Ricercatori europei e italiani hanno infatti ottenuto una quantità di energia record da reazioni di fusione

 Replicare ciò che avviene in una stella, e ricavarne energia. E’ il processo alla base della fusione nucleare. Quella che per molti è ritenuta l’energia del futuro. E, grazie alla ricerca (anche italiana), ha messo a segno in un impianto del Regno Unito un risultato storico, e aprendo di fatto la strada a un futuro, per alcuni più vicino, dell’avvio della produzione.

 Ricercatori europei e italiani hanno infatti ottenuto una quantità di energia record da reazioni di fusione: “EUROfusion ha conseguito una quantità di energia prodotta da fusione” di “59 megajoules contro il precedente primato di 21,7”. Si tratta – spiegano gli scienziati – di “un risultato pienamente in linea con le previsioni teoriche e che conferma le motivazioni alla base del progetto ITER per garantire energia sicura, sostenibile e a bassa emissione di CO2”. In termini di resa, “a parità di quantità, la fusione genererà circa 4 milioni di volte più energia rispetto a quella prodotta bruciando carbone, petrolio o gas”.

 Il record è arrivato all’impianto europeo Jet (Joint european torus), il più grande e potente tokamak in funzione al mondo situato a Culham in Uk. Cofinanziato dalla commissione Europea, il consorzio EUROfusion vede la partecipazione di 4.800 esperti da tutta Europa. L’Enea coordina la partecipazione italiana, a cui contribuiscono 21 partner, tra università, enti di ricerca e industrie.

 “I risultati attestano il raggiungimento di un obiettivo estremamente importante – dice la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza parlando di ‘risultato chiave che dà forza a ITER e alla roadmap europea sulla fusione’ – la conferma che in una configurazione tokamak è possibile ottenere elettricità da fusione, e sono un passo cruciale verso la produzione in futuro di energia abbondante ed eco-sostenibile”. Secondo il presidente dell’Enea Gilberto Dialuce “il risultato ottenuto dal Jet conferma e rafforza il nostro impegno per il progetto Iter e per lo sviluppo dell’energia da fusione nell’ambito dello sforzo comune europeo”.

 Del resto quello che si è cercato di fare è copiare quanto avviene nelle stelle, come per esempio nel sole: la fusione è infatti il processo che le alimenta, e “promette nel lungo termine di essere una fonte di elettricità quasi illimitata, utilizzando piccole quantità di combustibile reperibili ovunque sulla Terra, da materie prime poco costose”. Quello che accade è l’unione, “fino a fondersi ad altissima temperatura”, di “nuclei di elementi leggeri come l’idrogeno, che si trasformano in elio, rilasciando una quantità enorme di energia sotto forma di calore”.

 L’esperimento a fusione Jet è in grado di generare plasmi che raggiungono temperature di 150 milioni di gradi Celsius, 10 volte la temperatura al centro del Sole, ed è “un banco di prova di importanza vitale per Iter, uno dei progetti di collaborazione più grandi della storia” (in corso di realizzazione a Cadarache, nel sud della Francia, sostenuto da Cina, Unione europea, India, Giappone, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti). Jet ha prodotto “complessivamente 59 megajoules di energia termica da fusione in un tempo di 5 secondi (la durata dell’esperimento). Durante questo esperimento, Jet ha raggiunto una potenza di fusione media (ovvero, energia prodotta per secondo) di circa 11 Megawatt (megajoule per secondo)”. “Per il progetto Iter – afferma Bernard Bigot, direttore generale di Iter – i risultati ottenuti su Jet sono un forte elemento di fiducia nel fatto che siamo sulla strada giusta nel percorso verso la dimostrazione della piena potenza di fusione”. E secondo Alessandro Dodaro, programme manager del Gruppo di ricerca italiano in ambito EUROfusion e direttore del dipartimento Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare di Enea, ora “il cammino che porterà alla fusione come fonte energetica si è fatto più breve”.

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