Due nuovi rapporti Ispra e Utilitalia, mancano impianti

In Italia cala la spazzatura e aumenta la raccolta differenziata, ma ancora mancano impianti in numero adeguato per il trattamento dei rifiuti. E’ il quadro incorniciato da due nuovi rapporti, il primo è quello sui Rifiuti urbani messo a punto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il secondo è quello dedicato al ‘Recupero energetico da rifiuti in Italia’ realizzato da Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, energia, ambiente).

La produzione di rifiuti in Italia – spiega l’Ispra – è in calo dell’1,8% nel 2022 rispetto all’anno precedente, mentre cresce la raccolta differenziata che supera il 65%. La produzione nazionale di rifiuti urbani nel 2022 – che arriva a 29,1 milioni di tonnellate – “non è allineata all’andamento del Pil e delle spese delle famiglie” in aumento del 3,7% e del 6,1%. I rifiuti invece diminuiscono in tutto il territorio. Anche se “nei 14 Comuni con popolazione residente al di sopra dei 200mila abitanti, tra 2021 e 2022, si registra un lieve incremento dello 0,4%“.

Pur mettendo in evidenza come nel Paese manchino gli impianti, Utilitalia fa presente che dai rifiuti arriva energia per 2,6 milioni di famiglie. Al momento infatti questa energia è garantita dai 188 impianti presenti sul territorio italiano, tra inceneritori e digestori anaerobici della frazione organica e dei fanghi di depurazione. Gli impianti italiani – 36 inceneritori e 152 di digestione anaerobica – “hanno prodotto circa 7 milioni di MWh (Megawattora) di energia” che riesce a soddisfare quindi “il fabbisogno di circa 2,6 milioni di famiglie“. Secondo Utilitalia però “servono nuovi impianti per ridurre lo smaltimento in discarica” che è al momento intorno al 18% mentre gli obiettivi europei pongono la soglia al 10% entro il 2035. L’Ispra segnala infatti che finisce in discarica il 17,8% dei rifiuti (5,2 milioni di tonnellate, -7,9% rispetto al 2021).

La raccolta differenziata nazionale – osserva l’Ispra che pubblica i dati sul sito del Catasto nazionale dei rifiuti (‘catasto-rifiuti.isprambiente.it’) – è oltre il 65%; in testa con più del 75% il Veneto e la Sardegna. Il 49,2% dei rifiuti urbani viene riciclato ma “resta ancora ampio” il divario “rispetto alla raccolta”. Per quanto riguarda gli imballaggi tutte le filiere merceologiche, a parte la plastica, hanno già raggiunto i target europei al 2025. Il totale degli impianti di gestione dei rifiuti urbani operativi nel 2022 sono 654; più della metà sono dedicati alla frazione organica. Il costo medio nazionale a testa all’anno di gestione dei rifiuti urbani è pari a 192,3 euro (era 194,5 euro nel 2021); al Centro la spesa più alta (228,3 euro ad abitante).

“La gestione dei rifiuti – osserva il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – è sia un tema di economia circolare che un elemento importante della transizione energetica. Non è solo un problema quantitativo ma soprattutto di distribuzione geografica. Senza impianti non si chiude il ciclo dei rifiuti e non si potranno raggiungere i target Ue“.

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