Il presidente Agostino Re Rebaudengo ricorda come i target italiani non siano in linea con gli accordi europei
“L’attuale bozza di Pniec pone un obiettivo di decarbonizzazione del 40%“, che “è assolutamente insufficiente” e “non in linea” con gli accordi europei. Così il presidente di Elettricità Futura Agostino Re Rebaudengo parla dell’ultima versione del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), la bozza al 2023, nel corso dell’audizione alle commissioni riunite Attività produttive e Ambiente alla Camera dei deputati proprio nell’ambito della proposta di aggiornamento del Piano.
Secondo Re Rebaudengo il nostro Paese “non è in linea con gli obiettivi” concordati con l’Europa; per esempio con la sottoscrizione del Pnrr “l’Italia si è impegnata a decarbonizzare per almeno il 51% e, votando in modo favorevole il RepowerEU, ha condiviso un target del 60% di decarbonizzazione“.
Tra le proposte di Elettricità futura – da apportare in sede di aggiornamento del Pniec – l’aumento dei target di decarbonizzazione, l’incremento di impianti rinnovabili, e lavorare agli iter autorizzativi e ai permessi.
Al primo punto – prosegue Re Rebaudengo – la necessità “di alzare il target di riduzione delle emissioni dell’attuale Pniec“, incrementando il contributo del settore elettrico fino al 75% di produzione da rinnovabili.
Per farlo – rileva il presidente di Elettricità futura – e quindi “per raggiungere gli obiettivi, dovremmo realizzare almeno 12 GW (Gigawatt) di nuovi impianti rinnovabili all’anno” ed arrivare a 84 GW di nuova capacità rinnovabile al 2030. Ma – avverte – “nel 2022 abbiamo realizzato soltanto 3 GW, e nel 2023 ne abbiamo realizzati 6”.
Inoltre – conclude Re Rebaudengo – “sarebbe molto importante lavorare e mettere finalmente mano al permitting, cioè offrire la possibilità di costruire impianti di grande scala in Italia”.
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