L'impianto dell'azienda alimenta i mezzi della raccolta, ed è il primo progetto realizzato con i fondi del Pnrr
Il biometano prodotto dagli scarti dei rifiuti organici . E’ così che Contarina lancia l’innovativo impianto di compostaggio in grado di creare “un sistema perfettamente circolare“. Con la messa in funzione dell’impianto – ormai da oltre un mese – si è anche dato il via al primo progetto realizzato con fondi del Pnrr.
Contarina si occupa della gestione dei rifiuti ed eroga altri servizi ambientali in 49 Comuni della provincia di Treviso. L’azienda – a completa partecipazione pubblica – è attiva dal 1989 e oggi serve oltre mezzo milione di abitanti, in un’area dove la produzione di rifiuti indifferenziati pro-capite è stata ridotta arrivando a 40 kg per abitante all’anno, con una raccolta differenziata che sfiora il 90%.
“Siamo molto orgogliosi di aver dato vita a questo progetto – osserva Sergio Baldin, presidente di Contarina – concretizzando un modello di economia circolare unico che porta benefici all’intera comunità. Un impegno che mette al centro la sostenibilità e l’innovazione. Un vero sistema circolare che valorizza il rifiuto organico e permette di fare un passo in avanti verso la transizione energetica, riducendo le emissioni e favorendo la mobilità sostenibile. Confidiamo di essere un esempio anche per altre realtà, e che il nostro sia solo il primo impianto di questo tipo”.
L’impianto di compostaggio esistente è stato ampliato con una nuova sezione di digestione anaerobica dedicato quindi alla produzione di biometano in forma gassosa e liquida. Lo stabilimento – che viene alimentato dal trattamento di umido e vegetale raccolto porta a porta nei 49 Comuni del Bacino Priula – produrrà oltre 4,5 milioni di standard metri cubi (smc) di biometano all’anno. Dal punto di vista energetico sono pari a 3.380 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) all’anno.
Il biometano prodotto verrà immesso in rete o sarà liquefatto. Il biometano liquido sarà usato per alimentare i 226 mezzi che Contarina usa per la raccolta dei rifiuti (compreso l’organico da si produce il carburante green). Si tratta di un investimento di oltre 20 milioni di euro complessivi, di cui 19 finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. E soprattutto di “un vero e proprio sistema circolare, dove non ci sono scarti”.
I vantaggi ambientali dell’uso del biometano – viene spiegato – “sono evidenti: rispetto al gasolio per esempio il Gnl produce oltre il 20% in meno di emissioni di CO2eq (equivalente), minimizzando quelle di SO2 (biossido di zolfo) e di oltre il 95% in meno di PM10 (polveri sottili)”. Inoltre “il biometano è una fonte rinnovabile che può dare un grande contributo alla transizione energetica nel nostro Paese, per raggiungere l’obiettivo europeo di ridurre le emissioni di gas serra dell’80% entro il 2030“. In Italia il biometano ha “un notevole potenziale grazie alla disponibilità di diverse fonti di biomasse, può svolgere un ruolo chiave nella decarbonizzazione dei settori energetici e dei trasporti, diminuendo la dipendenza dall’estero e favorendo la circolarità dei processi”.
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