Continua la repressione del dissenso, 54 gli arresti per i post sui social media in favore dell'oppositore
Non si placano le proteste a Istanbul in Turchia dopo l’arresto del sindaco Ekrem Imamoglu, il principale oppositore del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Ieri, giovedì, per la seconda sera consecutiva in migliaia hanno protestato sotto il municipio della città, chiedendo alle forze di opposizione di unirsi contro le “ingiustizie” da parte del governo di Erdogan. Ma prosegue anche la repressione nei confronti del dissenso: secondo quanto reso noto dal ministro degli Interni turco, Ali Yerlikaya, su X, 54 persone sono state arrestate per “incitamento a commettere reati” tramite i social media in seguito all’arresto di Imamoglu. Il ministro ha detto che “chiamare il popolo nelle strade e nelle piazze è a dir poco irresponsabile“, invitando la popolazione a non farsi “ingannare dai provocatori”. Nelle manifestazioni, secondo il governo, sarebbero stati feriti 16 agenti di polizia.
Erdogan: “Il Paese non si arrenderà al terrorismo di strada”
E oggi, venerdì, commentando le proteste, Erdogan ha detto che “la Turchia non si arrenderà al terrorismo di strada”. Ha aggiunto: “Stiamo assistendo al fatto che si vuole agitare le nostre strade con il pretesto di un’operazione di corruzione a Istanbul, non tollereremo che un manipolo di incompetenti tenti di turbare la pace della nostra nazione, di provocare il nostro popolo, di terrorizzare e disturbare la Turchia solo per non turbare le proprie fortune, i propri interessi, i propri affitti e i propri piani di saccheggio”, secondo quanto riporta Trt Haber. “Il CHP (il partito di Imamoglu, ndr) deve prendere le distanze non solo dai ladri che si sono impadroniti dei comuni, ma anche dalle organizzazioni terroristiche”, ha continuato, “nessuno può arrivare da nessuna parte in questo Paese attaccando la nostra polizia, minacciando i nostri giudici e procuratori, mettendo sotto pressione i tribunali, sfidando la democrazia e la volontà nazionale e ricorrendo a mezzi illegali, illegittimi, immorali e antidemocratici”.
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