L'aumento delle tensioni internazionali, il riscaldamento globale e i cambiamenti nell'economia hanno messo l'isola al centro del dibattito mondiale

Tra le preoccupazioni per le ingerenze degli Stati Uniti e la richiesta che i cittadini possano decidere il proprio futuro, si tengono domani, martedì 11 marzo, le elezioni parlamentari anticipate convocate dal primo ministro della Groenlandia. L’aumento delle tensioni internazionali, il riscaldamento globale e i cambiamenti nell’economia hanno messo l’isola dell’estremo nord dell’oceano Atlantico al centro del dibattito sul commercio e sulla sicurezza mondiali.

Il presidente Usa Donald Trump continua a ribadire la volontà di controllarne il territorio, appartenente alla Danimarca e ricco di risorse minerarie. Anche per questo da settimane i media si stanno interessando alla Groenlandia e alle sue elezioni, che rischiano di diventare le più importanti della storia dell’isola.

Elezioni in Groenlandia - photogallery del paese
Elezioni in Groenlandia – photogallery del paese

Come funzionano le elezioni in Groenlandia

L’Inatsisartut, il parlamento groenlandese, è composto da appena 31 deputati, eletti per quattro anni con sistema proporzionale. Alle elezioni dell’11 marzo i cittadini si trovano a dover scegliere tra sei partiti, due dei quali appartengono alla coalizione di governo, formata dagli Inuit Ataqatigiit, partito indipendentista ed ecologista di sinistra, e Simiut, di orientamento socialdemocratico. L’attuale primo ministro Mute Bourup Egede è leader di Inuit Ataqatigiit e in carica dal 1° dicembre 2018. Egede, di origine inuit, festeggia il suo 38esimo compleanno proprio il giorno delle elezioni, che ha deciso di anticipare con il sostegno unanime di tutti i gruppi parlamentari dopo aver fatto approvare una legge che vieta il finanziamento ai partiti dell’isola da parte di soggetti stranieri.

Stando agli ultimi sondaggi, Inuit Ataqatigiit è in testa alle preferenze davanti a Simiut. Quest’ultimo ha promesso che dopo le elezioni si voterà sull’indipendenza, tema che da sempre è stato al centro delle campagne elettorali. Un annuncio che potrebbe attrarre più elettori e forse consentirgli di scegliere il prossimo primo ministro. Naleraq, il più grande partito di opposizione, di orientamento centrista, ha visto la propria popolarità crescere grazie alla sua linea indipendentista e all’apparente disponibilità a collaborare con Washington.

La Groenlandia tra autonomia e dipendenza

La Groenlandia è un territorio autonomo della Danimarca, un alleato di lunga data degli Stati Uniti.

Copenaghen ha respinto le minacce di Trump, ma allo stesso tempo ha riconosciuto il diritto dell’isola all’indipendenza, qualora decidesse di esercitarlo. La Groenlandia ha ottenuto l’autonomia nel 1979 e si governa attraverso il proprio parlamento. Un trattato con gli Stati Uniti e una base militare americana danno a Washington voce in capitolo sulla difesa del territorio. I groenlandesi hanno votato a stragrande maggioranza a favore dell’autogoverno in un referendum del 2009, che ha anche stabilito un percorso verso l’indipendenza qualora la popolazione dell’isola lo sostenesse. In base ai termini di quel referendum, la Danimarca rimane responsabile della difesa e degli affari esteri della Groenlandia, mentre il governo locale gestisce le altre questioni.

Groenlandia, isola di minerali e ghiacciai, emblema del cambiamento climatico

La Groenlandia, l’isola più grande del mondo, è per l’80% situata sopra il Circolo polare artico e ghiacciata, è abitata da circa 56mila persone, per lo più Inuit, e si trova più vicina a Washington che a Copenaghen. Il cambiamento climatico sta assottigliando il ghiaccio, prospettando l’apertura di un passaggio a Nord Ovest per il commercio internazionale e riaccendendo la competizione con Russia, Cina e altri paesi per l’accesso alle risorse minerarie della regione.

Elezioni in Groenlandia - photogallery del paese
Elezioni in Groenlandia – photogallery del paese

Grazie alla sua posizione, al largo della costa nord-orientale del Canada, l’isola è stata considerata un punto chiave per la difesa del Nord America sin dalla Seconda guerra mondiale, quando gli Usa la occuparono per impedirne la caduta nelle mani della Germania e per proteggere le rotte di navigazione dell’Atlantico settentrionale. Gli Stati Uniti hanno mantenuto basi militari in Groenlandia dalla fine della guerra. Inoltre, l’isola sorveglia parte del cosiddetto varco GIUK (Groenlandia, Islanda, Regno Unito), dove la Nato monitora i movimenti navali russi nell’Atlantico settentrionale.

La Groenlandia si trova strategicamente lungo due potenziali rotte artiche, che potrebbero ridurre i tempi di navigazione tra l’Atlantico settentrionale e il Pacifico, evitando i ‘colli di bottiglia’ dei canali di Suez e di Panama. Il suo territorio possiede grandi giacimenti di terre rare, minerali essenziali per la produzione di computer, smartphone, batterie, tecnologie solari ed eoliche.

L’U.S.Geological Survey ha inoltre identificato possibili giacimenti offshore di petrolio e gas naturale. I groenlandesi sono interessati allo sviluppo delle risorse, ma hanno adottato rigide normative ambientali. Ci sono anche dubbi sulla fattibilità dell’estrazione mineraria, a causa del clima estremo della regione. Lo scioglimento della calotta glaciale sta, inoltre, rivelando la presenza di nuove risorse minerarie. Prospettive che attirano l’interesse di Trump, che alla vigilia delle elezioni è tornato a rimarcare che “gli Stati Uniti supportano fermamente il diritto del popolo della Groenlandia di determinare il proprio futuro. Continueremo a tenervi al sicuro come facciamo dai tempi della Seconda guerra mondiale. Siamo pronti a investire miliardi di dollari per creare nuovi posti di lavoro e rendervi ricchi. E, se lo vorrete, ad accogliervi nel più grande paese del mondo, gli Stati Uniti”. 

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