Gli scontri scoppiati giovedì hanno dato vita a una forte escalation nella sfida al nuovo governo di Damasco
Il bilancio delle vittime dei due giorni di scontri tra le forze di sicurezza e i sostenitori del presidente siriano deposto Bashar Assad è salito a oltre 600. Lo ha dichiarato un gruppo di monitoraggio della guerra, rendendolo uno degli atti di violenza più mortali dall’inizio del conflitto siriano 14 anni fa. Gli scontri, scoppiati giovedì, hanno segnato una forte escalation nella sfida al nuovo governo di Damasco, tre mesi dopo che i ribelli hanno preso il potere dopo aver rimosso Assad.
Le uccisioni per vendetta iniziate venerdì da parte di uomini armati musulmani sunniti fedeli al governo contro membri della minoranza alawita di Assad sono un duro colpo per Hayat Tahrir al-Sham, la fazione che ha guidato il rovesciamento del precedente governo. Gli alawiti hanno costituito per decenni gran parte della base di sostegno di Assad. I residenti dei villaggi e delle città alawite hanno parlato con l’Associated Press delle uccisioni durante le quali uomini armati hanno sparato agli alawiti, per lo più uomini, per le strade o davanti alle loro case.
Papa: “Apprendo con preoccupazione ripresa violenze in Siria”
“Ho appreso con preoccupazione della ripresa di violenze in alcune zone della Siria: auspico che cessino definitivamente, nel pieno rispetto di tutte le componenti etniche e religiose della società, specialmente dei civili”. È quanto scritto da Papa Francesco nel messaggio dell’Angelus, il cui testo è stato solo diffuso.
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