante. Le stanze non verranno affittate e al piano alto è stata costruita anche una cappella dove pregare. Le suore, spiega Canals, staranno in cucina a preparare i piatti. A servire ai tavoli ci saranno due camerieri, impiegati con normale contratto che non fanno parte della comunità religiosa. Vicino all’uscita del ristorante, nell’area che era l’antica reception dell’hotel, ci sarà un negozio dove le suore venderanno i loro famosi cioccolatini. Le clarisse saranno visibili ai clienti solo nel negozio dove potranno parlare un po’ con loro, ha spiegato il portavoce. Da quando è emersa la notizia dell’apertura del ristorante sono arrivate già molte richieste di prenotazione da tutta la Spagna, ha raccontato Canals, sottolineando che questo sarà il “primo ristorante del genere in Spagna, che unisce la gastronomia al concetto di clausura”.
L’affitto di un locale da parte delle ex clarisse ha sollevato dubbi sulla provenienza del denaro. Secondo i media iberici è in corso un’indagine della polizia nazionale sulla vendita di 1,7 chili d’oro da parte delle suore. L’Arcidiocesi di Burgos ha riferito di aver rilevato sette fatture per la vendita di oro durante l’estate del 2020 per un valore di 250.000 euro. “Stanno tentando di criminalizzare” le ex suore, “e di arrecare un danno alla loro reputazione, non hanno fatto nulla di male”, ha affermato il portavoce, dicendo che anni fa fecero un investimento in oro “come fanno molte famiglie e molte imprese” per “avere una riserva in caso di problemi o disgrazie, come fu ad esempio la pandemia”. “Si dice che hanno venduto questo investimento in oro e questo non è piaciuto alla Chiesa che ha denunciato e si è aperta un’indagine”, ha affermato Canals, dicendo che spetterà alla magistratura decidere sul caso. Resta ancora aperto il procedimento giudiziario rispetto al monastero di Belorado che la Chiesa rivendica e che potrebbe portare alle sgombero delle ex suore. “Io non credo che le manderanno via perché da 650 anni il monastero è a nome dell’associazione delle suore, che hanno sempre autogestito la struttura, il monastero non è della Chiesa”, ha sostenuto Canals, spiegando che le suore gestiscono altri due monasteri di cui uno a Derio dove però nessuna di loro vuole stare perché, ha detto, hanno “rilevato presenze demoniache”.
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