La società di sicurezza privata Ambrey ha affermato che il porto aveva ricevuto a marzo carburante per missili

Il bilancio delle vittime della violenta esplosione che ha scosso sabato il porto di Shahid Rajaei, vicino a Bandar Abbas, uno dei principali porti iraniani, è salito a 46 morti, secondo quanto riferito dalle autorità. A due giorni dall’esplosione iniziale le fiamme continuano a divampare sul luogo dell’incidente. Oltre 1.000 persone sono rimaste ferite nell’esplosione.

La società di sicurezza privata Ambrey ha affermato che il porto aveva ricevuto a marzo carburante per missili, come parte di una consegna con due navi di perclorato di ammonio dalla Cina all’Iran, segnalata per la prima volta a gennaio dal Financial Times. La sostanza chimica utilizzata per produrre propellente solido per razzi sarebbe stata utilizzata per rifornire le scorte di missili dell’Iran, esaurite dai suoi attacchi diretti contro Israele durante la guerra con Hamas nella Striscia di Gaza. L’esercito iraniano ha negato di aver ricevuto la spedizione di sostanze chimiche.

Le immagini dell’esplosione diffuse sui social hanno mostrato un fumo rossastro che si alza in cielo poco prima della detonazione. Ciò suggerisce che nell’esplosione sia coinvolto un composto chimico, come nell’esplosione del porto di Beirut del 2020. 

 

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