Italia eccellenza del riciclo dei rifiuti, e vicina ai target Ue al 2025 e al 2035. E’ il bilancio che emerge dal nuovo rapporto di Assoambiente ‘L’Italia che ricicla 2023’, presentato all’Associazione Civita questa mattina a Roma. Secondo l’analisi, per gli obiettivi Ue al 2025, manca il 3,6% sul riciclo dei rifiuti urbani. Mentre il nostro Paese è già al top per il riciclo degli imballaggi, con il 7,8% oltre il target al 2025. Bisogna invece mettere più “impegno” per lavorare al dimezzamento, di qui al 2035, dei rifiuti che vanno a finire in discarica (oggi al 20,1%).
Quest’anno Assoambiente lancia anche “‘un’Agenda di lavoro 2024-2025‘ per le istituzioni nazionali ed europee; un vero e proprio Manifesto programmatico dell’industria italiana del riciclo in 10 punti”, con l’obiettivo di “fornire un contributo decisivo alla transizione verso un’economia realmente circolare nell’uso delle risorse”. Il rapporto è promosso dalla sezione Unicircular di Assoambiente, l’associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare, smaltimento di rifiuti, e bonifiche.
“L’industria del riciclo italiana – afferma Assoambiente – si conferma leader in Europa ed è ormai vicina al raggiungimento degli obiettivi di recupero di materia fissati a livello Ue al 2025-2035″. L’Italia – si rileva nel rapporto – “si conferma” quindi “eccellenza europea nel settore del riciclo e nella produzione di nuovi materiali da rifiuti, pienamente in corsa per il raggiungimento degli obiettivi Ue al 2025 e al 2035: il riciclo dei rifiuti urbani ha raggiunto quota 51,4% (con l’obiettivo 2025 al 55%); il tasso di riciclo degli imballaggi il 72,8% (oltre il target del 65% al 2025); maggiore impegno servirà per dimezzare, di qui al 2035 la quota di rifiuti che oggi finiscono in discarica, il 20,1%”. L’Italia – viene spiegato – “di fatto rientra tra i 9 Stati membri Ue virtuosi nella gestione dei rifiuti; 18 (tra cui Francia, Spagna, Portogallo, Svezia) sono ancora lontani dai target. Ci sono poi 8 Stati che portano ancora in discarica più del 50% dei rifiuti urbani”.
In alcuni casi – viene spiegato da Assoambiente – “come per il riciclo degli imballaggi, questi sono già stati superati. Per un sistema economico davvero circolare nell’uso delle risorse, è necessario però seguire un’Agenda di lavoro nei prossimi due anni che ci consenta di compiere il definitivo salto di qualità”. Le proposte di Assoambiente c’è per esempio quella di un ‘Whatever it takes’ per i materiali riciclati: “I mercati di sbocco per queste materie devono essere sostenuti da adeguati strumenti economici e fiscali; su tutti, certificati del riciclo ed estensione del meccanismo dei certificati bianchi”. Ma c’è anche la proposta di “quote di riciclato nei prodotti: uno degli strumenti più efficaci per sostenere il collocamento sul mercato delle materie provenienti dal riciclo, è la prescrizione di quote minime di contenuto riciclato nei prodotti; accanto a questo strumento, è auspicabile un rafforzamento degli acquisti verdi della Pa (Green public procurement) e dei Criteri ambientali minimi (Cam)”.
Ma anche la necessità di “un’Iva agevolata per le materie ottenute dal riciclo”, di “recupero energetico complementare al riciclo”, di “iter autorizzativi più rapidi e certi”; così come “l’ecodesign, nuovi schemi di responsabilità del produttore, i decreti ‘End of waste’, il trasporto dei rifiuti” con “un raccordo” dei codici legato per i controlli doganali, e “maggiore chiarezza nell’impianto di regole disegnato da Arera”. Il rapporto ha ricevuto il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase), dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa).