Medioriente, Usa frenano Israele: Washington punta a ottenere pause umanitarie

Il segretario di Stato Blinken in missione assieme al neo ambasciatore Jack Lew in arrivo in Israele

Mentre l’Idf annuncia il completamento dell’accerchiamento di Gaza City, il segretario di Stato Usa Antony Blinken, affiancato dal neo ambasciatore Jack Lew, parte per Israele, anticipando che l’obiettivo di Washington è ottenere da Benjamin Netanyahu una serie di “pause umanitarie”. Concetto ribadito anche dalla Casa Bianca, che attraverso il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha spiegato che le pause, “limitate e localizzate”, dovrebbero servire a facilitare il rilascio degli ostaggi (tra cui ancora diversi cittadini Usa), l’uscita degli stranieri dalla Striscia e l’ingresso degli aiuti umanitari. Nella serata di mercoledì era stato lo stesso Joe Biden a parlare della necessità di fermare temporaneamente i combattimenti “per fare uscire i prigionieri”.

Fuori da gaza 74 cittadini americani

E il presidente Usa giovedì ha salutato come una “buona notizia” l’uscita da Gaza di altri 74 cittadini Usa con doppio passaporto. E’ di giovedì, invece, la notizia che 55 camion di aiuti umanitari hanno fatto ingresso nella Striscia. “Ma ne servono di più”, ha detto la Casa Bianca. L’Amministrazione, pur confermando il sostegno politico e militare a Israele, negli ultimi giorni ha accelerato le pressioni per mitigare, per quanto possibile, l’impatto del conflitto sulla popolazione civile. “Vediamo che Israele sta facendo sforzi per minimizzare il numero di vittime civili a Gaza”, ha detto ancora Kirby, mentre le piazze arabe – e anche molte piazze occidentali – si infiammano per le immagini che giungono dalla Striscia.

Un cessate il fuoco generale “favorirebbe Hamas”

E tuttavia Washington ribadisce che un cessate il fuoco generalizzato finirebbe per “favorire Hamas“. Allo stesso tempo, nonostante i continui attacchi contro Israele dal Libano da parte di Hezbollah, la Casa Bianca ha riferito che “non ci sono indicazioni” che il gruppo sciita, alleato di Teheran, intenda entrare con “piena forza” nel conflitto. Un segnale che la deterrenza Usa, che nella regione ha inviato due portaerei, con i relativi gruppi di attacco, sta per il momento scoraggiando un’escalation generalizzata della crisi in tutta la regione.

Le rivelazioni del Wsj: “Washington lavora al dopo Hamas”

Nel frattempo, si ragiona sul dopo-Hamas, nella convinzione che le forze di Israele raggiungeranno il loro obiettivo dichiarato di eliminare la “minaccia esistenziale” costituita dal gruppo terroristico. Secondo rivelazioni del Wall Street Journal, il segretario di Stato Blinken e i suoi vice sono impegnati in una serie di discussioni con vari interlocutori nei Paesi arabi della regione. Si pensa al futuro governo di Gaza, anche se è troppo presto, hanno spiegato le fonti del Wsj, per mettere a punto i dettagli di un piano che non ha ancora l’appoggio ufficiale dell’Amministrazione Usa. Tra le ipotesi l’invio iniziale di una forza multinazionale, formata da contingenti arabi, che assuma il controllo della Striscia non appena terminati i combattimenti. Smentita invece l’ipotesi di un esodo forzato di massa da Gaza, per fare insediare i civili in una serie di campi allestiti in territorio egiziano. “Non è la nostra politica”, ha affermato la Casa Bianca, dopo che sui media internazionali erano comparsi dei piani in questo senso discussi dalla leadership israeliana.