Per obiettivi decarbonizzazione accelerare transizione, cambiare passo e realizzare 12 GW impianti all'anno
Su rinnovabili, reti, accumuli e batterie ci si dovrà concentrare nei prossimi anni per accelerare la transizione energetica italiana. Con un nuovo Piano elettrico al 2030, Elettricità Futura pone così l’accento su quanto si possa fare nel nostro Paese, anche grazie a 300 miliardi di investimenti che le aziende sono disposte a mettere in campo, per arrivare agli obiettivi di decarbonizzazione.
Secondo l’Associazione del settore elettrico italiano (che rappresenta oltre il 70% del mercato) si tratta di un “Green tonic della transizione” che potrebbe portare da un lato a “un risparmio di 25 miliardi sulla bolletta elettrica nazionale rispetto al Piano nazionale integrato energia e clima” (Pniec) e dall’altro “alla creazione di 500mila nuovi posti lavoro“.
“Un po’ di ambizione in più nel Pniec si tradurrebbe in notevoli benefici aggiuntivi per il nostro Paese – osserva Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura – acceleriamo la transizione laddove è più facile farlo, il settore elettrico può ridurre gli sforzi di decarbonizzazione. A condizione di cambiare passo e realizzare 12 GW (Gigawatt) di impianti all’anno”.
Il Piano elettrico al 2030 – elaborato da Elettricità Futura in coerenza con il REPowerEU – ha l’obiettivo dell’84% di elettricità rinnovabile al 2030, rispetto all’attuale 45%. Per arrivare all’84% di rinnovabili nel mix elettrico – secondo il Piano al 2030 di Elettricità Futura – servono 143 GW di potenza totale rinnovabile installata in Italia al 2030. A fine 2023, in Italia erano installati 66 GW di potenza rinnovabile. Per raggiungere i 143 GW – tenendo conto che 8 GW degli attuali 66 GW diventeranno obsoleti – occorre installare nei prossimi 7 anni almeno 85 GW di nuova potenza rinnovabile e occorrerà anche realizzare 80 GWh (Gigawattora) di accumuli di grande taglia entro il 2030.
Tra le proposte di Elettricità Futura – spiega Re Rebaudengo – per evitare di trovare in ogni Regione una normativa diversa, “l’introduzione del ‘Provvedimento unico nazionale‘ per gli impianti che già oggi accedono alla Via nazionale, individuando nel ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica l’Autorità responsabile dell’intero procedimento autorizzativo”. Poi, oltre alla “necessità di riordinare il frammentato quadro normativo, di ridurre i tempi di rilascio” delle autorizzazioni, di arrivare a una soluzione per “il decreto Aree idonee“. Altri punti essenziali riguardano “semplificazioni, aste, Fer X, infrastrutture di rete, sistemi di accumulo“, con particolare attenzione “ad aggiornare le tariffe in modo che tengano davvero conto dell’aumento dei costi”.
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