Mosca sostiene i negoziati tra Washington e Teheran. Il monito di Trump: "Se dialogo fallisce l'Iran sarà in grande pericolo"

Il prossimo sabato si terranno “in Oman colloqui indiretti di alto livello” tra gli Stati Uniti e l’Iran sul programma nucleare. Se i colloqui diretti con l’Iran “non avranno successo”, allora “l’Iran sarà in grande pericolo, perché non può avere un’arma nucleare” ha dichiarato il presidente statunitense Donald Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca. Mosca sostiene i colloqui tra Washington e Teheran ed è a favore di una soluzione diplomatica.

Alla domanda se la Russia sostenga i colloqui, che si terranno sabato in Oman, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha risposto: “Certo, perché abbiamo ripetutamente detto che siamo favorevoli a risolvere il problema del dossier nucleare iraniano attraverso misure politiche e diplomatiche. Se è così, non possiamo che accoglierlo con favore”. 

Ministro Esteri Iran: “Accordo con Usa possibile, obiettivo è revoca sanzioni” 

“Il nostro obiettivo principale nei colloqui è naturalmente ripristinare i diritti delle persone e revocare le sanzioni e se l’altra parte ha una reale volontà, questo è realizzabile e non ha alcuna relazione con il metodo, diretto o indiretto“. È quanto ha affermato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, parlando alla televisione di stato iraniana dall’Algeria dei colloqui indiretti con gli Stati Uniti che si terranno sabato in Oman. “Per il momento, preferiamo la formula di colloqui indiretto. E non abbiamo intenzione di cambiarli in diretti”, ha aggiunto Araghchi.

“L’Iran ha scelto i colloqui indiretti per evitare pressioni e minacce americane e per evitare che Washington imponga la propria volontà su Teheran”, ha detto ancora Araghchi, “i colloqui indiretti possono garantire discussioni reali e fruttuose e Teheran si atterrà a questo quadro”. 

Netanyahu: “Con Teheran accordo tipo Libia su armi nucleari o opzione militare”

“Siamo d’accordo che l’Iran non avrà armi nucleari. Questo può essere fatto attraverso un accordo”. Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo l’incontro di ieri alla Casa Bianca con il presidente Usa Donald Trump. Netanyahu ha aggiunto che l’accordo sarebbe accettabile solo se fosse simile a quanto avvenuto con la Libia: “Entriamo, facciamo saltare in aria le strutture, smantelliamo tutte le attrezzature, sotto la supervisione e l’esecuzione americana. Questo è lo scenario ideale”. Lo riporta il Jerusalem Post. “La seconda opzione, che non vogliamo, è che si limitino a prolungare i negoziati e, in quel caso, l’opzione militare diventa l’unica scelta possibile”, ha proseguito Netanyahu in un video. “Il secondo problema di cui abbiamo parlato è Gaza. Siamo determinati a eliminare Hamas e a restituire tutti i nostri ostaggi”, ha detto ancora, “il terzo problema è la Turchia, che vuole stabilire basi militari in Siria, e questo è un pericolo per Israele. E il quarto problema sono i dazi“.

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