Sarà il secondo round di negoziati dopo quello in Oman. Rifugiati politici iraniani in Italia: "Trappola per prendere tempo e completare bomba"
Saranno a Roma questo sabato i prossimi colloqui tra Iran e Stati Uniti sul tema del programma nucleare iraniano. Si tratta del secondo round di negoziazioni, dopo il primo che si era tenuto sabato scorso in Oman: i colloqui hanno lo scopo di limitare l’arricchimento dell’uranio da parte di Teheran in cambio di un alleggerimento delle sanzioni statunitensi. “Abbiamo ricevuto la richiesta da parte delle parti interessate e da parte dell’Oman, che svolge un ruolo di mediatore, e abbiamo dato una risposta positiva. Siamo pronti ad accogliere, come sempre, incontri che possano essere portatori di risultati positivi, in questo caso sulla questione nucleare. Roma si conferma capitale di pace, di mediazione, non è prima volta che ci sono colloqui di questo tipo nel nostro Paese”, ha confermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Noi siamo disposti a fare tutto ciò che serve e continueremo a sostenere tutti i negoziati che possono portare a risolvere la questione del nucleare ma anche a costruire la pace”, ha proseguito il titolare della Farnesina. Rispondendo poi alla domanda su a che livello saranno i colloqui, Tajani ha detto: “Sta organizzando il governo dell’Oman, che svolgerà il ruolo di mediatore. Saranno loro a scegliere, parlando con iraniani e americani, chi saranno i protagonisti. Suppongo che ci saranno ministri, Kellogg, però tocca a loro, noi siamo Paese ospitante e per questo siamo lieti di poter favorire il dialogo”. Quanto alla domanda se ci saranno anche degli italiani al tavolo dei negoziati, Tajani ha risposto che “il negoziato è fra iraniani e americani“.
Trump: “Se necessario faremo qualcosa di duro”
In serata, il presidente americano Donald Trump è tornato a parlare del tema, dicendo che in caso di mancato raggiungimento dell’accordo, “se necessario, faremo qualcosa di duro“. Il leader Usa ha ribadito che la Repubblica islamica “non può avere l’arma nucleare”. L’Iran “può essere un grande Paese, a patto che non abbia un’arma nucleare“, ha detto.
Rifugiati politici iraniani: “Trappola di Teheran per completare bomba”
“Le trattative sono un inganno e una perdita di tempo a favore del completamento della bomba atomica. È una trappola iraniana“, ha commentato a LaPresse il presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani in Italia, Davood Karimi. “Il regime – aggiunge – ha dimostrato nei lunghi anni passati che salta da una trattativa all’altra solo per dare spazio al tempo necessario per la costruzione della bomba atomica. Spero che il mondo e in particolare l’America non cadano in questa ennesima trappola e non concedano ulteriori occasioni e tempo. Queste trattative servono esclusivamente a Teheran e alla fine porteranno a un vero conflitto, è necessario che intervenga il Consiglio di sicurezza dell’Onu per riattivare tutte le sanzioni sospese. Il regime di Teheran ha goduto abbondantemente della politica distruttiva di accondiscendenza. È ora di smetterla e di adottare una politica unanime di fermezza e di determinazione che potrà essere utile anche a evitare il conflitto“.
Kallas: “Coordinare colloqui con Usa e G7”
Del tema ha parlato anche l’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas, in conferenza stampa al termine del Consiglio Esteri a Lussemburgo. “Per quanto riguarda i colloqui sul nucleare, ovviamente, stiamo discutendo costantemente con i tre Paesi (Gran Bretagna, Germania e Francia, che hanno tenuto precedenti negoziati sul tema con Teheran, ndr) su quale potrebbe essere la posizione da prendere, perché la scadenza dello snapback si sta davvero avvicinando“, ha detto. Lo snapback è un meccanismo previsto dal JCPOA – l’accordo sul nucleare tra Onu e Iran del 2015 – che prevede di ripristinare automaticamente tutte le sanzioni internazionali contro l’Iran se quest’ultimo viola i termini dell’accordo e che scade l’8 ottobre 2025. “Ma dobbiamo discuterne anche con gli Stati Uniti, e lo abbiamo fatto anche alla riunione del G7, perché è importante avere un approccio davvero unificato a questo problema, perché nessuno vuole vedere l’Iran sviluppare un’arma nucleare e quindi stiamo concentrando i nostri sforzi su questo”, ha aggiunto Kallas. “Durante l’ultimo Consiglio Affari Esteri, abbiamo discusso a fondo sull’Iran e su come gli Stati membri vogliano realmente procedere con l’Iran, e quindi uno dei risultati è rappresentato dalle sanzioni che abbiamo imposto oggi all’Iran in merito alla presa in ostaggio di cittadini, anche europei, da parte dello Stato“, ha proseguito.
Ancora sanzioni contro persone ed entità Iran per violazione diritti
Nella giornata di oggi, lunedì, infatti, il Consiglio dell’Ue ha deciso di imporre misure restrittive nei confronti di altre sette persone e due entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in Iran, tra cui l’uso della magistratura come strumento di detenzione arbitraria. L’Unione Europea continua a essere profondamente preoccupata per la deplorevole pratica dell’Iran di detenere arbitrariamente cittadini UE con doppia o monocittadinanza per motivi pretestuosi, al fine di ottenere vantaggi politici, scrive il Consiglio. “Lo scorso anno si è registrato un drammatico aumento del numero di esecuzioni, anche di donne e persone appartenenti a minoranze etniche e religiose, nonché di un cittadino europeo. La libertà di opinione e di espressione, la libertà di religione o di credo, nonché la libertà di riunione, sono state sempre più limitate e sono state adottate misure minacciose contro difensori dei diritti umani, giornalisti e dissidenti politici”, spiega il Consiglio.
Chi è stato sanzionato
L’UE ha imposto sanzioni alla prigione centrale di Shiraz, situata nella provincia di Fars, e alla Prima Sezione del Tribunale Rivoluzionario di Shiraz. Inoltre, l’Ue sta imponendo misure restrittive nei confronti di membri della magistratura, tra cui Farzadi Hedayatollah, capo della prigione di Evin, e Mehdi Nemati, capo del Dipartimento di Protezione e Intelligence delle Prigioni di Fars. Le misure restrittive si applicano ora a un totale di 232 persone e 44 entità. Consistono nel congelamento dei beni, nel divieto di viaggio verso l’UE e nel divieto di mettere a disposizione fondi o risorse economiche alle persone elencate. È inoltre in vigore un divieto di esportazione verso l’Iran di attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna e di attrezzature per il monitoraggio delle telecomunicazioni. L’Unione Europea esprime il suo sostegno all’aspirazione fondamentale del popolo iraniano a un futuro in cui i suoi diritti umani universali e le sue libertà fondamentali siano rispettati, protetti e realizzati.
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